Il sondaggio

Quali sono le menzogne di Donald Trump a cui gli americani credono di più?

Glenn Kessler, Scott Clement  e Emily Guskin

Il Washington Post ha condotto uno studio sul concetto di onestà secondo gli americani. Se si guardano le risposte dei repubblicani si capisce perché hanno scelto l'ex presidente come candidato alle presidenziali del 2024

Finzioni, affermazioni fuorvianti, esagerazioni selvagge, bugie: l’ex presidente Donald Trump dispensa senza sosta non-verità di diversi tipi. Le falsità vanno da quelle irrilevanti, come le dimensioni della folla nel giorno del suo insediamento alla Casa Bianca, a quelle che hanno scosso la democrazia americana, come le elezioni “rubate” del 2020. Con Trump che corre verso novembre, quando gli americani avranno la possibilità di sceglierlo di nuovo alla guida della nazione, il Fact Checker del Washington Post ha cercato di farsi un’idea della capacità di resistenza delle sue bugie – se le persone sono più o meno propense a crederci nel tempo e quali sono le bugie che si rivelano più persistenti – e di misurare il valore che gli americani attribuiscono all’onestà di un presidente, comunque la definiscano. A metà della presidenza Trump, nel 2018, abbiamo documentato attraverso un sondaggio che la maggior parte degli americani, compresi i repubblicani, non credeva a molte delle sue affermazioni.  
 

 

Un nuovo sondaggio della Washington Post-Schar School mostra che   rimane in gran parte così, con una media del 28 per cento di americani che crede alle false affermazioni di Trump riportate nel sondaggio. Ma Trump ha fatto passi significativi nel convincere i repubblicani che le sue bugie sono la verità. Questo vale soprattutto per l’integrità elettorale, alla base della “big lie” di Trump. Ancora più significativo è il fatto che gli americani sembrano essersi discostati dal significato stesso di onestà. Tra i repubblicani, ora un numero minore afferma che Trump faccia regolarmente dichiarazioni fuorvianti. Un numero leggermente maggiore di persone lo considera più onesto rispetto al 2018, nonostante una quantità straordinariamente ampia di prove dimostrino che Trump spesso non dice la verità. Durante la presidenza di Trump, il  Fact Checker del Washington Post ha documentato più di 30.000 affermazioni fuorvianti o completamente false, e da quando ha iniziato la sua seconda campagna per la Casa Bianca contro Joe Biden, ha introdotto nuove falsità nel suo catalogo: l’inflazione è  “quasi al 50 per cento” sotto il presidente Biden; “quasi 1 milione di posti di lavoro occupati da nativi americani” sono stati persi a favore degli immigrati. In una sola intervista di dicembre con il conduttore di Fox News Sean Hannity, Trump ha fatto 24 affermazioni false o fuorvianti in cinque minuti, una ogni 12,5 secondi.  Il sondaggio ha incluso dieci coppie di affermazioni opposte – una vera, una falsa – senza identificare chi abbia  fatto l’affermazione. Sette domande che valutavano la fiducia nelle false affermazioni di Trump, tra cui quattro misurate nel 2018, sono state mescolate tra un’affermazione falsa di Biden e ad altre due domande basate sui fatti. Sei anni fa, solo un repubblicano su quattro  (il 26 per cento) era d’accordo sul fatto che nelle elezioni del 2016 fossero stati espressi milioni di voti falsi. Ora, il 38 per cento dei repubblicani – e il 47 per cento dei sostenitori di Trump – crede che sia così. Tra tutti gli americani, la convinzione in questa falsa affermazione non è cambiata di molto perché i democratici si sono spostati nettamente nella direzione opposta rispetto ai repubblicani. Trump ha spesso fatto questa affermazione per giustificare la sua sconfitta nel voto popolare contro Hillary Clinton nel 2016.

 

 

 

Allo stesso modo, nel 2018, poco più di un quarto dei repubblicani, il 27 per cento, diceva di credere all’affermazione di Trump secondo cui la Russia non avrebbe interferito nelle elezioni del 2016, avvantaggiando Trump, nonostante le prove sostanziali raccolte dalle agenzie di intelligence che dimostrano che l’ingerenza della Russia c’è stata. Oggi, più repubblicani, il 37 per cento, dicono di credere a questa falsa affermazione, nonostante l’aggiunta di un rapporto bipartisan del Senato che conclude che la Russia ha interferito, e le incriminazioni penali contro una dozzina di russi. Complessivamente, circa un americano su cinque crede a questa affermazione. Trump ha convinto il 70 per cento dei repubblicani – e l’81 per cento dei suoi solidi sostenitori – che Biden ha vinto le elezioni del 2020 a causa di brogli elettorali, nonostante non sia stata dimostrata alcuna accusa. Nel complesso, poco più di un terzo degli americani ci crede. Trump ha persino convinto il 51 per cento dei repubblicani – e il 58 per cento dei suoi più ferventi sostenitori – che in alcune città si sono contati più voti degli elettori registrati. Questa ridicola affermazione è smentita semplicemente controllando le statistiche. Eppure Trump l’ha ripetuta in ogni comizio, spesso individuando roccaforti democratiche come Detroit e Philadelphia.  Le false affermazioni sull’integrità delle elezioni non sono le uniche ad aver preso piede. Mentre Biden ha portato avanti investimenti significativi nell’energia verde per combattere il cambiamento climatico, il sondaggio rileva che la tesi di Trump secondo cui le temperature globali stanno aumentando principalmente per cause naturali ha guadagnato terreno tra i repubblicani. Mentre nel 2018 ne era convinto un terzo, ora quasi la metà   pensa che sia così. Di conseguenza, la percentuale di americani che ritiene che l’attività umana abbia poco a che fare con il cambiamento climatico è salita al 26 per cento, rispetto al 19 per cento  del 2018.

