nel regno unito
Londra nei weekend di protesta per Gaza è "vietata agli ebrei". L'allarme dello zar contro l'estremismo
Secondo il consigliere indipendente del ministero dell’Interno Robin Simcox, le proteste filo palestinesi stanno trasformando la capitale inglese in una "zona libera da Israele"
Nel 2014 George Galloway dichiarò Bradford, dove aveva vinto le elezioni, “zona libera da Israele”. Il deputato di Respect disse che i turisti israeliani non erano i benvenuti a Bradford: “Abbiamo dichiarato Bradford una zona libera da Israele. Non vogliamo nessun bene israeliano, non vogliamo nessun servizio israeliano, non vogliamo nessun accademico israeliano, non vogliamo nessun turista israeliano”. Ora che Galloway, vincitore nel seggio di Rochdale, torna a Westminster, a Londra lo segue quello spirito malefico. Le proteste filo palestinesi stanno trasformando Londra in “una zona vietata agli ebrei”, ha denunciato lo zar dell’antiestremismo, Robin Simcox, consigliere indipendente del ministero dell’Interno, che ha avvertito: “Diventeremo uno stato autoritario se sarà consentito a Londra di trasformarsi in zona interdetta agli ebrei”. Anche Suella Braverman, l’ex ministro dell’Interno, ha fatto appello a un linguaggio simile a Simcox: “Parti di Londra sono diventate zone interdette agli ebrei, ciò è totalmente inaccettabile. Abbiamo visto l’antisemitismo salire alle stelle”. Una paura confessata anche dal deputato conservatore Lord Wolfson, che alla Camera dei Lord ha detto di essere più preoccupato per la sicurezza di sua figlia che indossa una stella di David nella metropolitana di Londra che per la sicurezza di suo figlio, che serve nell’esercito israeliano. Provocazione, ma per molti è cronaca londinese.
Poi Wolfson ha rivelato: “Le società ebraiche universitarie non rendono più pubblico il luogo in cui si riuniscono. Il discorso viene distribuito poco prima dell’incontro. Questo non è un gruppo clandestino nella Russia sovietica, ma una società ebraica in questo paese nel 2024”. Tre persone sono state aggredite a Leicester Square, una delle piazze dello shopping londinese, dopo essere state sentite “parlare ebraico”. “Ci hanno sentito parlare e hanno detto: ‘Sei ebreo?’”, ha detto Tehilla, che vive a Londra da quando aveva 13 anni. “Ho detto ‘sì, sono ebrea’, e poi hanno iniziato a cantare ‘Palestina libera’, e ‘dannati ebrei’. In 15-20 hanno iniziato ad attaccarci fisicamente”. Intanto un video di “morte agli ebrei” arrivava da un altro angolo della capitale inglese, le scuole ebraiche di Londra dispensavano gli allievi dal portare la divisa perché li identificava come ebrei e le case ebraiche toglievano le mezuzah.
Due sere fa, all’attrice ebrea Tracy-Ann Oberman la polizia consigliava di non lasciare un teatro londinese dopo uno spettacolo in cui interpretava il ruolo principale, a causa delle manifestazioni filo palestinesi nella zona. Nelle stesse ore, nella metropolitana di Londra, un ebreo con la kippah veniva aggredito al grido di “la tua religione uccide”. Intanto un ebreo ortodosso veniva pugnalato quasi a morte a Zurigo al grido di “Allahu akbar” e un ebreo veniva picchiato fuori da una sinagoga a Parigi. Sulla Bild ai primi di febbraio, il leader degli ebrei tedeschi Josef Schuster aveva avvertito che ci sono “zone interdette agli ebrei” in Germania. “Uno sviluppo che non mi aspettavo cinque anni fa ed è allarmante”. Pochi se le aspettavano, le zone vietate agli ebrei in Germania e figuriamoci a Londra. Ma anche se è marzo, i frutti della “diversità multiculturale” in Europa stanno maturando un po’ prima del previsto.