Editoriali
La Iea riscopre l'acqua calda. L'incoerenza dell'Agenzia internazionale dell'energia
Su gas russo e nucleare ricorda gli errori dell’Ue, ma non i propri. L'indagine varata dai senatori repubblicani negli Stati Uniti
L’Europa ha fatto due errori madornali di politica energetica: legarsi troppo al gas russo e abbandonare l’energia nucleare. L’analisi non sarebbe particolarmente originale se non arrivasse dal direttore dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), Fatih Birol. All’Ue serve quindi un “piano industriale” per colmare il gap con gli Stati Uniti e la Cina. Peccato, però, che la stessa Iea sia stata quanto meno oscillante in questi anni: prima incitando governi e imprese (occidentali) ad abbandonare la ricerca di nuovi idrocarburi e poi mettendo in guardia contro i rischi dello strapotere russo; prima minimizzando il ruolo dell’atomo e poi rimpiangendo la chiusura degli impianti in Germania e altrove; e sempre chiedendo più rinnovabili salvo poi lamentarsi della dominanza cinese. La sensazione, allora, è che la Iea abbia più rincorso che anticipato i fatti. L’Agenzia venne costituita nel 1974, nel pieno delle crisi petrolifere, con l’obiettivo di sostenere i paesi industrializzati (e prevalentemente importatori di energia) nei loro sforzi di rafforzare la propria sicurezza energetica. L’Iea ha nel tempo elaborato rapporti periodici e approfondimenti specifici che hanno indirizzato l’azione dei governi fornendo informazione approfondita e credibile.
Tutto ciò è ancora vero? Il fatto stesso che ci si ponga la domanda è una parte della risposta. Ne sono convinti i senatori repubblicani degli Stati Uniti, che hanno varato un’indagine sul tema e hanno sottoposto a Birol e alla Iea un fitto questionario. Il loro sospetto è che l’Agenzia stia addirittura “minando la sicurezza energetica” perché ha abbandonato gli obiettivi originari per abbracciare la causa del clima. Invece di aiutare i governi a trovare i mezzi per perseguire i propri fini, secondo i repubblicani, cerca di sostituirsi a loro nella scelta dei fini. Di certo, la Iea in questi anni ha scientificamente perseguito una forte presenza mediatica. Resta da capire se l’abbia fatto al servizio dei governi che la finanziano, o servendosi di essi.