Difficili mediazioni

Macron invita Scholz per cambiare la strategia europea sulla Cina 

David Carretta

Una cena con il cancelliere tedesco prima della visita di Xi Jimping a Parigi per cercare di agire uniti nelle relazioni con Pechino

Bruxelles. Prima dell’arrivo domenica di Xi Jinping, Emmanuel Macron ha invitato a cena Olaf Scholz ieri per cercare di trovare una linea comune franco-tedesca sulla Cina. L’impresa è quasi impossibile. Come dimostra un’intervista all’Economist, il presidente francese nell’ultimo anno ha compiuto una trasformazione non solo sulla guerra della Russia contro l’Ucraina, ma anche sulla politica da tenere nei confronti di Pechino. Nell’aprile del 2023 Macron era volato in Cina per una visita di tre giorni, durante la quale si era lasciato sedurre da Xi. Al suo ritorno aveva provocato scandalo per i toni docili usati su Taiwan e le relazioni commerciali. Un anno fa era stato accompagnato dalla presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, che aveva usato parole molto più nette di Macron sui rischi che la Cina comporta per l’economia dell’Unione europea. Anche questa volta von der Leyen è stata invitata a uno degli incontri con Xi. Ma l’ospite più importante che Macron spera di portare al tavolo con il presidente cinese è Scholz. Il cancelliere tedesco è stato a Pechino a metà aprile, accompagnato da una grande delegazione di imprenditori. La Germania ha fatto resistenza a diverse iniziative della Commissione per mettere in pratica la strategia del “de-risking” (la riduzione dei rischi) sulla Cina. Berlino è contraria ai dazi sui veicoli elettrici cinesi. La cancelleria avrebbe fatto pressioni sulla Commissione per ritardare un’inchiesta sulle discriminazioni nel settore degli appalti per dispositivi medici in Cina. A Pechino Scholz non ha menzionato i diritti umani in pubblico e si è mostrato molto timido sulle esportazioni della Cina per l’industria bellica della Russia.

Secondo Noah Barkin del German Marshall Fund, che ha svelato l’invito a cena di Macron a Scholz, “il leader della più grande economia dell’Ue ha dimostrato, con ciò che ha detto e non ha detto, che il suo approccio alla Cina è ancora dominato dalla paura – una paura nutrita dalla leadership della Cina ed echeggiato dai capitani dell’industria tedesca, che Pechino colpirà le imprese tedesche se Berlino o Bruxelles andranno troppo lontano”. Nell’intervista all’Economist, più che con la Cina, Macron è sembrata prendersela con Scholz. Sulla Cina “dobbiamo essere molto pragmatici e considerare la questione secondo i nostri interessi strategici. E a volte abbiamo ceduto a troppi dogmatismi o interessi frammentati”, ha detto Macron. Sulla questione economica “abbiamo guardato la Cina come un buon mercato di export per l’automobile europea e soprattutto tedesca. Rispetto questo. Questo ha permesso di creare molti posti di lavoro, non solo in Germania. Ma è ancora valido? La risposta è no”, ha detto Macron. “Oggi la Cina è un mercato in sovracapacità sui veicoli e li esporta massicciamente, in particolare in Europa”. Secondo il presidente francese, ciò che è buono per la Germania nelle relazioni economiche con la Cina, non è necessariamente “buono” per l’Ue.

Con la Francia e la Germania divise, Xi Jinping si trova nella posizione migliore. Il dividi et impera, trattando ciascun paese in modo separato invece che con l’Ue nel suo insieme, fa parte della strategia della Cina per ottenere il massimo di vantaggi in Europa. Dopo Parigi, il presidente cinese visiterà l’Ungheria, cavallo di Troia degli interessi cinesi nell’Ue, e la Serbia, il suo avamposto nei Balcani. Anche Macron in passato era sembrato pendere verso Pechino. Ancora oggi è sospettato di voler privilegiare gli interessi economici della Francia e di voler imporre all’Ue l’equidistanza tra la Cina e gli Stati Uniti. Ma le sue parole all’Economist, anche se prendono di mira gli americani, fanno chiarezza. L’Ue deve fare da sola. “Non dobbiamo dimenticare le questioni di sicurezza nazionale. Sono molti i settori in cui la Cina impone che i produttori siano cinesi, perché troppo sensibili. Ebbene, noi europei dobbiamo poter fare la stessa cosa e dire che ci sono settori che rientrano nella sicurezza nazionale europea”, ha detto Macron.

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