 

Solo una falsa affermazione di Trump ha registrato un calo di consensi tra i repubblicani: quella secondo cui gli Stati Uniti finanziano la maggior parte del bilancio della Nato (gli Stati Uniti forniscono il 15,9 per cento del bilancio della Nato per operazioni militari, manutenzione e attività di quartier generale,  la stessa percentuale della Germania). Più della metà dei repubblicani nel 2018 ne era convinta (53 per cento); ora la percentuale è scesa al 46 per cento. Nel complesso, ne è convinto poco più di un terzo degli americani. La retorica di Trump ha dovuto fare i conti con le notizie secondo cui gli alleati della Nato  si sono affrettati a inviare armi all’Ucraina per respingere l’invasione russa, concentrando l’attenzione sulla parte di carico che  si assumono per la Nato. Per quanto riguarda l’invasione russa, l’affermazione di Trump – priva di prove – secondo cui il presidente russo Vladimir Putin non avrebbe invaso il paese se Trump fosse rimasto presidente ha avuto forte risonanza tra i repubblicani. Più di sei  repubblicani su dieci (il 63 per cento) e il 74 per cento dei sostenitori di Trump affermano che Putin non avrebbe invaso l’Ucraina se Trump fosse stato presidente; la maggioranza degli indipendenti (51 per cento) e dei democratici (78 per cento) afferma che Putin avrebbe invaso l’Ucraina indipendentemente dal fatto che Trump o Biden fossero  presidenti.  Uno dei risultati più sorprendenti del 2018 è che i repubblicani sembrano essere diventati meno preoccupati dell’onestà dei presidenti rispetto a un decennio prima. Nel 2007, un sondaggio di  Associated Press-Yahoo aveva rilevato che il 71 per cento dei repubblicani affermava che era “estremamente importante” che i candidati presidenziali fossero onesti, analogamente al 70 per cento dei democratici e al 66 per cento degli indipendenti. Il sondaggio del Washington Post del 2018 mostrava  percentuali quasi identiche di democratici e indipendenti che davano priorità all’onestà dei candidati presidenziali, ma la percentuale di repubblicani che ritiene che l’onestà sia  estremamente importante è scesa al 49 per cento, 22 punti in meno rispetto a quanto mostrato dal sondaggio AP-Yahoo. 

 

 

 

Il nuovo sondaggio rileva che i repubblicani sono ora più vicini al risultato del 2007, con il 63 per cento di loro che afferma che l’onestà sia estremamente importante. Avere un democratico alla Casa Bianca – soprattutto uno che spesso distorce i fatti e ripete storie dubbie – potrebbe spiegare il ritorno ai risultati del 2007, ma potrebbe esserci anche una ragione più sorprendente. In una delle misurazioni più chiare di quanto le bugie di Trump abbiano penetrato la coscienza pubblica, un numero leggermente maggiore di repubblicani considera Trump più onesto rispetto al 2018. Alla domanda se Trump faccia regolarmente dichiarazioni fuorvianti, la percentuale di repubblicani che danno una risposta affermativa è scesa di dieci punti percentuali, al 38 per cento. La percentuale di repubblicani che affermano che Trump sia solito fare affermazioni completamente false è scesa all’8 per cento dal 14 per cento; ha fatto un piccolo passo avanti anche tra gli indipendenti, con la percentuale di chi afferma che fa affermazioni completamente false che è scesa di sette punti, al 41 per cento. La percezione dell’onestà di Biden non è stata misurata nel 2018, ma il sondaggio ha rilevato che il 56 per cento degli americani ha affermato che i democratici al Congresso fanno regolarmente dichiarazioni fuorvianti – e nel 2024, una percentuale identica di persone dice lo stesso di Biden. Complessivamente, il 66 per cento degli adulti statunitensi afferma che Trump fa regolarmente dichiarazioni fuorvianti, in leggero calo rispetto al 71 per cento del 2018 a causa del cambiamento tra i repubblicani. Sia nel 2018 sia quest’anno, agli intervistati è stato chiesto se la disoccupazione fosse vicina ai minimi degli ultimi cinquant’anni anni. Questa affermazione era vera per Trump nel 2018, quando era presidente, ed è vera oggi, con Biden presidente. Il tasso di disoccupazione, misurato dal Bureau of Labor Statistics, ha raggiunto un minimo del 3,5 per cento nel 2019 sotto Trump e del 3,4 per cento nel 2023 sotto Biden – livelli che non si vedevano dal 1969. Il tasso di disoccupazione poco prima del sondaggio del 2018 era del 3,8 per cento; era del 3,9 per cento  appena prima del sondaggio del 2024 – entrambi vicini ai minimi da cinquant’anni fa a questa parte. Percentuali simili – circa uno su quattro – hanno rifiutato questo fatto in entrambi i sondaggi, ma le percezioni si sono divise in base al partito. La percentuale di democratici che rifiuta l’affermazione è scesa dal 33 per cento nel 2018 al 20 per cento di oggi, mentre la percentuale di repubblicani che la rifiuta è cresciuta dal 19 per cento al 37 per cento. Tra i solidi sostenitori di Trump, il rifiuto dell’affermazione è più che raddoppiato, dal 19 al 45 per cento. 

