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Columbia, Yale: Hamas. I campus più prestigiosi d'America sono inaccessibili a prof. e studenti ebrei

Giulio Silvano

Le “zone liberate” dei campus americani sono liberate dagli ebrei. Tra le proteste sventolate anche le bandiere del gruppo terrorista. "Questo antisemitismo è riprovevole e pericoloso", ha detto Biden

Ieri, giorno di Pesach, le lezioni alla Columbia University sono state spostate online. Da sei giorni nel campus di Manhattan va avanti una protesta non autorizzata che si è trasformata in un accampamento, con tende, tamburi e canti che incitano alla resistenza dei palestinesi. Questo Gaza Solidarity Encampment, dicono gli studenti che hanno organizzato la manifestazione, resterà “finché la Columbia non si priverà di tutti i finanziamenti da parte di aziende che traggono vantaggio dall’apartheid, dal genocidio e dall’occupazione da parte di Israele in Palestina”. Come ha notato Franklin Foer, dell’Atlantic, “la Columbia ha un dipartimento di studi mediorientali che è sempre stato molto radicale sulla questione palestinese”. 

 

Si è usciti dagli attacchi al governo Netanyahu e alla sua gestione del conflitto, si è passati ad attaccare l’esistenza stessa dello stato ebraico. “E’ antisemitismo puro e semplice”, ha detto la giornalista della Cnn Dana Bash: “Se negli slogan degli studenti rimpiazzassimo il termine ebrei con qualsiasi altra minoranza, il paese sarebbe indignato. Le proteste vanno oltre i diritti dei palestinesi”. Ci sono gruppi come Voci ebraiche per la pace, ma ci sono anche persone che hanno calpestato con violenza la bandiera con la stella di David – come si vede fare nelle vie di Teheran – e alcuni ne brandivano addirittura una di Hamas, cantando in coro per la distruzione dello stato ebraico. Un rabbino della scuola ha invitato gli studenti ebrei a tornare a casa ed evitare il campus. Un altro ha detto: “Resistiamo, festeggiamo qui la Pesach. Non dobbiamo avere paura, celebriamo il nostro orgoglio durante il Seder”.

Si parla di un livello palpabile di antisemitismo, e per questo la presidente dell’università della Ivy League, Minouche Shafik, ha deciso qualche giorno fa di chiamare la polizia. Solo giovedì sono stati arrestati 113 studenti. Il giorno prima Shafik era stata a Washington in audizione davanti a una commissione della Camera sull’antisemitismo nelle università, come avevano già fatto le presidenti di Mit, Harvard e University of Pennsylvania (quelle di Harvard e UPenn si erano poi dimesse dopo le loro goffe risposte e la pessima gestione delle manifestazioni). Molti studenti ebrei intervistati da giornali e tv parlano di un clima pericoloso. Alcuni, con la bandiera palestinese in mano, urlavano a studenti con la kippah: “Tornatevene in Polonia!” e cose come: “Non sapete far altro che colonizzare, tornatevene in Europa!”. Il senatore democratico John Fetterman ha detto: “Mancano solo le torce accese e poi non è così diverso da Charlottesville”, facendo riferimento alla marcia dei suprematisti bianchi del 2017. Sull’onda delle proteste alla Columbia – che già negli anni del Vietnam era stata la versione della costa est di Berkeley – anche a Yale lunedì mattina sono stati arrestati 40 manifestanti dopo che era stato creato un accampamento di circa 500 persone. 

 

Eric Adams, primo cittadino di New York, “in quanto sindaco della città con la più grande comunità ebraica fuori da Israele”, ha inviato altri poliziotti intorno agli edifici universitari. Ha detto che ha sentito delle persone urlare: “Siamo Hamas”. Anche dalla Casa Bianca è arrivata la solidarietà del presidente Joe Biden, senza nominare però direttamente la Columbia: “Questo antisemitismo è riprovevole e pericoloso, e non deve avere alcuno spazio né nei campus né da nessun’altra parte nel paese”, dice il comunicato. 

 

Nel fine settimana il Congresso ha finalmente passato il pacchetto d’aiuti da 95 miliardi di dollari per Ucraina, Israele e Taiwan. L’opposizione agli aiuti e i ritardi nel voto sono sempre stati dovuti alla fronda trumpiana, spesso filoputiniana, ma sulla legge per gli aiuti militari a Israele e per gli aiuti umanitari a Gaza alcuni democratici hanno votato contro. Si tratta di 37 deputati sui 213 democratici presenti in aula. Alcuni sono i sandersiani di scuola socialista, più o meno 14, gli stessi che la scorsa settimana hanno votato contro la decisione di condannare l’Iran per aver lanciato i missili su Israele. Ma ai membri della Squad, alle Alexandria Ocasio-Cortez e alle Ilhan Omar si stanno aggiungendo nuovi deputati, come Becca Balint, prima ebrea alla Camera a chiedere un cessate il fuoco. “Sostengo Israele, i miei nonni sono stati uccisi nell’Olocausto, ma in questa scelta sono certa di stare con la maggior parte degli americani”. Ogni giorno che passa la percentuale di cittadini che critica il modo in cui il governo si rapporta a Israele aumenta, e questo è un serio problema elettorale per Biden. 
 

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