cosa si salva del ttc

Il bilancio del Trade and Technology Council è un fallimento per Ursula

David Carretta

Lanciato nel marzo del 2021 per risolvere le vecchie guerre commerciali tra Stati Uniti e Ue, il Consiglio si riunisce per la sesta volta a Lovanio. E forse è già il momento degli addii: è l’ultimo prima delle europee e delle presidenziali americane. Biden o Trump, tocca fare un bilancio

Bruxelles. Il Consiglio commercio e tecnologia è la creatura lanciata da Joe Biden e Ursula von der Leyen nel loro primo incontro nel marzo del 2021 per risolvere le vecchie guerre commerciali tra Stati Uniti e Unione europea e aprire una nuova èra di cooperazione. Tre anni e mezzo dopo, il Ttc (Trade and Technology Council) si riunisce per la sesta volta a Lovanio. E forse è già il momento degli addii. L’incontro di oggi tra gli europei Valdis Dombrovskis, Margrethe Vestager e Thierry Breton, e gli americani Antony Blinken, Gina Raimondo e Katherine Tai è l’ultimo prima delle elezioni europee di giugno e delle presidenziali americane di novembre. In caso di ritorno alla Casa Bianca, Donald Trump potrebbe cancellare con un tratto di penna su un decreto presidenziale il Ttc, oltre che imporre (come ha promesso di fare) dazi del 10 per cento su tutti i prodotti importati. Gli europei sono terrorizzati e, se sarà Trump, sperano di convincerlo a salvare il Ttc con un approccio transazionale. “Il Ttc è molto attraente politicamente, perché è sostenuto da una relazione economica gigantesca”, spiega al Foglio un funzionario europeo. Gli americani sono rassicuranti, ma fino a un certo punto. Il presidente Biden “non è mai stato così ottimista sul futuro dell’America e della relazione transatlantica”, ha detto ieri Tai, che è il rappresentante per il Commercio dell’Amministrazione. Tuttavia “le democrazie sono difficili e le elezioni hanno conseguenze”, ha avvertito Tai. 

  

Biden o Trump, è il momento dei bilanci e quello sul Ttc non è così positivo. Von der Leyen aveva immaginato il Ttc per seppellire i conflitti commerciali del passato. La presidente della Commissione ha ottenuto una tregua sulla disputa durata 17 anni sui sussidi a Airbus e Boeing e su quella dei dazi dell’era Trump su alluminio e acciaio. Ma le tregue non si sono trasformate in pace commerciale. I dazi americani e i controdazi europei sono stati solamente sospesi, fino all’arrivo della prossima Amministrazione. Si continua a negoziare, ma nessuno si aspetta un accordo prima delle presidenziali. Lo stesso vale per un altro contenzioso, iniziato nel 2022, sull’Inflation reduction act dell’Amministrazione Biden. I sussidi per il “Green tech” discriminano le imprese europee. La soluzione sarebbe dovuta passare da un mini accordo di libero scambio sulle materie prime critiche. Ma alla riunione del Ttc “non sarà possibile annunciare l’accordo”, dice il funzionario europeo. L’Amministrazione Biden non è pronta a fare le concessioni che gli europei chiedono. Per sottolineare che gli interessi sono spesso diversi, Tay ha ironicamente ricordato che “gli Stati Uniti non sono membri dell’Ue”. “Per von der Leyen le mancate concessioni degli Stati Uniti su commercio e Ira sono un fallimento, visto quanto ha investito nei rapporti personali con Biden”, dice un diplomatico dell’Ue.

 

Non tutto il Ttc è da buttare. Diversi risultati ci sono stati. L’ultimo è un’intesa sugli standard della fatturazione elettronica, che dovrebbe facilitare la vita delle imprese che operano sulle due sponde dell’Atlantico. Oggi ci saranno annunci anche sulle reti 6G. Il maggiore successo del Ttc è stata la risposta all’aggressione della Russia contro l’Ucraina. “Le discussioni attraverso 10 gruppi di lavoro, 3 agenzie e tutta questa infrastruttura che sembra molto poco sexy, ci ha permesso di rispondere in modo estremamente rapido e deciso quando la Russia ha invaso l’Ucraina con le sanzioni e i controlli alle esportazioni”, ha spiegato Tai. Agli occhi dell’Amministrazione Biden, il Ttc doveva e dovrebbe essere uno strumento geopolitico, non solo di pacificazione transatlantica: contenere la Cina che ambisce al dominio economico e tecnologico. Nel momento in cui Xi Jinping punta su produzione e esportazioni per rilanciare l’economia cinese, il tema rimane centrale. In settori come l’alluminio, l’acciaio, il solare o l’auto elettrica, il rischio è “la perdita di produzione e della capacità per le nostre imprese di sopravvivere in concorrenza con un sistema economico molto efficiente, che non è basato sul mercato”, ha spiegato Tai. Lo tsunami di esportazioni cinesi “avrà esiti economici, sociali e politici molto dannosi per i nostri sistemi”. Secondo Tai, l’Ue e gli Stati Uniti dovrebbero lavorare insieme a “contromisure difensive (dazi) e offensive (incentivi)”, senza farsi del male tra loro. Ma non tutti gli europei sono pronti a fare della Cina la “top priority”, come chiede Tai. La Germania è il principale ostacolo. Tai ha riassunto così il difetto europeo del Ttc: “Gli Stati Uniti sono una entità. L’Ue è un’entità di entità” e “tra i membri dell’Ue c’è molto disaccordo in famiglia”.