Il conflitto

Cos'è Maidan-3, la psy-op del Cremlino rivolta a un pubblico ucraino

Cecilia Sala

Kharkiv è il bersaglio preferito sia delle bombe sia della guerra psicologica russa. La risposta di Budanov, il capo delle spie di Kyiv

“Maidan-3” è il nome della psy-op russa rivolta a un pubblico ucraino: è la guerra psicologica del Cremlino che procede in parallelo con quella che si combatte lungo i mille chilometri di linea del fronte o nei cieli delle città sotto il controllo di Kyiv. Secondo il Comitato di intelligence che scrive i briefing per il presidente Volodymyr Zelensky, alla fine dell’anno scorso Mosca ha investito duecentocinquanta milioni di dollari soltanto per la propaganda della Maidan-3 sulla piattaforma social Telegram. L’obiettivo della campagna sarebbe dare massima risonanza ai temi – reali, mistificati o falsi – adatti a destabilizzare e fare impazzire i civili ucraini: gli scambi di prigionieri che sono diventati più rari (una circostanza imposta dal Cremlino e che preoccupa gli ucraini con mariti, figli e amici in cella in Russia); instillare l’idea che Kyiv abbia già perso; mettere i giovani maschi delle città che non sono andati a combattere e quelli schierati al fronte gli uni contro gli altri; fabbricare annunci delle autorità che obbligano ad abbandonare villaggi e città che in realtà il governo ucraino non ha mai ordinato di evacuare. Secondo le autorità ucraine, gli sforzi della campagna Maidan-3 dovrebbero culminare nelle prossime settimane e non oltre la fine di maggio, in vista di una nuova offensiva russa già messa nel conto dall’intelligence di Kyiv ma che oggi accelera per provare a raggiungere qualche obiettivo sul campo prima che gli ucraini mettano a regime i nuovi miliardi di aiuti militari americani. 

 

In questo momento la seconda città più popolosa del paese, Kharkiv, è la vittima prediletta sia della Maidan-3 sia dei missili e delle bombe plananti sganciate dai bombardieri russi. Gli ordigni plananti sono un nuovo sistema per uccidere che l’esercito di  Putin ha usato contro una grande città piena di civili per la prima volta ad aprile, e che gli ucraini del posto hanno soprannominato “bombe impunite”. Sono vecchi arnesi sovietici pieni di cinquecento chili di esplosivo e sono pensati per cadere in verticale dall’alto in basso, ma grazie a due ali  agganciate sul dorso possono planare per quaranta chilometri – la distanza che c’è tra il confine con la Russia e Kharkiv – senza che i bombardieri di Putin debbano mai uscire dal loro spazio aereo e correre il rischio di venire “puniti”, cioè abbattuti. Mentre inauguravano i primi ordigni di questo tipo contro la città, i russi lanciavano una campagna di disinformazione destinata agli abitanti di Kharkiv che si svolgeva tutta su Telegram ed era portata avanti da finti account che imitavano quelli delle autorità locali e invitavano i residenti a lasciare le loro case “perché ormai le munizioni per la contraerea sono finite e restare è diventato troppo pericoloso”. Così Kyiv si è ritrovata a dover prendere contromisure su molti fronti contemporaneamente. Il governo sta ipotizzando di bandire Telegram, che gli ucraini utilizzano moltissimo e che è stata fondamentale all’inizio dell’invasione per il sistema di allerta sugli smartphone quando i radar riconoscevano missili e droni nemici nei cieli, ma che è una piattaforma russa relativamente facile da infiltrare, intercettare e manipolare per il Cremlino. 

Lunedì, in un’intervista alla Bbc ucraina, il capo dell’intelligence militare Kyrylo Budanov ha parlato di alcune di queste contromisure, di Maidan-3 e del primo bombardiere russo mai abbattuto da Kyiv: un Tu-22 che ha preso fuoco in volo il 19 aprile sopra i cieli russi di Stavropol, mentre stava tornando alla base dopo aver partecipato a uno degli ultimi bombardamenti contro le infrastrutture civili. La versione russa è che si sia trattato di un malfunzionamento e che i soldati di Kyiv non c’entrino. La versione del generale Budanov – l’uomo dietro le operazioni dei servizi segreti ucraini in Russia – è: sono stati i miei uomini e hanno colpito da una distanza di trecento chilometri, aspettavamo da settimane che un jet nemico passasse in quel punto e per distruggerlo abbiamo usato una tecnica segreta che è la stessa che ci aveva permesso di abbattere un altro aereo prezioso  (un A-50 che vale  trecento milioni di dollari) alla vigilia del secondo anniversario dell’invasione totale a febbraio. Per Budanov il momento più duro arriverà tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate, ma “agli ucraini non mancano le soluzioni creative”  per contrastare sia la guerra materiale sia quella psicologica: il catastrofismo, anche questa volta, “è mal riposto” – e costantemente esagerato dalla Maidan-3. 

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