Su Superbonus e superdeficit Bruxelles mette la testa sotto la sabbia
Il deficit lo scorso anno è stato del 7,2 per cento del pil, circa due punti sopra il 5,3 per cento previsto dal governo e dalla stessa Commissione pochi mesi fa. Nonostante la spesa pubblica per il bonus voluto dal governo gialloverde sia fuori controllo niente nella risposta ufficiale lascia trasparire preoccupazione
Bruxelles. Di fronte a un deficit dell’Italia nel 2023 superiore di quasi due punti percentuali rispetto alle previsioni e ai rischi corrispondenti per i conti pubblici nel 2024, anche la Commissione Ue ha scelto di mettere la testa sotto la sabbia. “La Commissione è consapevole dei dati pubblicati dall’Istat”, ha detto al Foglio un portavoce dell’esecutivo comunitario: “I dati pubblicati da Istat saranno convalidati da Eurostat verso la fine di aprile”. Niente più, o quasi. Eppure i numeri sono impressionanti: il deficit lo scorso anno è stato del 7,2 per cento del pil, circa due punti sopra il 5,3 per cento previsto dal governo e dalla stessa Commissione pochi mesi fa. “Le previsioni d’autunno della Commissione erano state pubblicate il 15 novembre del 2023” sulla base “degli ultimi dati disponibili prima del 30 ottobre e anche tenendo conto del Documento programmatico di bilancio”, ha detto la portavoce. Sembra un modo burocratico per cercare di giustificarsi per il divario enorme tra la stima dell’autunno e i dati della primavera sul deficit. Niente nella risposta ufficiale lascia trasparire preoccupazione.
Eppure il livello di disavanzo e le ragioni addotte in un breve comunicato dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, dovrebbero far scattare tutti i campanelli d’allarme a Bruxelles. La spesa pubblica per il Superbonus è fuori controllo (oltre 40 miliardi in più). Nessuno sa con chiarezza se lo stesso accadrà nell’anno in corso, né se ci sono altri capitoli del bilancio che hanno avuto un’impennata. Nel giudizio espresso lo scorso novembre sul Documento programmatico di bilancio, la Commissione aveva già sottolineato che per il 2024 l’Italia è considerata “non essere pienamente in linea” con le regole fiscali dell’Ue a causa degli effetti del Superbonus sull’aumento della spesa primaria del 2023. La Commissione aveva invitato il governo di Giorgia Meloni a “essere pronto ad adottare le misure necessarie nel contesto della procedura di bilancio nazionale per garantire che nel 2024 la politica di bilancio sia in linea”. E’ la frase chiave con cui evocare una manovra correttiva in caso di inaspettata sbandata dei conti. Ma di questi tempi anche a Bruxelles la politica prevale sulle regole. La linea di von der Leyen è di non disturbare i leader nazionali (Giorgia Meloni compresa) che devono confermarla per un secondo mandato e di rinviare ogni messaggio negativo a dopo le elezioni europee.
La Commissione avrebbe una ragione in più per intervenire, anche se con delicatezza. Le vecchie regole del Patto di stabilità e crescita sono tornate in vigore per la prima volta dalla pandemia. Quelle nuove, che saranno definitivamente adottate ad aprile, non cambiano a sufficienza i parametri numerici per permettersi di non guardare all’esplosione del deficit dell’Italia. Ma il calendario della Commissione è stato studiato per evitare ogni polemica. Quest’anno il pacchetto economico di primavera non arriverà a maggio, come d’abitudine. L’appuntamento con il giudizio sul Documento di economia e finanza (Def), le eventuali richieste di manovre correttive e le decisioni sulla procedura per deficit eccessivo (per l’Italia è una certezza) sono calendarizzate quasi in estate: subito dopo le elezioni europee del 9 giugno. Von der Leyen non vuole conflitti con i governi, né dare argomenti contro l’Ue ai partiti anti-europeisti. Senza la pressione dei mercati, la Commissione non considera urgente di intervenire. Nel caso dell’Italia e del Superbonus, l’esecutivo comunitario incrocia le dita aggrappandosi alle speranze di Giorgetti: un impatto concentrato sul 2023 perché lo stock dei crediti non esigibili si è esaurito (Eurostat dovrebbe esprimersi entro la metà dell’anno). In caso contrario, l’impatto del Superbonus andrebbe spalmato sul 2024 e gli anni successivi e saranno guai in termini di manovre correttive e riduzione della spesa. “Gli scambi tra Istat ed Eurostat dovrebbero avvenire nel contesto del consueto processo di convalida dei dati”, ha detto la portavoce della Commissione, nascondendosi dietro ai processi burocratici.
Altri paesi hanno scelto di non aspettare. In un’intervista al Monde, il ministro francese delle Finanze, Bruno Le Maire, ha annunciato 10 miliardi di tagli aggiuntivi quest’anno come “freno d’emergenza” per il deficit che esplode. “A causa della perdita di entrate fiscali nel 2023, saremo significativamente al di là del 4,9 per cento”, ha detto Le Maire. Un’altra manovra correttiva potrebbe arrivare in estate, mentre per il 2025 la Francia prevede già 12 miliardi di tagli.
L'editoriale dell'elefantino