Una stella di David - foto via Getty Images

Dopo il 7 ottobre

Sostituiamo Israele con la stella alpina. È educativo accettare la violenza negli atenei?

Yasha Reibman

La libera espressione del dissenso è essenziale per la democrazia del paese e deve essere difesa, ma si può esprimere anche senza compiere azioni violente. Il clima che attraversa le università italiane, invece, dimostra che stiamo allevando una generazione di violenti

Facciamo finta. Facciamo finta che il vergognoso e autolesionista boicottaggio formulato dal Senato accademico dell’Università di Torino e auspicato dal Senato della Normale di Pisa – sotto dettatura di un manipolo di inconsapevoli squadristi – non sia un boicottaggio. E facciamo finta che non riguardi Israele.

Facciamo finta che non si tratti di un paese alleato, una democrazia con la quale si hanno importanti scambi a ogni livello (scientifico, culturale, militare, commerciale, energetico), che non si tratti dello stato ebraico, dove hanno trovato rifugio alcuni dei professori cacciati 75 anni fa proprio dalle nostre università perché ebrei. Facciamo finta che non si taglino i collegamenti con alcune tra le più prestigiose università a livello mondiale, tanto più che le università sono necessariamente luogo di pensiero critico. Facciamo finta che il suddetto manipolo di ignari eredi delle squadracce fascistissime non sia animato a propria insaputa da alcuno spirito antisemita e nemmeno antisionista (facciamo pure finta che – in barba alle riflessioni e ai moniti del presidente Giorgio Napolitano e del presidente Sergio Mattarella – i due concetti non siano furbescamente interscambiabili e che il secondo non sia semplicemente la forma più presentabile in società del primo).

Facciamo finta allora che un’audace unità di avanguardisti – senza alcuna rappresentanza istituzionale – possa entrare di forza nel cuore della democrazia universitaria per imporre con l’implicita minaccia della violenza, tra schiamazzi e striscioni, di interrompere una qualunque cooperazione con una qualunque azienda per la più nobile e innocente causa che possiate immaginare (e mi raccomando, senza alcun ricaduta che possa salvare le chiappe agli ultimi aspiranti shahid e stupratori seriali del regime fondamentalista di Hamas). Per la causa fate voi, per esempio la salvezza dall’estinzione di una particolare specie di panda rosso o di stella alpina. Una causa per la quale non vediate controindicazioni (per esempio che la salvezza del panda o della stella alpina non aumenti il rischio di nuovi 7 ottobre). 


La domanda ora da porsi è la seguente: ma siamo sicuri – ma proprio sicuri, sicuri, sicuri – che sia educativo per questi giovani studenti che i loro professori chinino il capo e gliela diano vinta? Siamo sicuri che accettare un comportamento palesemente irrituale e illegale, contrario a chissà quanti commi di regolamento interno e anche di leggi nazionali, debba essere trattato con un’alzata di spalle (‘so ragazzi’…)? E che non meriti un richiamo formale di qualche tipo? E siamo sicuri sia educativo per gli studenti non dover affrontare conseguenza alcuna quando impediscono con la forza a relatori a loro sgraditi di intervenire nelle assemblee e conferenze universitarie negando così evidenti e basilari libertà costituzionali (come successo con Maurizio Molinari e David Parenzo ecc e per un attimo facciamo pure finta che questi non siano ebrei)? E siamo sicuri che tale condiscendenza verso questi giovani valorosi, ma pur sempre maggiorenni, non sia figlio anche della licenza di occupare i licei – dove una parte dei ragazzi impedisce all’altra di esercitare il proprio diritto costituzionale allo studio e interrompe un pubblico servizio – senza (nella stragrande maggioranza dei casi) ricaduta alcuna, cosa oramai invalsa da decenni nelle nostre scuole superiori? E siamo sicuri che compiere azioni illegali negli anni dello studio liceale e universitario senza mai pagare pegno formerà cittadini migliori? 


La libera espressione del dissenso è essenziale per la vita democratica del paese e deve essere difeso, ma si può esprimere anche senza compiere azioni violente. Libertà e responsabilità sono strettamente connesse. I nonviolenti quando violano una legge, che ritengono ingiusta, ne chiedono allo stesso tempo l’applicazione proprio per sollevare lo scandalo nelle aule di tribunale, Marco Cappato docet. Noi stiamo invece allevando una generazione di violenti.

Di più su questi argomenti: