Cartelloni di Joe Biden in veste di Dark Barandon - foto via Getty Images

La stretegia di Joe

Il piano B di Biden è Biden. Cinque indicazioni importanti sulla campagna elettorale

Marco Bardazzi

Chi è Dark Brandon, l'alter ego dell'inquilino della Casa Bianca, nato per scherzo in rete e diventato ormai un simbolo

Joe Biden l’altra sera non è andato in Congresso a pronunciare il discorso sullo Stato dell’Unione. O meglio, non è andato il Biden che si era visto negli ultimi tempi: fragile, stanco, sempre pronto a fare gaffe. Al suo posto è invece comparso Dark Brandon, l’avatar di Biden nato per scherzo sulla rete e diventato ormai il simbolo della campagna elettorale del presidente: un Biden cattivo che sotto i Ray-Ban sfodera occhi al laser e compare come immagine ufficiale dei profili social del quartier generale di Biden-Harris 2024, incluso quello appena inaugurato su Tik Tok.

 

 Immagine del profilo tiktok di Biden e Harris per la campagna elettorale

 

La trasformazione è stata studiata a lungo dagli strateghi del presidente, alla ricerca di una nuova linea d’attacco per prendere di petto Donald Trump e affrontarlo con durezza e un pizzico di cattiveria. Si vedrà nei prossimi giorni se basterà a rianimare i sondaggi che vedono da mesi Biden in caduta libera. Sicuramente da oggi la corsa alla Casa Bianca è cambiata: da ora a novembre vedremo una competizione sporca, di un’asprezza impensabile in passato negli Stati Uniti. Non sarà un bello spettacolo, ma forse è l’unica strada per i democratici per cercare di sconfiggere di nuovo Trump.

 

 

Il discorso del presidente offre cinque indicazioni importanti per la campagna elettorale. La prima è che il piano B di Biden si chiama Biden. L’atto di forza messo in scena in Congresso cerca di spazzare via le ipotesi di una sostituzione in corsa del candidato democratico con una figura più giovane del suo partito. Per spiazzare chi lo ritiene incapace di vincere a 81 anni, Biden non ha solo tenuto la scena con vigore per 68 minuti, a tratti urlando nel pronunciare un discorso che nella versione scritta aveva ben ottanta punti esclamativi. Il presidente ha attaccato a testa bassa Trump tredici volte senza mai nominarlo (“il mio predecessore”), in uno show elettorale mai visto prima in un momento solenne come lo Stato dell’Unione. Non contento, quando il discorso è finito è rimasto per oltre mezz’ora in aula a stringere mani e a mostrarsi – soprattutto con i suoi – il commander in chief che pretende il sostegno di tutti i democratici. Solo quando gli addetti all’aula hanno cominciato ad abbassare le luci, Biden si è deciso a lasciare il Congresso per tornare alla Casa Bianca. Una dimostrazione di forza e autorevolezza affidata anche al body language. Tutti i media americani, compresi i più critici, gli hanno riconosciuto di aver avuto una serata straordinaria. Vedremo cosa ne pensano gli elettori.

 

 

La seconda indicazione riguarda l’immigrazione, il tema che i repubblicani cavalcano di più. Biden ha cercato di strapparla dalle mani del partito di Trump, accusando gli avversari di essere i responsabili della crisi al confine con il Messico. Il piano che avevamo concordato insieme – è il senso del messaggio – è il più forte che si può mettere in campo, ma non lo state votando perché siete codardi e avete paura di Trump. Sarà una linea che ora verrà ripetuta nei comizi e negli spot televisivi.
 

Se sull’immigrazione i democratici cercano di passare dalla difesa all’attacco, è su aborto e fecondazione in vitro che intendono costruire il loro cavallo di battaglia. Biden ha attaccato i giudici della Corte Suprema che sedevano in prima fila per aver abolito  Roe vs Wade, la sentenza che sanciva il diritto costituzionale all’interruzione di gravidanza. Ha promesso di ripristinarla a livello nazionale (ma non si sa come) e di proteggere nel frattempo il diritto alla fecondazione in vitro, messo in discussione da una sentenza dell’Alabama che ha messo in difficoltà gli stessi repubblicani, che già sull’aborto sono da due anni sulla difensiva.
 

L’economia è il quarto spunto importante che emerge dal discorso. Accantonata la retorica della “Bidenomics” che non ha funzionato, il presidente non si è limitato a elencare i successi di questi anni – che gli americani non gli riconoscono – ma ha cominciato a proporre nuove idee. Tra queste, un credito fiscale di 400 dollari al mese per chi compra la casa, aiuti per gli studenti, un rafforzamento del Welfare e un aumento delle tasse a carico delle grandi corporation. All’indomani del discorso, i nuovi dati sulla creazione dei posti di lavoro gli hanno dato una mano, superando le aspettative.
 

La quinta e ultima lezione della notte in Congresso è il tentativo di creare una contronarrazione sull’età. Biden ha cominciato a definire sé stesso e Trump come coetanei e a rivendicare i meriti di chi fa politica da una vita, insistendo sul valore dell’esperienza. Una mossa che aveva già portato fortuna a Ronald Reagan quando lo definivano troppo anziano per un secondo mandato. La parola ora passa ai sondaggi.

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