"Il dopo Israele"
Hamas (e Iran) il 7 ottobre pensavano di occupare lo stato ebraico e dividerlo in "cantoni"
Lo afferma Ilan Kfir, che ha pubblicato il libro "La conquista della divisione di Gaza": "L'obiettivo è chiaro ora. I capi di Hamas avevano individuato diversi punti della città, che avrebbero dovuto essere affollati, per compiere un massacro di massa"
“Gerusalemme sarà musulmana”, ha detto due giorni fa l’ayatollah Khamenei dall’Iran. Quasi una conferma di quelle intenzioni è arrivata dal giornalista israeliano Ilan Kfir, il quale ha rivelato che Hamas il 7 ottobre voleva raggiungere il cuore di Tel Aviv. Kfir ha pubblicato “La conquista della divisione di Gaza”, il primo libro in ebraico sul pogrom d’autunno. “Oggi il quadro è molto più chiaro rispetto al 7 ottobre” racconta a Kan. “Hamas non era soddisfatta della fase uno. Obiettivo centrale dell’operazione sarebbe stato un raid a Tel Aviv. I capi di Hamas avevano individuato diversi punti della città, che avrebbero dovuto essere affollati, per compiere un massacro di massa. Ma si è verificato un enorme afflusso di forze israeliane nell’area di Nevatim”, spiega Kfir. “Non c’è dubbio che se Hamas avesse proceduto alla seconda fase, il trauma e il disastro del 7 ottobre sarebbero stati raddoppiati”. Le mappe trovate con i terroristi indicavano che Hamas intendeva raggiungere Kiryat Gat. Poi attaccare la prigione di Shikma ad Ashkelon e liberare i terroristi. Un altro piano era quello di attaccare la base aerea di Hatzerim.
Credevano di compiere una missione divinamente ordinata. Hamas il 7 ottobre non voleva soltanto uccidere e rapire quanti più israeliane possibile. “Credevano fermamente nell’idea che Allah era con loro e che avrebbero rovesciato Israele, e avrebbero iniziato a dividerlo in cantoni già il giorno successivo alla conquista”. Parla così al quotidiano israeliano Haaretz un pezzo grosso di Gaza che aveva partecipato alla conferenza, voluta dal leader di Hamas Yahya Sinwar, in cui si era messo nero su bianco il piano per il “dopo Israele”.
“Un giorno mi chiama un noto esponente di Hamas e mi dice con orgoglio che stanno preparando l’elenco completo dei capi dei comitati per i cantoni che verranno creati in Palestina. Mi offre la presidenza del comitato Zarnuqa, dove la mia famiglia viveva prima del 1948”. Il villaggio arabo di Zarnuqa si trovava vicino a Ramle; oggi sul suo territorio sorge il quartiere Kiryat Moshe di Rehovot. “Iyad”, il palestinese di Gaza che parla a Haaretz, era stato informato che avrebbe guidato il gruppo incaricato di risanare l’area di Ramle-Rehovot il giorno successivo alla realizzazione dell’“ultima promessa”. “Sei fuori di testa”, ha detto Iyad al membro di Hamas, chiedendogli di non chiamarlo più.
La conferenza si è tenuta all’Hotel Commodore, in riva al mare di Gaza, ed è stata organizzata dal Kanaan Obeid, oggi in carcere in Israele dopo essere stato catturato mentre cercava di fuggire nel sud della Striscia. “Abbiamo un registro del numero degli appartamenti e delle istituzioni israeliane”, ha detto Obeid alla conferenza. Ma anche degli istituti scolastici, delle stazioni di servizio, degli impianti elettrici e dei sistemi fognari in Israele: “Dobbiamo essere pronti ad amministrarli”. I piani erano così dettagliati che i partecipanti alla conferenza iniziarono a stilare un elenco di tutte le proprietà in Israele e nominarono “rappresentanti” per occuparsi dei beni che sarebbero stati sequestrati da Hamas a Israele.
Una questione sarebbe stata come trattare gli israeliani. “Nel trattare con i coloni ebrei in terra palestinese, deve esserci una distinzione tra un combattente, che deve essere ucciso; un ebreo che sta fuggendo e può essere perseguito per i suoi crimini e un individuo pacifico che si arrende e può essere o integrato o avere il tempo di andarsene”. La “Dichiarazione di indipendenza” di Hamas voleva essere una “diretta continuazione” del Patto di Omar Bin al Hattab stipulato con il vescovo Sofronio, patriarca cristiano nel 638 durante l’invasione araba di Gerusalemme, quando la città era sotto il dominio bizantino e Saladino autorizzò cristiani ed ebrei a vivere a Gerusalemme sotto la sharia.
I partecipanti alla conferenza di Hamas hanno discusso della creazione di apparati politici: “Un annuncio sarà indirizzato alle Nazioni Unite in cui si dichiara che lo Stato di Palestina è succeduto allo Stato di occupazione e godrà dei diritti dello Stato di occupazione”. Si presumeva inoltre che il nuovo stato avrebbe ereditato gli accordi sui confini con l’Egitto e la Giordania. Dato che il valore dello shekel rischiava di essere ridotto a “zero”, Hamas raccomandava ai palestinesi di convertire tutti i loro risparmi “in oro, dollari o dinari”. Sembra il romanzo “If Israel Lost the War” di Robert Littell, in cui gli occupanti islamici emanano il decreto numero 1223: “Deportazione di tutti gli ebrei nati all’estero”. Dopo il 7 ottobre e il lancio di missili da Teheran, le allucinazioni dei fanatici andrebbero prese più sul serio.