Esempi da seguire
Washington dimostra di essere una superpotenza. Lezioni per l'Ue
Ecco la dimostrazione di una vera democrazia. Nel momento dell’aut-aut, gli americani sanno andare oltre, come i veri leader. Riconoscono qual è la cosa giusta da fare – the done thing – e quali valori difendere
Il Senato americano, a seguito del voto della House of Representatives, ha approvato i disegni di legge sugli aiuti a Ucraina, Israele e Taiwan. 95 miliardi di dollari: 60,8 destinati a Kyiv, 26,4 a Gerusalemme (di cui 9 miliardi per aiuti umanitari alla popolazione palestinese) e 8,1 per la sicurezza nell’Indo-Pacifico. Un pacchetto ambizioso, degno di un paese che dimostra di essere, nonostante alcune voci pessimiste, la superpotenza globale.
Dietro a questo importante risultato il velo di Maya si strappa, si affievoliscono quelle supposizioni che da mesi ascoltiamo nei dibattiti politici e leggiamo sui quotidiani. Pareva impensabile – è stata di fatto descritta dai più come una sorpresa – l’ampia maggioranza bipartisan che ha dato il via libera agli aiuti. Come sembrava impossibile che uno come Mike Johnson, un uomo di Trump, ultraconservatore e fervente cattolico, fosse in grado di unire repubblicani e democratici sotto un unico cielo. Sono in molti a chiedersi se le posizioni espresse anche da un gruppo di parlamentari repubblicani e dalla linea non certo scontata dello speaker siano l’inizio di una minore presa o revisione, all’interno del partito, di posizioni marcatamente critiche dell’ex presidente Trump nei confronti dell’Alleanza atlantica e del sostegno a Kyiv.
Da mesi il ritratto degli Stati Uniti secondo i nostri media è quello di un paese diviso, un paese dagli ideali decadenti, destinato a perdere quella corsa globale con la Cina, destinato al disimpegno negli attuali scenari di crisi globali. Sulle elezioni presidenziali del prossimo novembre, innumerevoli sono state le affermazioni secondo cui gli Stati Uniti avrebbero presto abbandonato l’Europa, favorendo politiche ancor più protezioniste ed escludenti, lasciando noi europei soli di fronte alla Russia di Putin, alla Cina di Xi Jinping o alle insidie del terrorismo islamico. Tali teorie, dopo il voto coeso di repubblicani e democratici sul pacchetto, sono oggi state smentite.
Ecco la dimostrazione di una vera democrazia, quella che conserva ancora le caratteristiche descritte da Tocqueville nel suo più celebre saggio. Gli Stati Uniti, nonostante gli accesi, e talvolta aspri, dibattiti interni sanno nel momento delle decisioni quale direzione prendere. Nel momento dell’aut-aut, gli americani sanno andare oltre, come i veri leader. Riconoscono qual è la cosa giusta da fare – the done thing – e quali valori difendere. Di fronte a potenze revisioniste che credono di avere il destino del mondo nelle loro mani – lo Zar, il Dragone, l’Antica Persia – gli Stati Uniti si fanno garanti della libertà, della democrazia, dello stato di diritto. L’atlantismo racchiude dentro di sé questi valori, princìpi che non sono come ci insegna Amartya Sen soltanto occidentali bensì universali.
Gli Stati Uniti hanno scelto di rispondere all’alta prova che oggi Ucraina, Israele e Taiwan ci pongono davanti. Tre scenari in cui è in gioco la difesa del mondo libero e dell’ordine globale basato sulla cooperazione internazionale e su regole condivise. L’Europa, oggi, ha solo in parte superato gli interessi degli stati membri – la leadership dell’Ue ancora non è in grado di mediare e sintetizzare le istanze individuali elevandole a comuni. Sull’Ucraina vi è stata certo una politica comune condivisa, soprattutto dal punto di vista degli aiuti, ma sulle politiche o sulle altre scelte da attuare – energia, difesa – finora hanno prevalso gli interessi dei singoli. Obiettivo della prossima tornata: un’Europa più unita e più politica, nel vero senso della parola.
L’Italia, che l’Ue l’ha fondata, può oggi realmente “tracciare la rotta”, come ha affermato il presidente Meloni, così come può divenire sempre più un connettore strategico, dal Mediterraneo all’Indo-Pacifico, passando per Washington. Coltiviamo questa ambizione, insieme.
Giulio Terzi di Sant’Agata
senatore, presidente IV commissione Politiche dell’Unione europea
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