L'intervista
"Putin non ci intimidisce", ci dice Charles Michel. E promette più aiuti a Kyiv
Il presidente del Consiglio europeo: "I leader sono lucidi e coscienti che è urgente fornire più aiuti militari. Stiamo lavorando duramente. Ma non è abbastanza. Dobbiamo fare di più"
Bruxelles. Volodymyr Zelensky “è sempre duro e ha ragione a essere duro”, dice al Foglio il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, dopo che il presidente ucraino ha definito “umiliante” per l’Europa la penuria di munizioni che mette il suo esercito sempre più sotto pressione sul campo di battaglia. Il vertice dei capi di stato e di governo si è concluso da poco. Nella notte c’è stato l’ennesimo attacco di missili russi, che hanno colpito anche la più grande centrale idroelettrica ucraina. Il Cremlino ha detto che la Russia è in “stato di guerra”. “Le settimane e i mesi a venire saranno delicati” e l’Ucraina “ha bisogno di più sostegno”, ammette Michel. “I leader sono lucidi e coscienti che è urgente fornire più aiuti militari”.
“Stiamo lavorando duramente”, ma “non è abbastanza. Dobbiamo fare di più”. Sin dall’inizio della guerra l’Unione europea è stata sempre un passo indietro al corso del conflitto. Al vertice che si è chiuso ieri si è discusso soprattutto del rafforzamento della Difesa europea. Di fronte alla minaccia della Russia e al rischio del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, “c’è una presa di coscienza molto larga dell’importanza strategica, fondamentale ed esistenziale di investire con più ambizione nella difesa e nella sicurezza”, spiega Michel. È un “cambio di paradigma”, “un nuovo capitolo della storia dell’Ue”, perché “difesa e sicurezza non sono più un tema secondario, ma un fondamento per il futuro”. Il problema è che mancano i soldi. Il commissario Thierry Breton ha stimato a 100 miliardi le necessità solo per l’industria della Difesa europea, senza tenere conto dei fondi da trovare per armare l’Ucraina nel medio-lungo periodo, ancor di più se verrà meno l’assistenza degli Stati Uniti. L’Estonia ha proposto di ricorrere agli Eurobond. Spagna e Italia la sostengono. Germania e Paesi Bassi sono reticenti. “Non siamo dei fan di queste idee”, ha detto il cancelliere tedesco, Olaf Scholz. “E’ work in progress”, spiega Michel. Le conclusioni del vertice lasciano la porta aperta a “tutte le opzioni” di finanziamento: dalla Bei agli Eurobond. “Il dibattito non è stato ideologico”, ma “molto pragmatico. Alcuni stati membri generalmente riluttanti sul debito comune per investimenti comuni sono stati meno rigidi e più costruttivi”, spiega Michel.
Sulla guerra i leader hanno usato toni diversi. Nonostante un incontro tête-à-tête dai toni molto positivi, in pubblico Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron hanno inviato messaggi opposti sulla minaccia russa. “Non ho visto un clima diverso rispetto ai precedenti Consigli, con preoccupazioni su possibili escalation, con un ‘mettiamoci l’elmetto in testa per combattere’”, ha rassicurato il presidente del Consiglio italiano. “Dobbiamo essere lucidi: chi ancora pensa che la Russia si fermerà al Donbas e alla Crimea si sbaglia”, ha spiegato il presidente francese. Secondo Macron, il fatto che il Cremlino abbia usato l’espressione “stato di guerra”, “forse fa chiarezza sugli obiettivi della Russia”. Michel ha relativizzato le parole del portavoce di Vladimir Putin. Sono “la dimostrazione che quello che abbiamo detto sin dall’inizio. Quella che (i russi) hanno lanciato è una guerra. Non si tratta di un’operazione speciale”. La risposta dell’Ue è “unità” e “determinazione”, perché “non ci facciamo intimidire dalla Russia”, ha spiegato Michel. Ma la determinazione e l’unità hanno comunque dei limiti. Oltre ai ritardi accumulati nella fornitura di munizioni e armi, l’Ue sta rinnegando l’impegno a sostenere l’economia dell’Ucraina, reintroducendo una serie di restrizioni sulle importazioni agricole ucraine. A quasi due mesi dalle elezioni per il Parlamento europeo, occorre calmare la collera degli agricoltori europei. Il conto per l’Ucraina potrebbe essere di oltre 1,2 miliardi di euro di entrate in meno. Michel difende la necessità di trovare un “equilibrio”, perché gli agricoltori hanno “interessi legittimi”, la liberalizzazione del commercio ha creato effetti “non voluti” con “tensioni a livello europeo in Polonia e altri paesi”. Chiudere i mercati ai polli ucraini è più facile che fornire armi all’Ucraina.