tra verona e trento

La prima ministeriale del G7 sembra un convegno sul Made in Italy

Giulia Pompili

Risposte lente, temi confusi. Agli ospiti stranieri il primo appuntamento sull'Industria e innovazione, a Verona e Trento, non sembra per niente un tavolo di lavoro

La prima riunione ministeriale in presenza della presidenza italiana del G7 non è ancora finita. Ieri sera gli ospiti del ministro del Made in Italy Adolfo Urso sono saliti tutti in auto e sono partiti per Trento, cento chilometri a nord, dove stamattina hanno partecipato a un’altra cerimonia di benvenuto, con relativo servizio fotografico, col sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’innovazione Alessio Butti. Già così è facile da intuire l’aria confusa e poco operativa di questa ministeriale del G7 su “Industria, tecnologia e digitale”, per la prima volta divisa a metà per ragioni di competizione interne difficili da spiegare fuori dall’Italia. Ma il caos lo si avverte ancora di più ad ascoltare le chiacchiere di chi lavora nelle delegazioni dei paesi del G7 e di quelli “outreach” – come li chiama Urso violando la regola sovranista degli anglicismi – cioè i paesi invitati. 

Domenica ci sarà la riunione degli sherpa – la prima di Elisabetta Belloni contemporaneamente a capo del Dis e come nuovo capo della diplomazia G7-G20 del governo Meloni – “e speriamo che dopo andrà meglio”, ci dice un capo delegazione. (Pompili segue a pagina tre)
Un’altra fonte che preferisce l’anonimato perché non autorizzata a commentare sull’argomento, parla di una “preparazione lenta, non ben organizzata”. I tre paesi ospiti della ministeriale avrebbero ricevuto la comunicazione dell’invito soltanto un mese fa. Ma il problema avrebbe riguardato soprattutto i temi da discutere, l’agenda, con risposte a comunicazioni via email che arrivavano oltre il ritardo consentito in circostanze simili.  Ed è forse questo il motivo per cui per esempio, dall’America, ieri sono arrivati in Italia non i ministri ma due delegazioni di più basso livello, operative, con Zoë Baird, consigliera per l’Intelligenza artificiale  del dipartimento del commercio, che ha preso parte alla riunione di ieri, e Nathaniel Fick, che guida l’ufficio del dipartimento di stato americano per il Cyberspazio e le politiche digitali, che sarà oggi con Butti a Trento. 

 


Nei giorni scorsi il ministro Urso aveva rivendicato la decisione italiana di riportare l’industria dentro al dibattito ministeriale del G7 dopo sette anni di assenza: una scelta legittima, benché un po’ antiquata, ma avere la presidenza di turno del G7 porta con sé anche la scelta dei temi da trattare, pure se sono un po’ rétro. Solo che negli ultimi giorni più di qualcuno ha ammesso che di temi industriali si può pure parlare, ma con un taglio preciso, e ieri invece “più che un tavolo di lavoro, l’effetto è stato quello di un convegno sul made in Italy”, ha commentato con il Foglio il diplomatico di una delegazione di un paese con molti investimenti in Italia. Sarebbe bastato copiare: l’anno scorso, il Giappone di Fumio Kishida ha  deciso di ospitare una riunione operativa sul Digitale e i ministri della Tecnologia, alla quale erano invitati anche rappresentanti e stakeholder dell’Industria. L’agenda riguardava alcuni temi particolarmente attuali: il flusso e la sicurezza dei dati, la resilienza delle infrastrutture digitali – che significa anche cybersicurezza, nei giorni in cui l’America mostra più di ogni altro paese la minaccia per la sicurezza nazionale rappresentata da un social network come TikTok – e poi la governance di internet e naturalmente l’Intelligenza artificiale e la concorrenza digitale.

 

Nell’agenda delle riunioni promosse da Urso si è parlato, dalle 11 alle 12 e 30, di “accelerare le nuove frontiere della produzione” fra IA e i computer quantistici, poi per un’ora, dalle 15 alle 16, di “catene di approvvigionamento sicure e resilienti e i fattori di produzione chiave: semiconduttori e spazio” e pure di un “cavo artico del G7”, un investimento per una rete di connessione di cui si è discusso per la prima volta l’anno scorso proprio al vertice giapponese. Infine un’ora per discutere di “Sviluppo digitale - Crescere insieme”. Nelle pause tra le riunioni, però, Urso ha avuto modo di fare diversi bilaterali, immortalati da fotografie e lunghi post su X, compreso quello con la vicepremier e ministra dell’Industria ucraina Yulia Svyrydenko – l’Ucraina era tra i paesi invitati da Urso insieme con Corea del sud ed Emirati Arabi Uniti. Più o meno tutti gli interlocutori del Foglio sottolineano la confusione di quando il capoclasse vuole fare tutto e quindi si finisce per non fare nulla, come per i due temi fondamentali per industria e innovazione, cioè microchip e Spazio, ridotti a meno di mezz’ora di discussione. Oggi si parla ancora di Intelligenza artificiale, e a luglio è stata convocata un’altra riunione ministeriale, quella su scienza e tecnologia, che si farà sempre divisa a metà: a Bologna e a Forlì. 

  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.