I numeri
Negli Stati Uniti l'aborto è entrato in una fase incandescente da Far West
Nel 2023 più di un milione di interruzioni volontarie di gravidanza grazie alla "telemedicina": da tre anni con una semplice videocall è possibile ricevere la pillola RU486 e questo metodo rappresenta il 63 per cento dei casi di aborto in America
Nel corso del 2023 negli Stati Uniti sono avvenuti più di un milione di aborti volontari. È una cifra che non veniva raggiunta da oltre un decennio e che rappresenta un incremento del dieci per cento dal 2020, quando il trend delle interruzioni di gravidanza ha ripreso per la prima volta a crescere dopo vent’anni di progressivo calo. Dal giugno 2022, quando la Corte Suprema ha cancellato la sentenza Roe vs Wade che garantiva il diritto costituzionale all’aborto, la narrazione prevalente in America è stata quella di una “minaccia ai diritti riproduttivi delle donne” e in pratica di uno scenario imminente in cui interrompere una gravidanza sarebbe diventato impossibile e illegale un po’ in tutto il paese. I democratici hanno costruito su questa allerta buona parte della loro campagna elettorale per il rinnovo del Congresso nel 2022 e Joe Biden la sta utilizzando come tema-cardine su cui mobilitare l’elettorato progressista nella corsa alla Casa Bianca. Ma i numeri, diffusi dall’annuale rapporto del Guttmacher Institute (la fonte americana più autorevole in materia), raccontano un’altra storia: era dal 2012 che non avvenivano così tanti aborti in America e il trend è in continua crescita. Le ragioni sono molteplici, ma ce n’è una che prevale su tutte: all’epoca del Covid è stata resa legale la prescrizione di mifepristone con una semplice visita in videocall (ma anche in chat o con procedure offline), senza più l’obbligo di visita medica di persona con ecografia. L’aborto chimico con la pillola RU486, l’antiprogestinico a base di mifepristone, da tre anni è in continua crescita grazie alle procedure semplificate della “telemedicina” e nel 2023 ha rappresentato il 63 per cento del totale delle interruzioni di gravidanza. Due aborti su tre negli Stati Uniti sono ormai affidati a una pillola che in molti casi non richiede più nemmeno una sosta in farmacia, perché arriva a casa con il corriere insieme agli acquisti di Amazon.
La pratica della spedizione per posta, approvata dalla Food and Drug Administration (Fda) in tempi di Covid, sarà al centro il 26 marzo di un’udienza della Corte Suprema, chiamata a pronunciarsi nel caso Fda vs Alliance for Hippocratic Medicine su quella che viene ritenuta una eccessiva semplificazione della procedura per accedere all’aborto. I giudici potrebbero decidere entro giugno di rendere di nuovo obbligatoria la visita medica di persona per ottenere il mifepristone. Sarebbe una vittoria per il movimento pro life, dopo quella ottenuta con la sentenza Dobbs v Jackson che ha cancellato il diritto costituzionale all’aborto. Ma politicamente sarebbe un’occasione per festeggiare per i democratici e un guaio per Donald Trump. Già la sentenza Dobbs, decisa per 6-3 dalla maggioranza conservatrice della Corte, ha messo negli ultimi due anni in difficoltà i repubblicani, che non sono riusciti a costruire un serio percorso che offra alternative all’aborto, né una strategia coerente di consulto e assistenza alle donne alle prese con una gravidanza indesiderata. Il partito di Trump si è limitato a vietare l’aborto in quattordici stati controllati dai repubblicani e a litigare sul numero di settimane di gestazione dove piazzare i paletti dei divieti. I governatori e i candidati repubblicani, a partire dall’ex presidente, sono in difficoltà a parlare di interruzione di gravidanza perché non hanno una proposta coerente e condivisa. E hanno così lasciato uno spazio di manovra enorme alle campagne dei democratici sui diritti riproduttivi delle donne. Se la Corte adesso intervenisse per ripristinare l’obbligo di visita medica per il mifepristone, a pochi mesi dal voto per la Casa Bianca, potrebbe scatenare una mobilitazione di massa da parte dei democratici potenzialmente decisiva per dare la vittoria a Biden.
Politica a parte, i dati del Guttmacher Institute fotografano una realtà impensabile solo pochi anni fa. Il centro studi analizza il fenomeno dell’aborto dal 1973, l’anno della sentenza Roe. Protette dalla Costituzione e legalizzate, le interruzioni di gravidanza da quell’anno sono costantemente cresciute fino a raggiungere quota 1,6 milioni all’anno nel 1990. Da allora era cominciata una diminuzione che è proseguita per trent’anni, portando il totale degli aborti fino a un minimo di 885 mila nel 2017. L’inversione di tendenza è cominciata nel 2019, subito prima del Covid, in buona parte grazie al calo dei costi per ottenere un aborto (che nel 2017 costava in media 550 dollari). La sempre maggiore diffusione e facilità di accesso alla RU486 ha fatto la differenza e i numeri sono decollati durante la pandemia, grazie alle regole semplificate. Nonostante i limiti introdotti da vari stati dopo la sentenza Dobbs, i medici oggi possono prescrivere il mifepristone con consultazioni in remoto che molto spesso non sono neppure in real time. Alcune cliniche virtuali offrono servizi in modalità asincrona, comunicando attraverso sistema di messaggistica protetti, senza alcuna interazione diretta. Nel 2020 i provider di procedure abortive che operavano a distanza e online erano solo il 7 per cento del totale, da allora sono saliti al 31 per cento nel 2022, l’ultimo anno per il quale ci sono dati disponibili, e sono in continua crescita.
I divieti imposti da alcuni stati hanno poi dato vita alla creazione di reti di comunicazione e di consegna del mifepristone semiclandestine. Stati come Illinois, Kansas e Colorado, dove l’aborto è legale ma che confinano con molti stati dove è vietato, sono diventati dei punti di riferimento in questo senso per le donne che cercano un’interruzione di gravidanza: qui le cliniche si sono organizzate per spedire le pillole a caselle postali prestabilite dello U.S. Post Office, oppure accettano di consegnare a indirizzi di amici della paziente che vivono vicino al confine di stato. Una realtà fotografata ancora una volta dai dati, che dimostrano come l’Illinois sia lo stato con il maggior incremento di aborti in tutta l’America: dal 2020 al 2023 sono cresciuti del 72 per cento e due terzi di questo aumento sono legati a procedure eseguite per donne che provengono da altri stati. L’aborto in America è in una fase da Far West con poche regole e il possibile arrivo di un’altra sentenza della Corte Suprema renderà il dibattito incandescente.