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La notte dei presidenti

Tra selfie, fondi e celebrità, Obama e Clinton vanno in soccorso di Biden

Marco Bardazzi

I tre saranno insieme domani sera a Manhattan per un evento di fundraising che punta a raccogliere circa 10 milioni di dollari. Due dinastie democratiche scendono in campo per cercare di dare una mano al presidente in carica, in difficoltà nei sondaggi

Saranno i selfie più costosi della storia. Domani sera alla Radio City Music Hall di New York sarà possibile farsi una foto insieme a tre presidenti degli Stati Uniti, alla modica cifra di 100 mila dollari per ogni scatto. Chi vorrà aggiungere qualche altro centinaio di migliaia di dollari, potrà anche partecipare a una reception per pochi intimi e scambiare qualche parola con i tre protagonisti della serata: Joe Biden, Barack Obama e Bill Clinton. 

C’è aria di record intorno a un evento per tremila persone che la campagna elettorale Biden-Harris 2024 ha organizzato in uno dei più celebri auditorium di Manhattan. Un fundraising stile “I Tre Tenori”, che ha l’ambizione di portare nelle casse del presidente in una sola serata qualcosa come dieci milioni di dollari. Ma i soldi sono solo una parte della storia. Quello che andrà in scena sarà soprattutto l’inizio della discesa in campo di due dinastie democratiche per cercare di dare una mano a Joe Biden, in difficoltà nei sondaggi nella corsa al voto per la Casa Bianca del 5 novembre. Per ora tocca ai due predecessori di Biden, ma presto è atteso un impegno analogo da parte delle loro influenti consorti, Michelle Obama e Hillary Clinton. Tutti attesi in campagna elettorale nei prossimi mesi, per girare l’America e cercare di mobilitare un mondo progressista per ora tiepido. E soprattutto per tentare di frenare l’emorragia che si registra, almeno nei sondaggi, da parte di afroamericani e ispanici, che stavolta sembrano attratti da Trump. 

 

L’evento al Radio City Music Hall sarà una parata di star. A presentare la serata e moderare il dibattito sul palco tra Biden, Obama e Clinton è stato chiamato Stephen Colbert, conduttore sulla Cbs di uno dei più celebri talk show serali americani. Tra gli organizzatori c’è Anna Wintour, la potente direttrice editoriale di Condé Nast. Lo show è affidato alla cantante pop Lizzo e agli attori Ben Platt e Queen Latifah, più una schiera di altri artisti. Il pubblico sarà con ogni probabilità costellato di magnati dei media e del mondo tech e gestori di hedge fund pronti a sfoderare il libretto degli assegni.

L’iniezione di capitale andrà a confermare la forza che i democratici stanno dimostrando sul fronte della raccolta fondi. Il partito ha dichiarato di aver messo in casa 53 milioni di dollari nel solo mese di febbraio e la campagna di Biden è piena di soldi. Un trend che contrasta con quello che sta avvenendo in casa di Trump, dove il candidato è alle prese con esborsi milionari per le sue spese legali e sta lanciando campagne di raccolta straordinaria per cercare di non finire in bancarotta. 

 

Ma la prova di forza finanziaria si accompagna alla debolezza politica di Biden, che sta inseguendo Trump nei sondaggi in tutta l’America e soprattutto nei sei-sette stati che faranno probabilmente la differenza a novembre. E’ una situazione che allarma soprattutto Barack Obama. Secondo varie indiscrezioni degli ultimi mesi, l’ex presidente ha criticato le scelte fatte fino a ora dagli strateghi del suo ex vice e da tempo incalza la Casa Bianca perché alzi la voce e il livello dello scontro con Trump. 
Obama, pieno di vigore a sessantadue anni, è pronto a spendersi in prima persona per il fragile ottantunenne Biden, a cui lo lega un rapporto politico non sempre sereno. Negli anni tra il 2009 e il 2017 in cui erano insieme alla Casa Bianca, le occasioni di attrito e le divergenze strategiche sono state molteplici. E sono culminate in un momento ancora non del tutto chiarito, a cui Biden fa spesso allusione negli ultimi tempi, facendo capire quanto gli sia rimasto di traverso. Era il 2016, Biden fremeva per scendere in campo contro Trump, convinto di poterlo battere, ma Obama lo frenò e preferì appoggiare la candidatura di Hillary Clinton, pensando che avesse più chance. L’attuale presidente, dicono alcuni dei suoi collaboratori, non l’ha mai digerita. 

Forse anche per questo Obama si sente in debito e darà il massimo, come già ha fatto – con ottimi risultati – durante la campagna per le elezioni di midterm del 2022. Del resto i rapporti tra presidente e vice negli Stati Uniti sono molto spesso motivo di tensioni. Ne sa qualcosa Bill Clinton: nel 2000 il suo allora vice, Al Gore, lo tagliò fuori dalla sua campagna elettorale perché era ancora irritato per la vicenda della stagista Monica Lewinsky. Difficile dire se fu una buona scelta, viste le straordinarie capacità di Clinton di mobilitare le folle durante le elezioni. E alla fine vinse George W. Bush.   

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