Gli houthi colpiscono una nave, ci sono due morti

Micol Flammini

E' il primo attacco mortale, il gruppo ha rivendicato dicendo che le aggressioni si fermeranno con la fine della guerra a Gaza. Ma la solidarietà alla Striscia non c'entra, la destabilizzazione del Mar Rosso va oltre

La True Confidence è una nave che batte bandiera delle Barbados, ieri si trovava a circa cinquanta miglia a sud ovest del porto di Aden quando è stata colpita da missili sparati dagli houthi. Il gruppo ha rivendicato l’attacco, dimostrando di essere pronto ad alzare di giorno in giorno la pericolosità dei traffici nel Mar Rosso con aggressioni che paralizzano una rotta importante e trafficata. L’equipaggio della True Confidence ha abbandonato la nave a causa dell’incendio divampato dopo l’attacco, che è stato mortale: ci sono due morti, almeno sei feriti, alcuni gravemente ustionati, dispersi. Prima di essere colpito, il mercantile era stato raggiunto via radio da sedicenti militari yemeniti che annunciavano l’attacco, come era accaduto in precedenza con altre navi.  Spaventare prima di colpire è uno dei metodi usati dagli houthi che finora hanno aggredito decine di imbarcazioni, ma è la prima volta che ci sono dei morti. L’attacco è stato rivendicato da Yahya Saree, portavoce del gruppo, che con un messaggio preregistrato ha detto che l’operazione nel Mar Rosso si fermerà soltanto quando “l’assedio al popolo palestinese di Gaza sarà tolto”. I modi in cui gli houthi conducono gli attacchi, il loro arsenale costruito negli anni grazie alla collaborazione con l’Iran, indicano che il gruppo si preparava da tempo all’eventualità di attaccare le imbarcazioni nel Mar Rosso, prima del 7 ottobre, poi la guerra a Gaza ha fatto da cornice ideologica, ma la guerra degli houthi va oltre. I mercantili colpiti non sono strettamente legati a Israele o a chi lo sostiene, lunedì è stata colpita una portacontainer che appartiene a una compagnia con sede in Svizzera, passano indisturbate soltanto le navi cinesi, russe e iraniane e la coalizione dei paesi che in questo momento cerca di contrastare gli attacchi non è riuscita a fermare i miliziani sciiti. Ieri, ad assistere la True Confidence c’erano una nave da guerra americana e la marina indiana, le missioni nel Mar Rosso non sono abbastanza per   spaventare gli houthi che in questo momento sanno di avere il loro arsenale ben al sicuro, nascosto in un territorio prevalentemente montuoso che i bombardamenti degli americani e dei britannici non sono stati in grado di scalfire, sanno di essere ben allenati al combattimento dopo la guerra con i sauditi, sono capaci di contrastare anche attacchi dell’aviazione,  e puntano sul fatto che non soltanto l’Iran non li abbandonerà, ma anzi conta su di loro, su una determinazione e una capacità e volontà di nuocere che stanno superando per imprese i missili che Hezbollah lancia dal Libano contro Israele. 

I negoziati per una tregua tra Israele e Hamas ogni giorno sembrano più paralizzati, gli Stati Uniti ancora spingono per un cessate il fuoco nel periodo del Ramadan che consenta di liberare gli ostaggi e aumentare gli aiuti umanitari per la Striscia di Gaza. Il Ramadan però dai gruppi che combattono contro Israele e contro i suoi alleati non è visto come un periodo di pace, ma spesso viene associato a nuovi attacchi, nuova violenza: gli houthi nel Mar Rosso chiedono la fine della guerra a Gaza, ma in caso di tregua potrebbero non fermarsi, proprio perché il terrore sulle rotte commerciali è fatto di azioni quotidiane, costanti, di una destabilizzazione continua che da ieri è diventata mortale. La guerra a Gaza c’entra sempre meno, l’Iran ha dimostrato che la solidarietà a Hamas è qualcosa da centellinare, da usare all’occorrenza, gli attacchi degli houthi sono molto più interessanti e stanno trasformando il Mar Rosso in una rotta a tre: Teheran, Mosca e Pechino. 
 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)