in africa

La mattanza dei cristiani in Burkina Faso

Matteo Matzuzzi

Rapimenti, stragi, migrazioni forzate. L'avanza jihadista nel paese africano mette a rischio la vita delle comunità cristiane. Nel silenzio del mondo

La scorsa settimana un giovane seminarista, Edouard Yougbare, è stato rapito e assassinato a Fada N’gourma, nel Burkina Faso orientale.  Il suo corpo è stato recuperato giorni dopo. “Edouard è un martire”, ha detto John Pontifex, di Aiuti alla Chiesa che soffre-Uk. Non è un caso isolato: due mesi fa, analoga sorte era capitata a un altro catechista, stavolta nella diocesi di Dori, mentre stava guidando un momento di preghiera in una cappella. A febbraio, durante una messa sempre a  Dori, un attacco aveva causato la morte di una ventina di fedeli (lo stesso giorno, una strage veniva compiuta anche in una moschea). 

 

Il Burkina Faso è diventato terra di conquista per l’estremismo islamico jihadista, che avanza in tutto il Sahel: “Oggi è quello che dieci anni fa rappresentava il nord dell’Iraq. E Dori, nel nord del paese, rappresenta quello che Mosul era in quegli anni, considerata capitale del sedicente stato islamico”, dice Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs). Non è una novità: già un anno fa, proprio presentando il rapporto di Acs, ci si era soffermati a lungo sul paese africano grande poco meno dell’Italia e privo di accessi al mare, che i due colpi di stato del 2022 hanno reso facile preda per l’estremismo jihadista.

 

I cristiani rappresentano circa il trenta percento della popolazione e a lungo la convivenza con la maggioranza musulmana è stata possibile e tranquilla. L’indebolimento progressivo dello stato e le interferenze esterne hanno creato un varco per milizie che sfruttano la matrice religiosa per farsi largo: “In quasi tutta la nazione è all’ordine del giorno il terrorismo di matrice islamista, il cui modus operandi si traduce nelle espulsioni della gente dai propri villaggi, in rapimenti, sequestri, massacri contro la popolazione civile. Il territorio è controllato per quasi il 60 per cento dagli attori di questa atroce tirannia”, sottolineava lo scorso giugno mons. Théophile Nare, vescovo di Kaya. Open Doors ha raccolto le storie di cristiani rapiti, delle sevizie cui erano sottoposti e del divieto assoluto di pregare: “Se ti vedono pregare, ti uccidono. Se ti scoprono a cantare o a battere le mani, sei morto. Ci hanno costretto a recitare le preghiere musulmane e a leggere il Corano. Eravamo sempre circondati da pistole”, ha raccontato uno di loro, che insieme alla madre e alla sorella riuscì a scappare e a raggiungere – dopo cinque giorni di fuga a piedi – una città in cui chiedere aiuto. 

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  • Matteo Matzuzzi
  • Friulsardo, è nato nel 1986. Laureato in politica internazionale e diplomazia a Padova con tesi su turchi e americani, è stato arbitro di calcio. Al Foglio dal 2011, si occupa di Chiesa, Papi, religioni e libri. Scrittore prediletto: Joseph Roth (ma va bene qualunque cosa relativa alla finis Austriae). È caporedattore dal 2020.