Le elezioni locali in Inghilterra

Al voto inglese perdono i Tory, il Labour vince e il Reform uk risorge. Sunak sembra salvo (per ora)

Paola Peduzzi

Il sindaco conservatore della Tees Valley Ben Houchen è il simbolo della non-catastrofe del partito al governo. Alla suppletiva di Blackpool South il partito di Keir Starmer ha vinto con un corposo spostamento di voti che erano conservatori. Al terzo posto però rispuntano i brexitari

Ben Houchen, il sindaco conservatore della Tees Valley che è stato confermato al suo posto alle elezioni locali inglesi di giovedì, è diventato l’appiglio del Partito conservatore, che ha iniziato a dire: non è andata poi così male. Houchen, che è stato riconfermato con una maggioranza di circa 18 mila voti, ma con uno spostamento di consensi verso il Labour del 16 per cento (ha votato il 30 per cento degli aventi diritto), non ha cavalcato il sollievo del suo partito, non ha citato il premier Rishi Sunak quando ha ringraziato gli elettori per la vittoria e ha “dimenticato”, così ha detto, la tradizionale coccarda blu dei Tory.

 

La sua cautela è un po’ il simbolo di questa tornata elettorale che ha segnato un parziale collasso dei Tory al governo, le cui dimensioni possono non essere catastrofiche come qualcuno temeva ma che sono in ogni caso corpose. Semmai la conferma di Houchen e quella di Andy Street, sindaco delle West Midlands, hanno dato un po’ di respiro al premier Sunak nella gestione delle costanti rivolte interne ai Tory: nelle chat dei deputati conservatori ci si ripeteva “stay calm”, come a dire che questo non è il momento per affossare Sunak, un crisis manager comunque serve. Con una sintesi invidiabile, il magazine New Statesman, che è di sinistra, ha titolato: il Partito conservatore è spacciato, il premier no. O almeno non sembra al momento, con questi Tory non si può mai sapere. Ci sono molte cose da decidere ora, non soltanto la data delle elezioni nazionali che si devono tenere entro l’anno, ma anche come gestire lo spostamento degli elettori che non votano più per i Tory.

 

A questo proposito è significativo quel che è successo all’unica elezione suppletiva che si è tenuta giovedì a Blackpool South. Era un seggio conservatore ed è stato conquistato dal candidato laburista Chris Webb con uno swing, uno spostamento di voti che i commentatori hanno definito “il terzo più grande dal dopoguerra”. Keir Starmer, leader del Labour, ha definito questa vittoria “sismica” non soltanto perché c’è stata una fuga dal Partito conservatore ma perché questa circoscrizione è simbolo sia della Brexit (e quindi oggi del suo rifiuto) sia del “red wall”, la zona a nord dell’Inghilterra che era stata storicamente laburista ma che nel 2019 la straordinaria vittoria dell’allora premier Boris Johnson aveva colorato tutta di blu conservatore (a proposito di Johnson: il suo nome circola sempre come il possibile salvatore di un partito senza direzione, ma ieri si è parlato di lui perché è riuscito a presentarsi al seggio senza il documento d’identità che è diventato obbligatorio quando al governo c’era lui).

 

A Blackpool South però è successa anche un’altra cosa: al terzo posto dietro i conservatori, con uno scarto mozzafiato di soltanto 217 voti, si è piazzato il Reform Uk, l’ultima creatura politica erede dell’indipendentismo e della Brexit di Nigel Farage. Il Reform Uk ha rosicchiato voti ai Tory e mentre il Labour gongolava (i brexitari, nel loro momento di gloria, prendevano anche i voti laburisti) i conservatori si disperavano, soprattutto quelli che non hanno mai visto di buon occhio l’approccio pragmatico di Sunak alla Brexit. I Tory devono quindi governare anche questo swing, non soltanto quello verso il Labour e come è facile immaginare le strategie per recuperare questi voti non sono compatibili tra loro.
 

Starmer ha celebrato molto Blackpool South e aspetta di capire quanto è grande la sua vittoria. Ha però anche lui un altro problema da quantificare: i voti persi perché è considerato troppo filo Israele.

Di più su questi argomenti:
  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi