L'Italia in Russia

Da Pupo a Jorit, la guerra ibrida di Putin si contrasta pure con l'ironia 

Giulia Pompili

Come ci si comporta di fronte alle notizie come quelle che hanno coinvolto lo street artist e il cantante? Parlano gli esperti

Adesso tocca a Pupo, che parte per Mosca per dare “il suo contributo alla pace”. Ma qualche giorno prima c’era stata anche la visita a Sochi di Ornella Muti e dell’artista di strada Jorit, che aveva partecipato a una giornata della gioventù di Vladimir Putin e si era perfino fatto un selfie con il presidente della Federazione russa. A fine febbraio erano finite su tutti i giornali le dichiarazioni della studentessa piacentina Irene Cecchini, che a un incontro pubblico con Putin all’Istituto di studi internazionali di Mosca si era detta innamorata della Russia. In quell’occasione, la domanda della ragazza italiana aveva permesso al leader di pronunciare una frase non scontata, e particolarmente rilanciata dalle agenzie di stampa russe: “L’Italia ci è sempre stata vicina, ricordo come ero accolto lì, mi sono sempre sentito a casa”. Possono sembrare visite innocue e financo legittime – di certo non è un reato se un cantante italiano fa un concerto a Mosca o se una ragazza italiana si dice “innamorata della Russia” e della sua cultura. Ma a sentire chi studia tutti i giorni le operazioni di guerra ibrida da parte dei regimi autoritari, l’uso strumentale di questi italiani – consapevoli o no – da parte della Russia sembra evidente: “Queste attività sono una campagna di propaganda”, spiega al Foglio Andrew R. Novo, senior fellow del programma transatlantico di Sicurezza e Difesa del Cepa. “Sono progettate per migliorare l’atteggiamento degli italiani nei confronti della Russia, cambiando il focus dell’attenzione e creando una narrazione diversa”.

 

 

 

 

In questo momento, le interazioni tra la Russia e le nazioni europee avvengono attraverso la lente della guerra in Ucraina: “Questa è la notizia principale e la narrazione principale è quella dell’aggressione russa contro l’Ucraina e il nostro sistema internazionale più in generale. Generare storie sulle strette relazioni tra Russia e Italia, su aneddoti ‘popolari’ con Putin o su come gli italiani si divertono a vivere e lavorare in Russia sposta l’attenzione e migliora la percezione della Russia in Italia. Si tratta di cinica propaganda e dello sfruttamento di un pubblico ingenuo o disinformato”. È d’accordo Jakub Kalenský, esperto di operazioni ibride russe e vicedirettore dell’Hybrid Influence COI che fa parte del Centro europeo di eccellenza per il contrasto alle minacce ibride di base a Helsinki, un istituto che lavora con Ue e Nato. Kalenský dice al Foglio: “Il Cremlino cerca regolarmente alleati, compagni di viaggio, agenti e utili idioti che lo aiutino a raggiungere i propri obiettivi. Uno dei suoi obiettivi a lungo termine, già dai tempi dell’Unione sovietica, è quello di ritrarre il regime di Mosca come non minaccioso, nascondendo la propria aggressività dietro a discorsi zuccherini e, idealmente, trovare attori locali che trasmettano il messaggio per loro con maggiore credibilità”, spiega Kalenský. Mosca è in cerca di personaggi che facciano “information laundering”, una specie di lavaggio delle informazioni, “offuscando la fonte delle loro bugie. Stanno cercando di nascondere la loro aggressività, che sia contro l’Ucraina, contro l’Ue e i suoi Stati membri – inclusa l’Italia – contro valori come la democrazia o lo stato di diritto”.

 

 

Per esempio, aggiunge Novo, “la storia del giovane artista di strada italiano fa riferimento alle distorsioni dei media occidentali, poi distorce la realtà insinuando che i bambini del Donbas sono bambini russi attaccati dall’Ucraina quando il Donbas è in territorio ucraino. La maggior parte dei lettori in Italia – o negli Stati Uniti, o altrove, se è per questo – non sa che il Donbas è Ucraina ed è occupato dalla Russia. Leggendo l’articolo, potrebbero facilmente essere confusi nel pensare che il Donbas sia parte della Russia. Questa è la narrazione più ampia che Putin vuole diffondere. Chiamare in causa gli attacchi ucraini contro la Russia non è altro che la classica tecnica sovietica del tu quoque, che distoglie l’attenzione dai crimini russi chiedendo delle azioni dell’altra parte”.
 

