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Il problema del cuore

Quelle armate della notte che agitano i campus senza raziocinio

Giuliano Ferrara

La passione acceca i giovani universitari, che minacciano la convenzione democratica di Chicago e la rielezione di Biden contro Trump. E non vedono Odessa sotto le bombe e le atrocità di Hamas

Il problema del cuore è presto detto, specie a vedere gli studenti universitari americani replicare le imprese delle armate della notte (Norman Mailer), che minacciano la convenzione democratica di Chicago e la rielezione di Biden contro Trump. Atroce per il cuore il bombardamento di un’area densamente popolata, dove un popolo che ha votato Hamas e si fa governare da Sinwar, per sua stessa dannazione e sfortuna, è duramente colpito dopo quindici anni di preparativi per l’annichilimento del popolo vicino, gli ebrei di Israele, con vittime a migliaia da sette mesi, e con bambini e donne e vecchi che non possono essere considerati danni collaterali e sembrano la punizione collettiva dopo un pogrom. Il cuore dei giovani è più cuore di quello cinico dei vecchi, d’accordo. Inoltre c’è la memoria generazionale: occupare la Hamilton Hall alla Columbia University sembra la continuazione di una incursione fatta nel 1968 pensando ai vietcong di Giap, alle popolazioni stremate dal napalm di Johnson, ai ragazzi precettati per quella che veniva considerata una guerra assurda e lontana, non giustificata, segnata come quella israeliana da una intollerabile superiorità tecnologica sui combattenti eroici. La foto ingiallita di quell’avvenimento alla Hamilton Hall mostra all’entrata un ritratto di Mao Tse Tung, non di una bambina uccisa da Tsahal come oggi e nemmeno di una famiglia annegata durante l’esodo dei boat people dopo la vittoria a Saigon contro Westmoreland. 

 

Erano già periti a milioni nella rivoluzione culturale di Mao, epopea liberticida mascherata da attacco ideologico al quartier generale, una prova in anticipo dell’assedio della convenzione democratica: il cuore dei giovani non aveva visto né il prima né il dopo. Il cuore pulsa e s’inganna con molta facilità.  Il cuore non considera quello che dovrebbe considerare in stretta alleanza con la testa, e orienta questa congenita incapacità a capire verso i candidati della vergogna del Pd, i Tarquinio e le Strada, e altri impostori. Non pulsa per la gioventù iraniana, gli impiccati, le stuprate, i fucilati, gli incarcerati del paese che sta dietro Sinwar. Non pulsa per i cinquecentomila morti dell’alleanza tra Assad, gli ayatollah, i russi in Siria, e per i milioni di sfollati accolti dalla troppo ricca e grassa carne della Merkel, tra questi quanti bambini e vecchi e donne non si sa. Non pulsa per Aleppo, antica città distrutta. Non si accorge dell’esodo interno a Israele, al sud devastato dal pogrom, e al nord sotto bombardamento del partito di Dio, gli Hezbollah. Se ne frega, il cuore giovane, dei pasdaran di Siria, attivissimi, degli houthi yemeniti, che sono anch’essi attivissimi, della situazione dei cosiddetti diritti in terra araba di Palestina sotto la dittatura dei poteri tribali che vogliono farsi stato, malgrado le obiezioni di Israele e anche di molti paesi arabi brutti e cattivi ma meno intenzionati a perdere il treno della prosperità e della modernizzazione politica, diciamo non jihadisti. Non vede, quel cuore, Odessa sotto le bombe, le città ucraine carbonizzate dall’altro amico di Hamas, Putin. 

Pazienza, direte, il cuore soffia la sua sofferenza dove lo porta il vento. E chi sei tu per giudicare? Eppure, lasciamo stare il cuore comune, il common heart dei popoli, e pensiamo alle università, questo segmento specifico e costoso della vita civile dei giovani, alcuni dei quali giustamente arrestati insieme a provocatori professionali dalla Nypd. Non dovrebbero essere il luogo in cui la mente, non il cuore, si applica a capire la vita contemporanea? Niente giudizi, ma qualche domanda è forse lecita di fronte alle armate della notte che lavorano per Trump. 

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.