Fratture su Kyiv
Le liti sull'Ucraina spaccano i lepenisti e Reconquête. L'impatto sugli alleati europei
Le posizioni atlantiste del leader di Rassemblement National suscitano malumori nello stato maggiore lepenista. E all'interno di Reconquête il clima è ancora più pesante: i due leader, Éric Zemmour e Marion Maréchal, sono ormai ai ferri corti
Parigi. Quando Jordan Bardella, nel febbraio 2023, applaudì in maniera plateale il discorso del presidente ucraino Volodymyr Zelensky al Parlamento europeo, suscitò parecchi malumori nello stato maggiore lepenista. “È giusto applaudire una persona che è favorevole all’invio delle armi quando la posizione del Rassemblement national (Rn) è esattamente il contrario?”, chiese un eurodeputato del partito sovranista francese citato da Libération.
Passarono pochi giorni e in un’intervista all’Opinion il giovane presidente di Rn rincarò la dose contro i russofili del suo partito, assumendo posizioni europeiste e atlantiste, vicine a quelle assunte dalla presidente del Consiglio italiano Giorgia Meloni: “Essere patrioti e sovranisti significa avere a cuore la difesa dell’integrità territoriale dell’Ucraina (…). Non si può essere patrioti e sovranisti e essere insensibili alla violazione della sovranità di uno stato europeo”. Chi parla di allineamento totale tra Marine Le Pen, capogruppo dei deputati Rn, e il suo delfino e presidente del partito dall’autunno 2022, Jordan Bardella, non vede o fa finta di non vedere le crepe sulla questione ucraina, e più in generale sulla linea da tenere in politica estera. C’è una differenza di tono, e non solo, nel modo in cui Le Pen e Bardella affrontano il dossier della guerra in Ucraina, pur essendo favorevoli entrambi a una risoluzione del conflitto attraverso i negoziati e contrari all’adesione di Kyiv all’Unione europea e alla Nato.
A fine febbraio, mentre Bardella ha definito Putin “una minaccia per la nostra sicurezza personale come nazione”, accusandolo di “giocare all’escalation” con le sue “dichiarazioni bellicose”, Le Pen si è mostrata più prudente, preferendo rivolgere le sue accuse al presidente francese, Emmanuel Macron, dandogli del “guerrafondaio”. Le differenze tra Bardella e la sua madrina sono emerse anche in seguito alla morte del dissidente russo Alexei Navalny. Morto “per la sua opposizione al regime”, ha scritto Bardella il 16 febbraio, deplorando “la tragica notizia per tutti i difensori dei diritti umani e delle libertà fondamentali”. Le Pen, invece, ha preso semplicemente atto del “decesso” di “un militante politico impegnato nella difesa della democrazia”: un messaggio troppo sobrio anche per alcuni fedelissimi della leader sovranista. “Un partito, due voci?”, si è chiesto l’Huffington Post francese. Il riferimento è all’ultima esternazione del presidente di Rn, che in un’intervista organizzata da Politico si è opposto all’uscita della Francia dal commando integrato della Nato. Una presa di posizione che non è passata inosservata, dato che l’uscita di Parigi è da sempre un punto fermo del programma di Marine Le Pen.
All’interno di Reconquête, l’altra formazione della destra identitaria francese appena entrata nel gruppo dei Conservatori e Riformisti di Meloni all’Europarlamento, il clima è molto più pesante, tanto che il Point parla di un “partito sull’orlo dell’implosione”. I due leader, Éric Zemmour e Marion Maréchal, non si possono più vedere, la linea di comunicazione è praticamente interrotta, e non sembra esserci margine per ricucire. Sono due i principali punti di divergenza: l’Ucraina e il rapporto con Rn. Marion Maréchal, capolista di Reconquête alle elezioni europee, è su posizioni meloniane e difende senza ambiguità un sostegno europeo a Kyiv. Zemmour, che quando era ancora un giornalista diceva di “sognare un Putin francese”, non si è mai schierato apertamente a favore di Kyiv, dicendo che la Russia non è “l’unica responsabile” di quanto sta accadendo.
Di Marine, Zemmour, ha da sempre una pessima opinione, la considera inadeguata e troppo moderata su temi in cui la Francia, a sua detta, dovrebbe ricevere una cura radicale (di destra). La nipotina, che aveva abbandonato l’allora Fn nel 2017 in cerca di maggiore autonomia politica, è tornata invece a tendere la mano alla zia. “Marine Le Pen, Jordan Bardella, voglio dirvi che non siamo nemici, siamo complementari (…). Non voglio dimenticare ciò che ci unisce e soprattutto ciò che domani dovrà riunirci. Perché non ho cambiato posizione, sono ancora favorevole all’unione delle destre”, ha detto durante il primo meeting di campagna, lo scorso 10 marzo. Un messaggio chiaro in vista delle elezioni del 2027, ma anche per il post europee, quando Reconquête, in caso di flop elettorale, potrebbe già non esistere più.