Arnaud Lagardère - foto via Getty Images

In Francia

Si chiude con malinconia (e in tribunale) la saga della famiglia Lagardère

Mauro Zanon

Arnaud Lagardère, erede dell'impero fondaco dal padre Jean-Luc, si è dimesso ieri dal ruolo di Ceo, dopo essere stato incriminato per aver utilizzato fondi societari per finanziare spese personali

Parigi. È la fine malinconica di una grande saga familiare francese. Arnaud Lagardère, erede dell’impero fondato dal padre Jean-Luc, si è dimesso ieri dal ruolo di ceo. Convocato lunedì mattina dai giudici istruttori finanziari del Tribunale di Parigi, ne è uscito alle 19 incriminato, con l’accusa di aver utilizzato i fondi societari per finanziare il suo stile di vita e le sue spese personali. Secondo quanto riferito da una fonte giudiziaria all’Afp, l’uomo d’affari francese, oggi 63enne, è accusato di “diffusione di informazioni false o fuorvianti, acquisto di voti, abuso di beni aziendali, abuso di potere e bilancio non depositato”. Oltre al divieto di gestione del gruppo Lagardère, è stato “posto sotto sorveglianza giudiziaria” e ha “l’obbligo di fornire una cauzione di 200.000 euro”, secondo la stessa fonte.
 

La conferma delle dimissioni è arrivata ieri tramite un comunicato della società francese. Arnaud Lagardère contesta il provvedimento dei giudici – ed è pronto fare ricorso – “ma lo obbliga a dimettersi dai suoi carichi esecutivi all’interno del gruppo”, si legge. Prendendo atto della decisione della giustizia, gli amministratori di Lagardère “vogliono ribadire che il signor Arnaud Lagardère beneficia della presunzione d’innocenza e che un’incriminazione non pregiudica in alcun modo l’esito del processo”. L’inchiesta era stata aperta nel 2021 dalla Procura nazionale finanziaria, dopo una denuncia del fondo britannico Amber Capital, una segnalazione dell’Autorité des marchés financiers e un’altra dall’Haut Conseil du commissariat aux comptes (divenuta in seguito la Haute autorité de l’audit). I fatti contestati ad Arnaud Lagardère sarebbero stati commessi tra l’aprile del 2009 e il dicembre del 2022. Nell’arco di questi anni, le società Lagardère Sas e Lagardère “avrebbero coperto le spese relative agli edifici da lui occupati, nonché una richiesta di eredità e numerosi anticipi in conto corrente”, ha dettagliato la fonte all’Afp.
 

Questo nuovo capitolo giudiziario è soltanto ultimo di una lunga telenovela che ha visto l’erede di Lagardère perdere la sua aura e, nel corso degli anni, svendere il gruppo fondato e trasformato in un colosso internazionale dal padre. L’impero Lagardère, nato dalla fusione tra l’azienda specializzata in aeronautica militare Matra e l’editore Hachette, è stato infatti costruito e forgiato da Jean-Luc Lagardère. Suo figlio Arnaud è entrato in azienda nel 1986 dopo la laurea in economia e ne ha preso la guida nel 2003 alla morte del padre. Ma non è mai sembrato all’altezza di un ruolo così influente. Negli anni Duemila, Arnaud Lagardère accumula debiti su debiti, cede le quote in Eads (European Aeronautic Defence and Space company), e svende le attività legate alle riviste (102 in totale) agli eredi del miliardario americano Randolph Hearst, il famoso Citizen Kane. Il punto di non ritorno è nel 2021, quando rinuncia alla società in accomandita per azioni, uno status creato dal padre che consentiva a entrambi di gestire il gruppo Lagardère con meno del 10 per cento del capitale: una decisione che ha portato allo smantellamento dell’impero di famiglia, completato lo scorso novembre con l’arrivo ai vertici di Vivendi, il gigante dei media del miliardario bretone Vincent Bolloré. Come scrive Les Echos, siamo ai titoli di coda: giù il sipario per Arnaud Lagardère, che sembra aver perso anche l’ultimo metrò.

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