un fragile obiettivo
Sunak ora può mandare i richiedenti asilo in Ruanda. Tempi e costi
Il premier inglese è convinto dell'enorme potere dissuasivo della sua misura per chi tenta di arrivare nel Regno Unito. Ma le Nazioni unite e il Consiglio d'Europa hanno chiesto a Londra di riconsiderare il provvedimento
Obiettivo raggiunto, fragile obiettivo: il Regno Unito potrà finalmente spedire i richiedenti asilo in Ruanda, dando seguito al costosissimo accordo stretto con Kigali per risolvere una delle questioni più pressanti per il governo di Rishi Sunak, ossia l’immigrazione, esplosa dai tempi in cui si prometteva di risolvere tutto con la Brexit. E pazienza se i voli difficilmente partiranno prima di luglio – data alla quale ieri il premier non ha escluso si possa andare al voto – e se non riguarderanno che qualche centinaio di persone al massimo, per Sunak il via libera dato dalla camera dei Lord al decreto sicurezza nella notte tra lunedì e martedì, se non proprio una vittoria, ha il vantaggio di non rappresentare l’ennesima sconfitta dopo cinque mesi di tentativi di far passare una legge-simbolo nata da un’idea di Boris Johnson, perfezionata dalla ex ministra dell’Interno Suella Braverman e diventata una specie di chiodo fisso per il premier. Sunak è convinto che la minaccia di finire in Ruanda abbia un potere dissuasivo enorme per chi tenta di arrivare nel Regno Unito attraversando la Manica, come i migranti saliti su un gommone stracarico e ritrovati morti ieri sulle spiagge francesi. Tra loro c’era una bambina di sette anni e Sunak, nel commentare la notizia, ha detto che la nuova legge è un atto di “compassione” in quanto taglierà senz’altro, a suo avviso, le gambe agli scafisti. “L’approvazione di questa legge rivoluzionaria non è solo un passo in avanti, ma anche un cambiamento cruciale nell’equazione globale sulla migrazione”, ha spiegato, annunciando che “nulla potrà frapporsi” tra il governo e la soluzione del problema, anche se, come riconosciuto dal sottosegretario responsabile della Migrazione illegale, “ci saranno delle sfide, ma le supereremo”.
Le Nazioni Unite e il Consiglio d’Europa hanno chiesto a Londra di riconsiderare la misura, che i Lord hanno cercato in tutti i modi di bloccare, salvo cedere alla fine: il ruolo stesso dei peers, non eletti, è oggetto di dibattito. I migranti potranno fare appello contro la decisione, ma solo se dimostreranno che andare in Ruanda sarebbe davvero pericoloso. Le ingiunzioni provvisorie della Corte dei diritti dell’uomo verranno invece ignorate, ha detto Sunak, che però deve vedersela col fatto che i funzionari pubblici e le compagnie aeree dovranno violare le leggi internazionali, e non è detto che nel farlo abbiano la stessa disinvoltura del governo britannico. Fin dall’inizio le obiezioni sono state numerose, accanite, bipartisan: a essere sotto la lente non è l’idea di avvalersi del supporto di un altro paese nella gestione dei flussi migratori, come nel caso dell’Italia con l’Albania, ma il fatto di appoggiarsi a Kigali, che ha trascorsi tutt’altro che specchiati in materia di diritti umani e che ha già ricevuto 220 milioni di sterline e sta per averne altri 150 milioni per gestire le richieste di asilo di circa 200 migranti l’anno, pari allo 0,7 per cento degli arrivi illegali.
Sono state già individuate 150 persone adatte al trasferimento nelle strutture già pronte ad ospitare 2200 persone e per ciascuna anche le autorità ruandesi hanno fatto delle ricerche e i primi voli dovrebbero partire tra circa dieci settimane, anche se il governo spera di fare prima. Il leader dell’opposizione, Keir Starmer, che ha il vento in poppa nei sondaggi, ha detto che revocherà la misura qualora diventasse premier, anche perché gli aspetti ancora non chiari sono molti: per esempio quando il trasferimento nei centri “di rimozione” si trasformerà in detenzione vera e propria? Un sondaggista rispettato come John Curtice ha dichiarato che difficilmente il decreto cambierà il senso di sfiducia dell’elettorato nei confronti della proposta conservatrice, giudicata ormai sfiatata. Con questo decreto, che deve ricevere il “royal assent” da parte di re Carlo, Sunak si è giocato la sua ultima carta. Il ministro dell’Interno James Cleverly è in Italia da ieri per parlare di immigrazione con il suo omologo Matteo Piantedosi per discutere di migrazione dal Nord Africa e favorire i rimpatri. Oggi sarà a Lampedusa, primo tra i ministri britannici, a vedere la situazione. “I nostri paesi hanno dimostrato di essere disposti a scuotere lo status quo e a usare soluzioni innovative per affrontare la questione, perseguendo in modo determinato i gruppi di trafficanti di uomini”, ha dichiarato in un comunicato.