In Europa
Scholz non è ancora pronto alla "svolta epocale" che chiede Macron sull'Ucraina
Il presidente francese ha chiesto una "Zeitenwende" (letteralmente la "svolta epocale) ai ventisette, chiedendo che smettano di fissarsi linee rosse e limiti. Ma il cancelliere tedesco resta cauto, definendo priorità più a breve termine e meno belligeranti
Bruxelles. Prima di arrivare a Berlino per il vertice del triangolo di Weimar, Donald Tusk ieri aveva inviato un breve messaggio che riassumeva la sfida a cui sono confrontati i leader di Germania, Francia e Polonia nell’attuale fase della guerra della Russia contro l’Ucraina. “La vera solidarietà con l’Ucraina? Meno parole, più munizioni”, ha scritto il premier polacco su X. Dall’inizio dell’anno Olaf Scholz ed Emmanuel Macron si scambiano accuse pubbliche, dietro cui si nascondono divergenze sulla strategia di guerra. Il cancelliere tedesco è tornato a essere cauto. Il presidente francese usa toni sempre più bellicosi. Nelle brevi dichiarazioni alla stampa seguite al vertice del triangolo di Weimar, i tre leader si sono attenuti alla linea della pacificazione, promettendo più aiuti e più rapidamente per l’Ucraina. Ma Scholz non si è ancora convertito a una “Zeitenwende” europea. Il momento di una “svolta epocale” per l’Unione europea non è ancora arrivato.
Una “Zeitenwende” europea è ciò che Macron chiede a Scholz dal 26 febbraio, giorno della conferenza di Parigi a sostegno dell’Ucraina. Lo ha ribadito giovedì nella sua intervista alle televisioni francesi: gli europei non devono escludere nulla, devono smettere di fissarsi linee rosse e limiti, devono iniziare a far dubitare Vladimir Putin grazie alla “ambiguità strategica”. La guerra è esistenziale non solo per l’Ucraina, ma anche per la sicurezza e la credibilità dell’Ue. Ieri a Berlino Macron ha evitato di ripetere le frasi più forti. Ha compiuto diversi gesti in direzione di Scholz. “Non prenderemo mai l’iniziativa di un’escalation”, ha assicurato. Ma non ha esitato a ricordare che “è la nostra sicurezza e il nostro futuro che si giocano in Ucraina”. È necessario “opporre determinazione alla guerra di aggressione della Russia”, ha detto Macron: “Faremo tutto il necessario per tutto il tempo necessario perché la Russia non possa vincere questa guerra”.
Scholz è stato cauto. Ha fatto la contabilità delle priorità su cui i tre si sono messi d’accordo. “Più armi all’Ucraina e acquistarle sull’insieme del mercato mondiale”, ha detto il cancelliere: “Produzione di equipaggiamento militare in cooperazione con l’Ucraina”, “coalizione per i sistemi di artiglieria di lunga gittata”, “sostegno nel quadro dell’Ue” con un fondo da 5 miliardi per le forniture di armi e con l’utilizzo delle entrate straordinarie degli attivi russi congelati con le sanzioni “per finanziare gli acquisti di armi per l’Ucraina”. “Noi tre prendiamo seriamente il nostro sostegno all’Ucraina”, ha assicurato Scholz. “Inviamo un segnale chiaro a Mosca: il presidente russo deve sapere che non allenteremo il nostro sostegno all’Ucraina. Restiamo risolutamente al fianco degli ucraini”.
In realtà, non c’è nulla di nuovo nell’elenco di Scholz. La coalizione sui missili era stata annunciata da Macron il 26 a febbraio a Parigi. L’accordo sul fondo dell’Ue da 5 miliardi è stato raggiunto mercoledì. Per usare le entrate straordinarie dei beni russi si aspetta la proposta della Commissione Ue. La Francia ha fatto più passi nella direzione della Germania del contrario. Macron ha rinunciato alla preferenza comunitaria (il “Buy European”) per gli acquisti congiunti di armi e munizioni. Scholz continua a opporsi alla fornitura di missili Taurus e al ricorso a uno strumento di debito dell’Ue per finanziare la difesa europea e le esigenze dell’Ucraina come il Recovery fund dopo il Covid.
I Paesi baltici e la Repubblica ceca sostengono apertamente la nuova postura di Macron. Tusk ha cercato di fare da mediatore. “Vogliamo fare hic et nunc tutto quanto è necessario per fare in modo che nelle prossime settimane e mesi la situazione non si deteriori” in Ucraina, ha detto il premier polacco, negando che ci siano “disaccordi” tra i tre. Ma ieri Tusk ha anche ricordato che la sfida non è solo l’Ucraina. “Ho detto ai miei colleghi ciò che è accaduto a Washington durante la mia visita. Noi come europei dobbiamo assumerci la nostra responsabilità sul nostro futuro”. Il pericolo Trump è reale. E ha convinto i paesi dell’est all’autonomia strategica di Macron, come Macron si è convinto della visione dell’est sulla minaccia Putin per l’Europa. La “Zeitenwende” europea invece di Scholz può attendere. “C’è da chiedersi se Scholz, che ripete impassibile le stesse banalità che dice ormai da due anni, capisca davvero la drammaticità della situazione: la Russia è sempre più offensiva, il sostegno americano potrebbe finire, l’Europa fa troppo poco”, ha spiegato l’analista tedesco Ulrich Speck.