Il caso
La lista dei "putiniani d'Italia" la cercavamo nel posto sbagliato
Jorit a Sochi con Putin e i visti in tempi record. Nel frattempo i tre parlamentari italiani Lia Quartapelle, Ivan Scalfarotto e Benedetto Della Vedova, sono da giorni in attesa che il consolato russo a Roma accetti o neghi loro il visto per entrare in Russia
Ci sono visti che il consolato russo in Italia consegna in tempi record, e altri passaporti di fatto restano nei cassetti “in lavorazione” fino a data da destinarsi. C’è chi può entrare in Russia con facilità, e chi resta appeso a una comunicazione che non arriva mai – per esempio i tre parlamentari italiani Lia Quartapelle, Ivan Scalfarotto e Benedetto Della Vedova, da giorni in attesa che il consolato russo a Roma accetti o neghi loro il visto per entrare in Russia. E viene il sospetto, allora, che la lista dei “putiniani d’Italia” la stavamo cercando nel posto sbagliato.
Un esempio su tutti. Si sta parlando molto, perfino troppo in queste ore della presenza di Ciro Cirullo, meglio noto con il nome d’arte di Jorit, al Festival Mondiale della Gioventù di Sochi, ovvero “il più grande evento giovanile del mondo” che si tiene “per decreto del presidente russo Vladimir Putin”. Cirullo/Jorit è lì, e quando ieri sera Putin ha incontrato i giovani per la cerimonia di chiusura, gli hanno permesso perfino di partecipare alla sessione domande e risposte dal selezionatissimo pubblico. Quindi Cirullo si è alzato e ha fatto una domanda rivolgendosi direttamente a Putin, proprio come aveva fatto la ventiduenne Irene Cecchini due settimane fa a Mosca: “Volevo chiederle un favore, se è possibile fare una foto con lei, per mostrare all’Italia che lei è un essere umano come tutti e che la propaganda diffusa in giro è falsa”. E il presidente ha risposto con un messaggio simile a quello che aveva mandato due settimane fa: “La Russia e l’Italia sono unite dall’amore per l’arte e dal desiderio di libertà”.
Il primo punto da sottolineare, qui, è l’offensiva mediatica – sebbene un po’ maldestra – nella propaganda russa in Italia, che cerca di attirare i giovani con una mistificazione della realtà: ieri sera Putin ha detto alla platea di invitati di voler “creare condizioni di libertà, creatività e amicizia che vi permettessero di comunicare tra di voi, trovare nuovi amici e forse partner per i vostri progetti futuri. Spero che ci siamo riusciti”. E lo ha fatto più o meno nelle stesse ore in cui a settecento chilometri a nord-ovest da Sochi, la Russia portava avanti un attacco missilistico contro la città di Odessa, dov’era in corso la visita congiunta del presidente ucraino Volodymyr Zelensky e del premier greco Kyriakos Mitsotakis, che secondo il bilancio preliminare ha fatto cinque morti. Uno dei missili è caduto a cinquecento metri dal convoglio di Zelensky e Mitsotakis.
Classe 1990, di Napoli, Cirullo non è nuovo a iniziative apologetiche nei confronti di Putin e in difesa della Russia. A metà luglio dello scorso anno riuscì a disegnare un murales nella città occupata di Mariupol. E riuscì pure a beneficiare dei soldi pubblici stanziati, per esempio, dal comune di Napoli e dalla Regione Campania per le sue opere, come ha scritto FanPage. Poi Sanremo, i selfie con gli influencer della musica, e ora di nuovo in Russia. Cirullo/Jorit è accompagnato da Ornella Muti, molto popolare in Russia e a cui il napoletano ha dedicato un murales su un palazzo di Sochi. Muti e la figlia Naike Rivelli sono state invitate al forum della Gioventù di Putin. Rivelli però su Instagram scrive: “Non siamo venute per ragioni politiche. Siamo venute per sostenere le donne e i nostri fans, mamma lo fa dai tempi del comunismo”.
E quindi bisogna arrivare al secondo punto. Forse la fake news della lista dei “putiniani d’Italia” di Zelensky che circolava la scorsa settimana esiste davvero, ma andava cercata all’ambasciata russa. E’ la lista degli amici, quelli che ottengono il visto nel giro di tre giorni, del resto l’ha fatto sapere il portavoce: “L’ambasciata russa è lieta di aprire le sue porte a tutti i parlamentari e ai cittadini italiani, a condizione che” – ed è la parte più importante – “a condizione che siano disposti a un dialogo paritetico”. La condizione la conoscono bene pure i politici, ex parlamentari, militanti dell’estrema destra italiana che la scorsa settimana hanno partecipato a Mosca al convegno del Movimento nazionale filorusso (ne scrive La Stampa). I parlamentari italiani che volevano andare al funerale di Navalny, evidentemente non essendo nella “lista”, non avevano alcuna speranza.