il colloquio
I due fronti del futuro d'Israele: “Rafah e le centrali atomiche dell'Iran”. Parla Benny Morris
“L’atomica iraniana è una minaccia esistenziale per lo stato ebraico e anche per l'occidente”, ci dice lo storico israeliano. La doppia sfida per la sopravvivenza: "Non agire sarebbe la fine dell’idea di paese-rifugio per gli ebrei"
L’attacco iraniano contro Israele ha coinvolto non solo Teheran, ma anche due suoi proxies. Gli ayatollah hanno usato Hezbollah e Houthi yemeniti per effettuare simultaneamente gli attacchi. Ma nella regione ci sono stati tre giorni di relativa calma. Israele sta portando avanti operazioni limitate a Gaza, un fronte rimasto tranquillo da quando Gerusalemme ha ritirato la maggior parte dei suoi uomini, lasciando solo una divisione. Sul fronte nord, Hezbollah ha ridotto il fuoco dopo aver lanciato 150 razzi tra il 13 e il 14 aprile. La quiete prima della tempesta? Resta da capire se Israele attaccherà prima o dopo la Pasqua ebraica, fra una settimana.
“La sicurezza di Israele dipende da Rafah”, ha scritto Benny Morris sul New York Times qualche giorno fa. “Netanyahu ha ragione nel dire che è fondamentale per Israele conquistare Rafah e distruggere i battaglioni di Hamas stanziati in quella città protetta da uno scudo umano di 1,4 milioni di residenti. Se ciò non accade, Hamas sopravviverà per combattere, uccidere e stuprare un altro giorno e il suo leader, Yahya Sinwar, emergerà dal nascondiglio dichiarando la vittoria. E avrà ragione”. Morris subito dopo il 7 ottobre aveva scritto su Haaretz: “Israele dovrebbe attaccare l’Iran”. Era il momento in cui punire i mandanti e gli organizzatori del pogrom contro i kibbutz del sud. “I due fronti, Rafah e Iran, ora sono connessi”, spiega il famoso storico israeliano al Foglio.
“Lo spettacolo della debolezza israeliana potrebbe indurre Hezbollah a scommettere su una guerra su vasta scala” ci dice Morris. “Una Hamas risorta minaccerà nuovamente le comunità di confine del sud di Israele. Oggi Israele può essere considerato il luogo meno sicuro sulla terra per gli ebrei. Invadere Rafah è dunque vitale per eliminare Hamas e ripristinare la sicurezza. Non è necessario che ti piaccia Netanyahu per capirlo. Israele non può consentire ad Hamas di controllare anche solo una parte di Gaza dopo l’invasione di Israele del 7 ottobre. Non possiamo avere una potente organizzazione terroristica al potere ai nostri confini. Attaccheranno ancora Israele. E per distruggere Hamas dobbiamo andare a Rafah. Resteranno ancora terroristi in grado di attaccarci, ma non come organizzazione militare al potere”.
Veniamo all’Iran. “Il suo progetto nucleare deve essere distrutto prima che gli ayatollah abbiano la bomba, perché hanno promesso di distruggere Israele” ci dice Morris. “I presidenti americani e Netanyahu avevano promesso che gli iraniani non avrebbero avuto la bomba, ma Israele non ha fatto quello che è necessario. E ora le sue centrali atomiche sono difficili da attaccare. Anche se Israele potesse soltanto danneggiarle dovrebbe tentare. Gli americani non capiscono che per noi è una minaccia esistenziale, ma anche per l’occidente. Qualunque sia la decisione finale dei ministri israeliani, ci devono essere due cose in fondo alla loro mente: una è lo spettro del programma di armi nucleari dell’Iran, che la maggior parte degli analisti ritiene sia prossimo al completamento, anche se non sono d’accordo su quanti mesi rimangano esattamente prima che l’Iran abbia il potere e la capacità di colpire con precisione. Il secondo è la consapevolezza che i leader iraniani hanno ripetutamente promesso di distruggere lo stato ebraico. L’attacco missilistico iraniano è un’occasione d’oro per rimediare a questa situazione con almeno un certo grado di legittimità internazionale, data la condanna unanime dell’occidente dell’attacco iraniano. L’attacco iraniano contro Israele segna un momento di svolta nel conflitto in medio oriente, anche se non ha avuto successo. Questa è la prima volta che l’Iran colpisce direttamente Israele, senza nascondersi dietro i suoi proxies. Potrebbe indicare la direzione che prenderà il conflitto Israele-Iran nei prossimi mesi. Molto dipende dalla risposta di Israele all’attacco iraniano nei prossimi giorni”.
Non ci sarebbe escalation globale. “No” incalza Morris. “Russia e Cina non interverrebbero mai per salvare l’Iran. Attaccare l’Iran causerebbe una guerra israelo-iraniana che Israele potrebbe gestire. Questo è il momento per attaccare l’Iran”. Ma gli ayatollah sarebbero irrazionali abbastanza da attaccare con l’atomica Israele? L’ex presidente iraniano Hashemi Rafsanjani disse: “L’uso anche di una sola atomica contro Israele distruggerebbe il paese, mentre, se Israele usasse le proprie atomiche, riuscirebbe solo a ferire il mondo islamico. Non è una cosa irragionevole concepire una simile eventualità”.
“Ho pensato a questo per anni” dice Morris. “Non ha senso agli occhi occidentali. Il problema è che gli ayatollah sono fanatici religiosi, pensano che il messia e Allah li salveranno e potrebbero assumersi il rischio. Una parte di loro è razionale, un’altra no, sono messianici che pensano che con l’aiuto di Allah distruggeranno Israele. L’unico modo per fermarli è distruggere il loro programma atomico”. E se Israele non entra a Rafah e l’Iran non viene fermato, quale minaccia sarebbe per Israele? “Gli israeliani al nord e al sud non tornerebbero nelle loro case e Israele avrebbe un problema di profughi interni per anni. Sarebbe la fine dell’idea di Israele come paese-rifugio per gli ebrei”.