La propaganda di Mosca

La scuola di Dugin che prepara i giovani a portare avanti una Russia pronta a distruggere Kyiv

Micol Flammini

Vladimir Putin prepara la futura classe dirigente del paese e fa entrare nelle università il filosofo estremista

Il putinismo può sopravvivere a Vladimir Putin, il sistema è radicato, è entrato sottopelle in tutti gli apparati della società e l’idea di una Russia in guerra con l’occidente e pronta a fare male a chi non vuole più condividere  un cammino comune non ha la durata biologica né politica del presidente russo. Non soltanto il capo del Cremlino ha alimentato e arricchito la sua cerchia di fedelissimi, ma ha dato  importanza alla crescita di nuove generazioni altrettanto fedeli. La sua idea è di reprimere il dissenso mangiando le menti dei giovani russi, ma il risultato è di allevare una classe dirigente cieca, famelica di rivendicazioni storiche, di miti che dimostrino che Mosca deve sottomettere l’area che ritiene di sua pertinenza. Nelle università russe, racconta il sito di Novaya Gazeta, sono stati istituiti dei centri studi, delle istituzioni dentro le istituzioni gestite da personaggi che sanno fare qualcosa che i professori, anche i più zelanti, non sarebbero in grado di fare: propaganda. Dentro all’Università statale di scienze umane (Rggu) è sorta  la Scuola politica superiore Ivan Ilyin, guidata da Alexander Dugin, filosofo, politologo, cantore delle dottrine eurasiatiche e della Russia come Roma eterna e grande sostenitore dell’invasione dell’Ucraina. 

 

Dugin si è sempre dato arie da ideologo di Putin, ancora prima di avere un accesso diretto al Cremlino, ma ormai non c’è più differenza tra la sua agenda estremista e quella del presidente. L’idea delle università è di preparare la futura classe dirigente della Russia. I corsi alla Scuola politica  Ivan Ilyin sono iniziati la scorsa settimana ed è stato invitato a parlare Konstantin Malofeev, che ha tenuto una lezione davanti a docenti e studenti su come riconoscere le ideologie ostili e liberarsi del “paradigma scientifico ed educativo liberale occidentale”. Malofeev è il fondatore della televisione Tsargrad, uno degli organi promotori della propaganda, palco di chi sostiene la guerra e la costruzione di una società russa dedita al patriottismo. La chiesa del patriarca Kirill anche ha un ruolo influente, tanto che la presentazione della Scuola Ilyin è avvenuta all’interno della Cattedrale del Cristo Salvatore, simbolo di un legame tutto nuovo tra stato e chiesa voluto da Vladimir Putin. Non tutti gli studenti sono stati contenti dell’iniziativa, ma la protesta è stata debole, c’è stato qualche picchetto che rivendicava la libertà delle università e  alcuni hanno firmato una petizione contro Ilyin, il filosofo a cui è stato intitolato il centro è morto nel 1954 ed era stato tra i più attivi sostenitori del legame con la Germania nazista, per cui nutriva una forte simpatia.

 

Il Partito comunista ha sostenuto la protesta dei ragazzi con uno slogan semplice: “Mio nonno non è morto per questo”, ricordando la resistenza dei soldati sovietici contro l’invasione nazista. Il progetto di Putin per la scuola nelle mani di Dugin  – di recente intervistato anche dal giornalista americano Tucker Carlson che l’ha  introdotto  dicendo: “Le sue idee sono considerate così pericolose che il governo ucraino ha ucciso sua figlia e Amazon non venderà i suoi libri” – indica che il putinismo ha un piano eterno, a lungo termine di cui la guerra contro l’Ucraina è un capitolo. La Russia continua a colpire il paese, ogni città,  a Odessa sono morte quattro persone, Kharkiv viene colpita quotidianamente e durante uno degli ultimi attacchi sono stati ritrovati i frammenti di un missile nordcoreano. Dalle università alla guerra a Kyiv, il progetto è sempre lo stesso. 

Di più su questi argomenti:
  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)