La spia del futuro
I video educativi del ministero della Sicurezza cinese che legittimano il controspionaggio
Da quando è entrata in vigore la nuova legge sul controspionaggio di Pechino il Guojia anquan bu ha aperto un suo account su WeChat e ha iniziato a pubblicare video e contenuti multimediali per “sensibilizzare” i propri cittadini sui social media cinesi. Il mini video "investigazione segreta": "sono il tuo io del futuro"
“Non essere agitato, sono il tuo io del futuro”: inizia così un video di sei minuti dal titolo “Investigazione ‘segreta’” pubblicato giovedì dal ministero della Sicurezza cinese su WeChat, l’app di messaggistica utilizzata nella Repubblica popolare cinese. Li, ingegnere di un’impresa cinese, si ritrova ammanettato in prigione, davanti a lui, il suo “io del futuro” lo mette in guardia da una società di consulenza straniera e gli ricorda di evitare di divulgare informazioni sensibili sull’esercito, sulla tecnologia e sull’economia del paese. Accanto a lui, un robottino nei panni di funzionario del ministero della Sicurezza annuisce: poi gli dà un orologio e la possibilità di tornare indietro nel tempo. “Questa è una storia sulle informazioni riservate della società, che ha portato alla quasi perdita della nostra sicurezza e dei nostri interessi nazionali”, scrive la principale agenzia di controspionaggio cinese in un articolo in cui è allegato il video, per mettere in guardia i cittadini dai tentativi delle “agenzie di spionaggio e di intelligence straniere di rubare informazioni chiave della Cina, mettendo a rischio la sicurezza nazionale”. Secondo il ministero della Sicurezza il video sarebbe ispirato a un evento realmente accaduto, in cui alcune agenzie occidentali – i cui rappresentanti nel video vengono riconosciuti perché parlano in inglese – avrebbero incaricato una società di consulenza di rubare informazioni da una compagnia cinese che voleva investire all’estero.
Da quando è entrata in vigore la nuova legge sul controspionaggio di Pechino, una legge che concede alle autorità maggiori poteri per combattere le spie, il ministero della Sicurezza nazionale, il Guojia anquan bu, ha aperto un suo account su WeChat e ha iniziato a pubblicare video e contenuti multimediali per “sensibilizzare” i propri cittadini sul controspionaggio sui social media cinesi: molti di questi contenuti si concentrano sull’attività di spionaggio da parte degli Stati Uniti.
Soltanto un giorno prima della pubblicazione dell’articolo, il leader cinese Xi Jinping ha incontrato a Pechino alcuni rappresentati del business americano per attirare gli investimenti stranieri, che negli ultimi anni sono diminuiti anche a causa della legge sul controspionaggio. La propaganda sui social del ministero della Sicurezza serve a intimorire il pubblico interno, incoraggia a denunciare per il bene del paese e per “promuovere uno sviluppo positivo della sicurezza nazionale”: nei giorni scorsi su Weibo, il social network cinese, molti utenti condividevano la notizia trasmessa dall’agenzia che raccontava di un uomo risarcito 25 mila yuan (circa 3 mila euro) per aver denunciato un caso di spionaggio informatico. “Il ministero della Sicurezza nazionale ricompenserà con 5.000 euro chi denuncia le spie informatiche”, si legge su un post Weibo. Serve a mettere in guardia anche dagli hacker – la legge entrata in vigore l’anno scorso ha ampliato la definizione di spionaggio, includendovi gli attacchi informatici – e ad autolegittimare le attività di controspionaggio, sempre online: soltanto la scorsa settimana il ministero ha avvertito che le reti di “centinaia” di unità aziendali e governative cinesi sarebbero state infiltrate da un gruppo di hacker straniero e ha esortato i cittadini a rafforzare la sicurezza informatica. Negli ultimi anni gli attacchi delle agenzie straniere sono “dilaganti”, scrive il ministero, “dietro le ricompense redditizie si nascondono numerose trappole, e sotto le domande sofisticate si nascondono schemi nascosti”, poi elenca promemoria per fermare la “mano nera” dall’esterno. Senza mai menzionare gli attacchi hacker di cui il ministero stesso, guidato da Chen Yixin, fedelissimo di Xi Jinping, è responsabile.