 

 

Biden ha spesso sostenuto che Trump rappresenta una minaccia per la democrazia, citando il suo rifiuto di accettare i risultati delle elezioni del 2020 e la sua aperta ammirazione per gli autocrati. Trump ha cercato di ribaltare la situazione, sostenendo che Biden è la vera minaccia per la democrazia. Senza prove, Trump sostiene che Biden sia responsabile della miriade di cause penali intentate contro l’ex presidente. Circa la metà degli americani si dichiara “estremamente” o “molto” preoccupata per le minacce alla democrazia negli Stati Uniti (il 52 per cento), tra cui la maggioranza dei democratici (il 58 per cento) e degli indipendenti (il 54 per cento) e quasi la metà dei repubblicani (il 47 per cento). Quasi sei su dieci dei sostenitori di Trump (il 57 per cento) sono quantomeno molto preoccupati per la democrazia. Gli americani che affermano che Fox News è una delle loro principali fonti di notizie hanno il 13 per cento di probabilità in più di credere alla media delle false affermazioni di Trump rispetto al pubblico in generale (41 per cento contro il 28 per cento degli americani in generale). Le persone che si affidano a Fox News come fonte principale di notizie sono anche più propense a dire che Biden ha vinto le elezioni a causa di brogli elettorali (58 per cento contro il 36 per cento del pubblico in generale), mentre la maggioranza delle persone che si affidano a tutte le altre fonti di notizie compresi i social media, afferma che Biden ha vinto in modo onesto. Nel frattempo, i laureati hanno otto punti percentuali in meno di probabilità di credere alle false affermazioni di Trump rispetto a coloro che non hanno una laurea, il 23 per cento contro il 31 per cento.  E’ interessante notare che la maggioranza degli americani, sia repubblicani sia democratici, crede a una falsa affermazione sul tasso di inflazione, ovvero che sia aumentato per la maggior parte dei prodotti negli ultimi dodici mesi. L’indice annualizzato dei prezzi al consumo era del 6,4 per cento nel gennaio 2023, rispetto al 3,1 per cento del gennaio 2024, l’ultimo dato pubblicato prima del sondaggio. Tuttavia, il 72 per cento degli adulti afferma che il tasso di inflazione è aumentato negli ultimi 12 mesi, rispetto al 18 per cento che ha individuato correttamente che il tasso è diminuito. Tra i democratici, il 63 per cento afferma che il tasso è aumentato, rispetto all’85 per cento dei repubblicani e al 65 per cento  degli indipendenti. 
 
 
 
Le false dichiarazioni di Trump sono al centro di alcuni dei processi penali che deve affrontare con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali, ma i suoi sostenitori hanno segnalato che affermeranno che la verità non ha importanza. Nel caso pendente in Georgia, dove Trump è accusato di aver partecipato a un’ampia cospirazione per ribaltare i risultati delle elezioni del 2020, il suo avvocato ha recentemente sostenuto che le false dichiarazioni sarebbero protette dal Primo emendamento. “La falsità da sola non è sufficiente”, ha dichiarato l’avvocato di Trump, Steve Sadow. “Chiaramente, essendo presidente in quel momento, avendo a che fare con le elezioni e le campagne elettorali, mettere in discussione ciò che è accaduto – è il culmine del discorso politico”. Per molti sostenitori di Trump, tuttavia, le sue bugie non sono solo un discorso politico protetto. Sono vere.



Copyright Washington Post 
ha collaborato Sonia Vargas

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