Pupo a Road To Yalta, festival della canzone patriottica russo nel 2023

 

 

Ma allora come ci si comporta di fronte a certe notizie? Bisogna ignorarle? Per Kalenský sarebbe “la cosa peggiore”. È invece “importante continuare a sottolineare l’aggressività della Russia, anche nei confronti dell’Italia, per mettere in guardia il pubblico”, così come è importante sensibilizzarlo “sulle tattiche che stanno utilizzando, in questo caso il riciclaggio delle informazioni, cercando di trovare fonti locali che diffondano la disinformazione per loro. È anche possibile prendere in giro e ridicolizzare le loro attività”, ma l’umorismo “è uno strumento che funziona solo per alcuni destinatari, non per tutti. Dalle istituzioni governative, probabilmente, ci aspettiamo un tono più fattuale e asciutto; la messa in ridicolo arriva più spesso, ad esempio, da influencer, commentatori, celebrità”.
 

Per l’analista Andrew R. Novo, invece, la questione di come affrontare questo genere di manipolazione delle notizie è più articolata: le storie degli italiani “di interesse speciale” non sono davvero degne di nota: “Certe storie sono usate come veicolo per piantare uno o due argomenti di propaganda”, dice Novo. “Lo studente italiano, ad esempio, ha chiesto informazioni sull’immigrazione, un argomento scottante in Italia e spesso rivolto contro i partiti di governo. Lo street artist ha incontrato Ornella Muti. È per metà italiana e per metà russa e personifica una felice convivenza tra Russia e Italia. In una certa misura, piccole storie come questa mostrano la debolezza della Russia e l’isolamento di Putin. Putin è costretto a ricorrere all’adulazione e al flirt con un giovane studentessa italiana in Russia poiché non è più il benvenuto a fianco dei leader occidentali fuori dalla Russia. Allo stesso tempo, queste piccole storie possono cambiare l’atteggiamento delle persone”, spiega Novo, ma è difficile fermare certe manipolazioni “contrastandole punto per punto”. È più efficace piuttosto rispondere con fatti e storie vere “che minano e travolgono la narrazione. La Russia di Putin è un posto brutto, quindi non mancano le opzioni per questo approccio”.

 

E offre un esempio: “Ovviamente sto facendo un po’ di satira, ma immaginate di raccontare il suo ‘Palazzo all’italiana’: ‘Putin non potrà più visitare l’Italia perché verrà arrestato per crimini di guerra, quindi dovrà derubare il popolo russo per costruire il suo palazzo in stile italiano sul Mar Nero. È enorme, è di cattivo gusto, è Renaissance-Disney World con tanto di pista di hockey su ghiaccio per la crisi di mezza età, ma è tutto ciò che ha...”. Perché anche secondo Novo “la derisione è sempre un’arma potente contro i regimi totalitari. A loro non importa scambiarsi insulti e aggressività, ma l’umorismo spesso li lascia incerti su come procedere”. E del resto Putin offre parecchie occasioni quando “accarezza le tigri, segna gol negli eventi di hockey di beneficenza, dopo tutto nessuno può fermare il presidente, e adora togliersi la maglietta”. Secondo l’analista del Cepa, per contrastare la narrazione falsata dei regimi è importante capire cosa possa essere efficace con il proprio pubblico, se “esporre la sua brutalità contro il suo stesso popolo”, oppure “discutere della corruzione in Russia, dell’assassinio di oppositori politici da parte di Putin, dell’incarcerazione e dell’omicidio di giornalisti, avvocati”. “È una battaglia costante”, conclude Novo, “perché le persone non cambiano idea da un giorno all’altro e non si formano opinioni partendo da un singolo punto”.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.