Offensiva europeista
Macron rilancia la missione franco-europea contro i sovranisti, che in casa sono forti
Nel suo ultimo discorso il presidente francese difende il suo lavoro e ricorda l'attuazione della sua agenda politica. Frecciatine a Marine Le Pen
Parigi. Ufficialmente non era un discorso di campagna, un comizio per soccorrere la capolista di Renaissance, Valérie Hayer, in difficoltà nei sondaggi in vista delle europee di giugno. “Ceci n’est pas un meeting politique”, assicurava alla vigilia il suo entourage. Ma col “Sorbonne II”, il discorso pronunciato ieri nella più antica università parigina a sette anni dalle prime proposte sull’Europa, il presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron, ha voluto indubbiamente rilanciare la sua missione europea, difendendo il suo bilancio dinanzi agli attacchi dei sovranisti, ricordando che molte idee della sua agenda sono diventate realtà e delineando le sfide che attendono l’Ue nei prossimi anni. “Ho voluto venire qui, nello stesso luogo, per riavvolgere il nastro delle nostre conquiste e parlare del nostro futuro: il nostro futuro europeo, che è per definizione il futuro della Francia”, ha esordito Macron, sottolineando i progressi in termini di unità e sovranità resi possibili grazie all’impulso francese. A partire dall’“unità finanziaria per superare la pandemia” legata al Covid-19. “Quando noi francesi abbiamo proposto l’idea di un debito comune, la gente ha detto che era una meravigliosa idea francese, ma che non si sarebbe mai realizzata. Ebbene, prima siamo riusciti a costruire un accordo franco-tedesco, poi, come europei, siamo passati al livello successivo raccogliendo 800 miliardi di euro”, ha ricordato l’inquilino dell’Eliseo. Dal piano di rilancio europeo post Covid-19 all’acquisto congiunto di vaccini e gas, dall’adozione di una regolamentazione digitale e di strumenti di difesa commerciale alla riabilitazione dell’energia nucleare e all’elaborazione di una politica industriale, i 27 stati membri, dal 2019, hanno intrapreso iniziative inedite nel solco dell’“Europa sovrana” sostenuta da Macron fin dal 2017. “Chi avrebbe mai pensato che avremmo potuto liberarci della nostra dipendenza dagli idrocarburi russi, acquistare in comune e riformare rapidamente il nostro mercato dell’elettricità? E che dire della difesa? Chi avrebbe scommesso sull’unità europea fin dal primo giorno dell’aggressione russa in Ucraina e sul massiccio sostegno militare dell’Unione europea? Lo abbiamo fatto”.
Che Macron abbia contribuito a plasmare l’agenda dell’Ue negli ultimi cinque anni lo ha riconosciuto anche l’opposizione. “Riconosco a Emmanuel Macron il merito di aver segnato dei punti nell’agenda che si era prefissato”, ha dichiarato François-Xavier Bellamy, capolista dei Républicains (il partito gollista) alle europee. Secondo il segretario di stato per gli Affari europei, Jean-Noël Barrot, “la Francia non è mai stata così influente in Europa” come lo è stata dalle elezioni europee del 2019 in avanti. “La sfida è fare in modo che tra cinque anni l’Ue assomigli ancor di più alla visione che di essa ha la Francia. Siamo gli unici in grado di farlo”, ha aggiunto Barrot, lasciando intendere che, votando la lista sovranista di Jordan Bardella, candidato del Rassemblement national, o quella dei socialisti guidati da Raphaël Glucksmann, i francesi non avranno alcuna possibilità di lasciare il segno nel prossimo mandato europeo.
Ieri, in conclusione del suo discorso, Macron ha sottolineato che “parlare d’Europa, significa sempre parlare della Francia” e che “le idee europee”, per ora, “hanno vinto la battaglia gramsciana”, perché “tutti i nazionalismi in giro per l’Europa non osano più dire che usciranno dall’euro o dall’Ue”. Una frecciata a Marine Le Pen, che ha abbandonato definitivamente l’idea di Frexit, presente nel suo programma del 2017.
Dalle piazze ai palazzi