il conflitto

Israele ha preso il controllo del valico di Rafah

Micol Flammini

Nella Striscia di Gaza è il punto in cui entra la maggior parte degli aiuti umanitari e da cui parte una delle arterie principali. Il piano per affidarne la gestione ai civili non collegati a Hamas e la pressione per ottenere un accordo

Alle 7 del mattino, ora di Gerusalemme, l’esercito israeliano ha detto di aver preso il controllo del valico di Rafah dalla parte della Striscia di Gaza, dall’altra c’è l’Egitto che in questi giorni teme che le manovre militari israeliane nella parte sud della Striscia possano portare i palestinesi ad accalcarsi lungo la frontiere nel tentativo di fuggire dal lato egiziano. Il valico di Rafah è uno dei punti più importanti per l’ingresso degli aiuti umanitari, è attraverso la sua porta che entra la maggior parte dei camion carichi di rifornimenti, ma finora Israele non era mai arrivato a controllarlo. Controllare il passeggio significa indebolire la capacità di Hamas di capire e appropriarsi di cosa entra nella Striscia di Gaza e aiuta a fermare eventuali tentativi di fuga da parte dei terroristi. Secondo Axios, nei prossimi giorni Israele vorrebbe che fossero i civili palestinesi che non sono collegati a Hamas a impegnarsi nel controllo e nella distribuzione degli aiuti che entrano dall’Egitto. 

 

Durante la notte Israele ha colpito diverse postazioni di Hamas nella parte orinetale della città di Rafah, da dove ieri mattina aveva chiesto a centomila civili di evacuare perché sarebbero iniziati i bombardamenti. L’esercito aveva lanciato volantini dal cielo e fatto telefonate in arabo, non tutti i civili hanno deciso di andarsene, ma il movimento verso Khan Younis e al Mawasi – designate come zone umanitarie – è stato massiccio. La pressione sulla città di Rafah, in cui rimane il grosso della potenza militare di Hamas – quattro battaglioni che non sono stati scalfiti dai combattimenti dei mesi scorsi e anche la leadership del gruppo – è aumentata dopo l’annuncio di ieri del gruppo terrorista di aver accettato la proposta per un cessate il fuoco, basandosi su una bozza che Israele non aveva mai visionato prima. Non si trattava dell’accordo su cui si erano concentrati i negoziati nelle scorse settimane, ma di una bozza nuova che conteneva le richieste di Hamas e che tutto il gabinetto di guerra israeliano ha criticato. Il gruppo terrorista ha detto di aver agito con l’appoggio dei mediatori egiziani e qatarini e anche con le rassicurazioni degli Stati Uniti, nessuno per il momento ha confermato la versione di Hamas. 

 

L’inizio delle manovre a Rafah non ha chiuso la fase negoziale, Israele manderà oggi una sua delegazione al Cairo. 

  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)