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Editoriali

Yarin Shriki: l'atleta israeliano che ha sconfitto Hamas

Sopravvissuto al 7 ottobre, ha vinto il torneo di Ju Jitsu. L’esempio di chi continua a lottare nel ricordo di chi non ha neanche più il diritto di ricominciare

L’atleta israeliano Yarin Shriki è salito sul podio dopo aver vinto la medaglia d’oro durante il Grand Prix di Ju Jitsu di Parigi. Mentre suonava la Hatikvah (vuol dire la Speranza), la canzone diventata inno di Israele, si è messo il dito su un cuore che aveva disegnato sul petto, proprio sotto alla stella di David. Per tutto il tempo della melodia, mentre cantava con gli occhi rivolti verso il cielo, ha tenuto l’indice immobile su quel cuore nero accanto al quale c’erano scritti un nome e una data: Yochai, 7 ottobre 2023. Yarin Shriki il 7 ottobre era al Nova Festival, pensava che avrebbe ballato per tutta la notte e come gli altri ragazzi si è trovato nel mezzo del massacro di Hamas. Il nome che Yarin portava scritto sul petto, Yochai, è quello di uno dei suoi più cari amici, era anche lui al Nova Festival, ma è stato ucciso mentre insieme cercavano di scappare. Lo sforzo degli israeliani che sono sopravvissuti al 7 ottobre è di andare avanti, di mostrare che tutto può ricominciare con i traumi addosso ma senza dimenticare chi invece non ha più neanche il diritto di ricominciare, perché è stato ucciso durante un attentato che non ha altra spiegazione se non la volontà di sterminare gli israeliani.

Yarin, da superstite, ha ricominciato ad allenarsi, dotandosi di una forza di volontà e di una capacità di dominare il trauma fuori dal comune. Ha messo ogni suo amico perso nel suo cuore e li ha portati tutti a Parigi, con lui, ben sapendo che neppure una competizione sportiva per un israeliano è semplice, perché l’odio che ha attaccato il Nova Festival e kibbutz vicini alla Striscia di Gaza si sta espandendo dopo aver trovato come alleato l’ignoranza. La capacità di rialzarsi, di essere combattivi spesso cela e maschera la forza e lo sforzo di questi superstiti. E’ più semplice mostrare le ferite, piangere, spiattellare il dolore piuttosto che partecipare a un torneo, diventare campione e usare quel podio per ricordare a tutti il 7 ottobre.

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