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nel regno unito

In Scozia si dimette il premier Yousaf, che ha sbagliato calcoli facili

Cristina Marconi

Il first minister ha evitato di andare alla conta con un voto di fiducia che avrebbe fatto cadere il governo. Resterà in carica il tempo necessario per trovare un successore, ma per l’Snp non sarà facile: il partito fatica a trovare un’identità comune dopo la ferrea leadership di Sturgeon

Il partito delle ossessioni: per l’indipendenza, certo, ma anche per il gender e per il clima. Questo è stato l’Snp sotto la fulminea leadership di Humza Yousaf, il first minister durato 398 giorni e dimessosi prima che un doppio voto di fiducia già in agenda per questa settimana gli tagliasse le gambe. Ossessioni che però non corrispondono a forza, ma anzi danno il senso di un partito in bancarotta d’idee, travolto dallo scandalo sui fondi che ha colpito il marito di Nicola Sturgeon ma anche incapace di trovare un’identità in un momento in cui la strada verso un possibile referendum è tutta da costruire.

Il crollo è iniziato quando il trentanovenne Yousaf, origine pachistana e mandato da uomo della continuità, ha annunciato la settimana scorsa che i target sulle politiche ambientali sono impossibili da raggiungere nella loro forma attuale, facendo infuriare i Verdi, con cui c’era un’alleanza di governo ereditata da Sturgeon. Anticipando il rischio di rottura dell’asse con i Green, messa ai voti dai leader del partito, Yousaf ha deciso di abbandonarli lui per primo, senza calcolare che senza gli alleati gli sarebbero mancati i voti a Holyrood, il Parlamento scozzese. “La mia speranza era di lavorare con i Verdi, ma in modo più informale”, ha spiegato dopo un fine settimana di valutazioni che l’hanno portato a fare un passo indietro nella convinzione che il rapporto con gli ecologisti possa essere ricucito meglio da qualcun altro, senza bisogno di andare subito alle urne come chiesto invece da un Labour sempre più baldanzoso dopo gli anni dell’irrilevanza. Il partito di Keir Starmer sta assistendo a spettacoli simili dai due lati del muro di Adriano: Tory e Snp cambiano leader e politiche, sono in preda a lotte intestine e faticano a rimettersi in piedi. 

In conferenza stampa, Yousaf, deputato dal 2011, è apparso contrito e consapevole degli errori fatti, che nel pimpante dibattito locale tutti i commentatori e i politici di ogni schieramento, compreso il suo, gli hanno fatto notare con caratteristica schiettezza. Resterà in carica il tempo necessario per trovare un successore, che però rappresenta un dilemma per l’Snp, partito che al di là dell’indipendentismo fa fatica a trovare un’identità comune dopo i nove anni di ferrea leadership di Sturgeon. Una linea che Yousaf aveva cercato di replicare portando il governo di Londra in tribunale sulla questione del riconoscimento del gender, su cui Holyrood ha avuto una linea oltranzista, abbassando l’età da 18 a 16 anni e arrivando a consentire l’autocertificazione di fatto, senza bisogno di visite mediche e di una diagnosi di disforia di genere.  Su questo punto Ash Regan, eletta con l’Snp, è passata con Alba, la formazione politica del predecessore di Sturgeon, Alex Salmond. E’ la sua unica deputata nonché, fino a lunedì mattina, ago della bilancia, visto che con il suo voto avrebbe potuto garantire una maggioranza a Yousaf.

 

 

Un’ipotesi che non ha mancato di valorizzare attraverso una lista di richieste programmatiche. “Bizzarro che alcune forze nel partito di Humza Yousaf abbiano preferito le sue dimissioni che raggiungere un accordo con un partito che vuole per davvero l’indipendenza”, ha commentato Regan. “Alba era disposto a lavorare negli interessi della Scozia, per mettere l’indipendenza di nuovo al centro del governo, proteggendo i diritti delle donne e delle ragazze”. Regan, che ha ottenuto il plauso di JK Rowling per le sue posizioni, ha ottenuto negli ultimi giorni un palcoscenico straordinario per mettersi in luce ed esporre la propria idea di futuro: moderato, attento all’economia, indipendente. Quando la deputata se ne andò, nell’ottobre scorso, Yousaf disse che “non era una gran perdita”. 

Anche John Swinney, ex leader dell’Snp e candidato di più alto profilo alla successione, ha voluto suonare corde simili in una breve conferenza stampa. “Ho sempre pensato che l’Snp dovesse essere un partito moderato di centrosinistra”, ha detto, salutando Yousaf come “un pioniere” e “la prima persona di colore a occupare il posto da first minister”. Ma una proposta basata su una continuità al quadrato rispetto a Sturgeon potrebbe non essere la soluzione giusta per ridare slancio alla causa indipendentista. I problemi della Scozia non sono solo clima e gender: gli elettori sono preoccupati dal crollo del sistema scolastico rispetto a quello inglese rispetto al quale era storicamente superiore, e dal numero di morti legate alla droga, aumentate del 10 per cento in un anno. 

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