gettyimages

A Bruxelles

Quanto è largo in Europa il partito degli “amici di Putin”

David Carretta

Come Vox in Spagna, Chega è riuscito a disfare il tradizionale sistema bipartitico. Ora le proiezioni sulle elezioni europee  annunciano un risultato storico per i partiti di estrema destra: Identità e democrazia potrebbe diventare il terzo partito al Parlamento europeo

Il successo di Chega alle elezioni legislative in Portogallo, dove il partito di estrema destra di André Ventura è arrivato al terzo posto con il 18 per cento, conferma la progressione senza precedenti degli “amici di Putin” in tutta l’Unione europea. Come Vox in Spagna, Chega è riuscito a disfare il tradizionale sistema bipartitico e a rendere il paese più difficile da governare. Se si allarga la prospettiva a tutta Europa il quadro appare ancora peggiore.

 

Il leader islamofobo e antieuropeo Geert Wilders ha vinto le elezioni legislative nei Paesi Bassi a novembre e sta sfruttando le difficoltà nella formazione del governo per continuare a crescere nei sondaggi. Nelle elezioni legislative in Belgio a giugno, l’estrema destra fiamminga del Vlaams Belang dovrebbe diventare il primo partito regionale e nazionale. I sondaggi in Austria, dove si voterà in autunno, l’estrema destra della Fpö è in testa, vicina al 30 per cento. L’estrema destra è al governo in Finlandia e sostiene il governo in Svezia. Le proiezioni sulle elezioni europee del 9 giugno annunciano un risultato storico per i partiti di estrema destra. Identità e democrazia – il gruppo Id di cui fanno parte gli italiani della Lega, i francesi del Rassemblement National, i tedeschi di Alternative für Deutschland, gli olandesi del Partito per la libertà di Wilders, i portoghesi di Chega, gli austriaci della Fpo, i fiamminghi del Vlaams Belang, gli estoni di Ekre – potrebbe diventare il terzo gruppo al Parlamento europeo. Nei sondaggi nazionali questi partiti si collocano tra il primo e il secondo posto. L’Italia è un’eccezione: il momento di Matteo Salvini si è esaurito con il 34 per cento nel 2019. Altri “amici di Putin” si nascondono nel gruppo sovranista dei Conservatori e riformisti europei – l’Ecr guidato da Fratelli d’Italia e dai polacchi del PiS – che contende il terzo posto a Identità e democrazia.

 

“Amici di Putin” è un’espressione sempre più utilizzata da Ursula von der Leyen per fissare la linea rossa che non intende oltrepassare se sarà confermata presidente della Commissione: nessuna collaborazione con chi sostiene (o si fa sostenere) dalla Russia in guerra con l’Ucraina e con chi fa compromessi con i principi della democrazia e dello stato di diritto. Von der Leyen è stata molto esplicita sulla sua volontà di proseguire con il cordone sanitario per escludere Id. Sull’Ecr la linea rossa è più confusa, perché von der Leyen pensa di poter cooperare con quelli che considera come sovranisti pragmatici, a partire da Giorgia Meloni. I partiti della destra sovranista e dell’estrema destra hanno posizioni divergenti su temi fondamentali per l’Ue come la politica fiscale, il mercato interno o la politica commerciale. In alcuni casi ci sono antichi rancori nazionalisti che fanno esplodere conflitti irrisolvibili. Le diverse strategie – la normalizzazione di Marine Le Pen contro la radicalizzazione di Afd – creano tensioni. Ma estrema destra e destra sovranista sfruttano tutti lo scontento sociale e le paure degli elettori. Sono accomunati dalla volontà di compromettere l’attuale funzionamento dell’Ue. Sono atlantisti, ma a condizione che a guidare gli Stati Uniti sia Donald Trump. Fanno causa comune con Putin, che ha fornito a molti di questi partiti sostegno finanziario, di propaganda o di disinformazione.

 

Il sentimento di fatica della guerra, che il Cremlino alimenta in ogni modo, si trasforma in intenzioni voti. Il Rassemblement national in Francia è al 30 per cento, AfD in Germania al 20 per cento. Tuttavia, malgrado i sondaggi positivi, l’impatto sul Parlamento europeo sarà limitato. Id ed Ecr, anche insieme, avranno al massimo circa il 25 per cento dei deputati. Non è abbastanza per formare una maggioranza. Anche se renderanno il processo legislativo più complicato, potrebbero spingere gli europeisti – Ppe, Pse, Renew e Verdi – a lavorare insieme per salvare l’Ue. Ma oltre al Parlamento europeo c’è il Consiglio, l’istituzione dove siedono i governi dei ventisette. I governi diretti o influenzati dagli “amici di Putin”, l’avanzata dell’estrema destra nelle urne e la frammentazione politica nazionale si fanno già sentire al Consiglio. La prossima legislatura sarà esistenziale per l’Ue per molte ragioni. C’è la guerra della Russia contro l’Ucraina. C’è il prossimo grande allargamento. C’è da adottare il bilancio 2028-35 dell’Ue. C’è da decidere se riaprire il cantiere del trattato. Ciascuna di queste decisioni dovrà essere presa all’unanimità. Il premier ungherese, Viktor Orbán, ha già dimostrato la capacità di nuocere di un “amico di Putin” con il diritto di veto.