(foto EPA)

da bruxelles

L'Ue sempre più dura con la Cina sugli squilibri economici. Pechino protesta

David Carretta

La Commissione europea ha aperto per la prima volta un’inchiesta sulla base dello strumento per gli appalti internazionali, che potrebbe portare all’esclusione delle aziende cinesi dalle gare nell’Unione. Il botta e risposta

Bruxelles. La Commissione europea ieri ha aperto per la prima volta un’inchiesta sulla base dello strumento per gli appalti internazionali, che potrebbe portare all’esclusione delle aziende cinesi dalle gare nell’Unione europea perché il governo di Pechino non concede parità di accesso alle imprese europee che vendono dispositivi medici. Il giorno prima la stessa Commissione ha compiuto delle ispezioni nella sede di una società cinese in Polonia e nei Paesi Bassi sospettata di beneficiare di sovvenzioni pubbliche di Pechino per competere più facilmente nel mercato unico dell’Ue. Anche in questo caso si è avvalsa di un nuovo strumento, introdotto di recente: il regolamento anti sovvenzioni estere.

 

Il bersaglio è Nuctech, società statale un tempo gestita dal figlio dell’ex presidente Hu Jintao, che produce e commercializza scanner per la sicurezza dei bagagli e che gli Stati Uniti hanno inserito nella lista nera della sicurezza nazionale. Nel frattempo, continua l’inchiesta della Commissione sulle sovvenzioni concesse da Pechino ai veicoli elettrici, che potrebbe concludersi nei prossimi mesi con dazi sulle auto elettriche importate dalla Cina. Usando i nuovi poteri del Digital Services Act, la Commissione ha fatto piegare la cinese TikTok, che ieri ha annunciato la sospensione del programma a premi della sua app Lite, minacciata di chiusura dall’Ue perché tossica e crea dipendenza negli utenti. Questa lista non esaustiva mostra la volontà di riequilibrare i rapporti economici con la Cina. Le reazioni sempre più irritate di Pechino lasciano pensare che l’Ue abbia deciso di fare sul serio. “L’Europa è e resterà un continente aperto al mondo. E’ nel nostro Dna. Ma ora siamo aperti alle nostre condizioni”, spiega al Foglio il commissario al Mercato interno, Thierry Breton.

 

“L’Ue sta inviando un segnale di protezionismo, prendendo di mira le imprese cinesi e questo danneggia l’immagine dell’Ue”, ha detto il portavoce del ministero degli Esteri cinese Wang Wenbin, commentando l’inchiesta lanciata ieri sui dispositivi medici. “Esortiamo l’Ue a rispettare i suoi impegni per un mercato aperto e i princìpi di concorrenza leale”. Il problema è che la Cina non rispetta né impegni né princìpi. Secondo la Commissione, c’è una serie di istruzioni politiche, norme giuridiche, decisioni amministrative e pratiche che di fatto sta portando all’esclusione dagli appalti pubblici in Cina delle imprese europee di questo settore. “L’Ue ha identificato una chiara discriminazione nel mercato degli appalti cinese contro i dispositivi medici prodotti nell’Ue”, spiega al Foglio una fonte europea. Dalle siringhe agli scanner più avanzati, Pechino e le autorità locali impongono di comprare dispositivi prodotti in Cina. Il danno per l’Ue è significativo in termini di pil e posti di lavoro, in particolare per Germania, Francia, Paesi Bassi e Italia. Grandi imprese europee hanno annunciato la delocalizzazione (che comporta anche trasferimento di tecnologia). Circa 300 imprese più piccole stanno perdendo una fetta importante del loro fatturato. L’inchiesta avvia un periodo di nove mesi in cui Bruxelles e Pechino dialogheranno per risolvere il problema. Se la Cina non aprirà le gare ai dispositivi medici europei, la Commissione potrebbe imporre ritorsioni, fino all’esclusione delle imprese cinesi dagli appalti nell’Ue.

Pechino ha accusato l’Ue di protezionismo anche nell’utilizzo dello strumento anti sovvenzioni estere. “La distorsione sconsiderata della definizione di sussidio da parte europea e la mancanza di apertura e trasparenza delle norme procedurali durante le indagini sono un atto protezionistico che danneggia il clima di concorrenza leale”, ha detto il ministro del Commercio di Pechino l’11 aprile. La Commissione aveva appena aperto un’indagine sulle sovvenzioni concesse a società cinesi che partecipano a gare di appalto di turbine eoliche in Spagna, Grecia, Francia, Romania e Bulgaria. La Camera di commercio cinese nell’Ue ha parlato di “atto di coercizione economica”. Il nuovo regolamento anti sovvenzioni estere si sta dimostrando particolarmente efficace. A seguito di un’indagine, un colosso nel settore ferroviario, Crrc Qingdao Sifang, si è ritirato da una gara in Bulgaria per la fornitura di treni elettrici per un valore di circa 610 milioni di euro. Un’altra inchiesta è stata aperta contro due società cinesi che fabbricano pannelli solari che partecipano a un appalto per un parco da 455 megawatt in Romania. Le ispezioni contro la società Nuctech sono state denunciate dalla Camera di commercio cinese come “raid all’alba”. 

 

Il commissario Breton è stato uno degli artefici della legislazione che ha permesso all’Ue di mostrare più muscoli con la Cina. La sovranità europea e la sicurezza economica si applicano sempre a più settori. Le nuove regole sulle piattaforme digitali, sull’intelligenza artificiale o sulla sicurezza informatica, così come le misure di difesa commerciale, servono a proteggere “la nostra competitività, la nostra sicurezza economica e la nostra indipendenza politica”, dice Breton. Secondo il commissario, “il rapporto tra Ue e Cina non può essere ridotto a scelte binarie ‘amico o nemico’, ‘cooperare o disaccoppiare’. Nessuna relazione tra due grandi potenze può essere così semplice. Ma l’Europa ha capito che doveva riequilibrare i suoi rapporti con la Cina, come con gli altri. Perché nella vita, in politica e negli affari, tutto si basa su veri rapporti di forza”, dice Breton.

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