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I georgiani scendono per le strade (di nuovo) sventolando le bandiere europee
"Sì all'Europa, no alla legge russa", urlano i manifestanti in piazza a Tbilisi, dopo che il partito al governo ha riproposto la legge sugli agenti stranieri annullata un anno fa proprio a seguito delle proteste. La sentenza di Strasburgo sulle violazioni dei diritti umani della Russia in Georgia
Da giorni i georgiani sono scesi per le strade contro la legge sugli “agenti stranieri”, la stessa che Tbilisi era sul punto di introdurre un anno fa e che già allora aveva generato grandissime proteste dei cittadini davanti al Parlamento con le loro bandiere dell’Unione europea da agitare in faccia agli agenti della polizia. Il partito al governo, Sogno georgiano, a seguito delle proteste aveva annunciato il ritiro del disegno di legge che permetterebbe di etichettare come agenti di influenza straniera organizzazioni non governative e anche testate giornalistiche considerate dell’opposizione.
Ma ora in vista delle elezioni di ottobre, Sogno georgiano ci riprova, dice di aver riformulato il disegno di legge – di fatto non è cambiato nulla, l’unica cosa a essere cambiata rispetto alla prima versione della legge è l’espressione “agenti di influenza straniera” in “che perseguono gli interessi di una potenza straniera” – ed esattamente come un anno fa, i manifestanti si sono piazzati davanti al palazzo del Parlamento di Tbilisi, con bandiere della Georgia e dell’Unione europea e alcuni cartelli che equiparano il governo di Sogno georgiano a quello del presidente russo Vladimir Putin: no alla legge russa, si legge su un foglio rosso a caratteri bianchi, colori che ricordano quelli di Tbilisi.
La legge sugli agenti stranieri è stata infatti ribattezzata “legge russa”, perché è diventata consuetudine in Russia silenziare ogni genere di dissenso con l’accusa di essere un agente di qualche paese straniero, tendenzialmente occidentale e quindi di per sé ostile. Di fatto, “agente straniero” è sinonimo di spia o di traditore e infatti leggi simili sono state applicate in Bielorussia, Tagikistan e Azerbaigian in particolare contro le ong.
Il disegno di legge ha superato la prima fase nel pomeriggio di lunedì, quando è stato presentato in una sessione parlamentare, le manifestazioni sono andate avanti per tutto il giorno e anche nella giornata di ieri, che ha coinciso con l’anniversario dell’uccisione di 21 georgiani indipendentisti nel 1989 davanti al palazzo del parlamento da parte delle truppe sovietiche. Il massacro avvenne due anni prima che la Georgia votasse per non essere più governata dal Cremlino e diventare un paese indipendente.
La legge è stata criticata anche da Bruxelles e Washington, i georgiani sognano l’Unione europea, nelle proteste di questi giorni urlano “sì all’Europa, no alla legge russa” e funzionari dell’Ue hanno detto più volte che l’approvazione del disegno di legge complicherebbe il percorso di adesione. Dallo scorso anno a oggi è cambiata una cosa importante: Tbilisi ha ricevuto lo status di candidato e l’Ue si è raccomandata di rafforzare il rispetto dei diritti umani.
Sempre ieri, la Corte europea per i diritti dell’uomo ha stabilito che la Russia ha violato la Carta dei diritti umani in Georgia da quando ha invaso il paese nel 2008 a sostegno dei separatisti filorussi. Da allora, l'esercito di Mosca ha aiutato le due repubbliche autodichiarate a costruire recinzioni di filo spinato e torri di guardia per creare i confini con Tbilisi, Strasburgo ha condannato i metodi violenti e le violazioni sistematiche, tra cui il diritto alla libertà, il rispetto della vita privata, i diritti di proprietà, il diritto all’istruzione e alla libertà di movimento.