L'analisi
Perché mandare truppe a Kyiv non alimenta l'escalation nucleare e può aiutare la pace
È utile fare un po' di chiarezza intorno alla proposta di Macron di mandare contingenti europei in Ucraina per scongiurare una vittoria russa: un presupposto in materia di difesa, la logica ferrea del presidente francese e uno scenario sul prossimo futuro della guerra
Ieri Emmanuel Macron e Giorgia Meloni si sono incontrati a margine dei lavori del Consiglio europeo e insieme hanno ribadito che “è fondamentale l’unità europea nel sostegno a Kyiv e per arrivare a una pace giusta”. Questa affermazione non è in contraddizione con la proposta del presidente francese di mandare contingenti europei in Ucraina per scongiurare una vittoria russa, a cui pure ha fatto seguito un forte coro di dissenso. Secondo quelli che si oppongono: “Un passo del genere sarebbe impopolare e favorirebbe un’escalation nucleare”. È utile fare un po’ di chiarezza.
In primo luogo, la maggior parte dei paesi europei è nell’Ue, nella Nato, nell’Ocse e fa parte delle Nazioni Unite (le principali organizzazioni internazionali che si occupano di sicurezza). Il fatto che un paese europeo, in autonomia, decida di mandare truppe in un teatro di guerra non significa necessariamente che una di queste organizzazioni o i suoi membri siano coinvolti. L’intervento degli Stati Uniti in Iraq nel 2003 non ha coinvolto le Nazioni Unite o la Nato, l’intervento degli europei in Libia nel 2011 ha coinvolto la Nato ma non l’Ue, mentre l’intervento militare francese in Mali ha coinvolto Onu e Ue ma non la Nato. È importante chiarire che i paesi europei sono sovrani in materia di difesa e dunque non esiste un meccanismo per scongiurare un intervento di un alleato.
Ciò non significa, ovviamente, che un paese non possa chiedere l’intervento della Nato o delle altre organizzazioni in sostegno a una sua operazione militare, ma anche in questo caso non vi è l’obbligo a partecipare a una tale missione: la Germania non partecipò alla guerra in Libia del 2011 e la maggioranza degli europei non partecipò alla missione in Mali.
In secondo luogo, è utile analizzare il ragionamento di Macron. L’Ucraina soffre uno svantaggio strategico in termini di uomini e munizioni: in una guerra di attrito, sul medio termine, Kyiv ha poche chance di successo. Ma la politica internazionale non è la legge del più forte: altrimenti tutti gli stati piccoli e deboli sarebbero schiacciati dai loro vicini più grandi. Per evitare un esito simile, il presidente francese propone (minaccia) di mandare truppe sul terreno. Il segnale alla Russia è dunque chiaro: la guerra non finirà quando finiranno le truppe o le munizioni ucraine. Se la Russia vedeva un traguardo, la Francia dice di volerlo allontanare. E con queste affermazioni il presidente francese vuole dare un seguito materiale a quanto si predica in Europa da due anni: la guerra lanciata dalla Russia è un attacco a tutta l’Europa, e dunque gli europei non accetteranno una sconfitta di Kyiv. Mosca ne dovrebbe prendere atto.
Ma secondo alcuni mandare le truppe aumenterebbe il rischio di scontro tra soldati europei e russi, favorendo un’escalation nucleare. A nostro modo di vedere: è più vero il contrario. Da una parte, ci sono molti casi nei quali potenze nucleari sono entrate a contatto in paesi terzi senza che ciò sfociasse in una guerra nucleare. La Cina è intervenuta nella guerra in Corea, l’Unione sovietica è intervenuta nella guerra in Vietnam.
Dall’altra parte, nella nostra interpretazione del ragionamento di Macron, è centrale capire cosa succede dopo le elezioni americane. Pensiamo al seguente scenario (quanto sia probabile o meno, per ora, è poco rilevante): tra fine novembre e fine gennaio, gli Stati Uniti interrompono il loro sostegno all’Ucraina; la Russia riesce così ad avanzare e a un certo punto conquista il paese. Per i cosiddetti pacifisti italiani questo enorme deserto fatto di corpi e macerie sarebbe un grande traguardo chiamato appunto pace. Ma il giorno dopo la Russia inizia a minacciare i Baltici, la Polonia o la Romania. A quel punto la posta in gioco non è più l’Ucraina ma l’intera architettura politica europea. Se Parigi decide di intervenire, la Russia usa la minaccia nucleare contro la Francia. Ecco perché serve scongiurare questa situazione, e il metodo più efficace consiste nel contribuire, almeno indirettamente, alle operazioni militari ucraine (tramite istruttori, puntatori, pianificatori sul campo) per evitare la vittoria russa.