LA STORIA

Sì, sono un propagandista di Mosca

Micol Flammini

Un giornalista lettone ammette di aver lavorato per diffondere quello che voleva il Cremlino, il suo lavoro prevedeva incontri con i funzionari di stato per studiare le strategie 

Marat Kasem è un cittadino lettone, ha lavorato per anni in Russia, è tornato in Lettonia alla fine del 2022 ed è stato arrestato all’inizio del 2023 con l’accusa di spionaggio e di violazione delle sanzioni. Di professione è un giornalista, il suo ultimo incarico è stato per Sputnik Lituania, ora è fuori dal carcere su cauzione. Quando venne arrestato, i suoi colleghi a Mosca organizzarono proteste concitate davanti all’ambasciata lettone, capeggiate da Dmitri Kiselev, il  presentatore  che ha realizzato l’ultima intervista a Putin. I giornalisti  si piazzarono davanti all’ambasciata con cartelli con su scritto: dov’è finita la tua libertà di stampa, Lettonia? Appena uscito dal carcere, Kasem ha detto che non tornerà in Russia e ha raccontato che il suo lavoro non aveva nulla a che fare con il giornalismo, che si coordinava con funzionari come la portavoce del ministero degli Esteri Maria Zakharova per cesellare le operazioni di propaganda. La capacità di Mosca di esporre i peccati occidentali si scontra con i fatti. 

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  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)