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verso le elezioni

L'ultimo sintomo della deriva del Ppe viene dalla Croazia

David Carretta

Nel nuovo governo Plenkovic entra anche il Movimento patriottico, contrario all’ingresso nell’euro, scettico sul sostegno militare all’Ucraina e ultra reazionario sui diritti civili e i migranti. E così un partito del Ppe che sceglie di allearsi con l’estrema destra pur di restare al potere

Bruxelles. Il primo ministro croato, Andrej Plenkovic, ieri si è assicurato un terzo mandato alla testa del paese dopo aver trovato 78 deputati pronti a sostenerlo, nonostante il calo di sostegno alle elezioni legislative di aprile. Ma il prezzo da pagare per il leader conservatore dell’Unione democratica croata è un’alleanza con un partito nazionalista di estrema destra, il Movimento patriottico, contrario all’ingresso nell’euro, scettico sul sostegno militare all’Ucraina e ultra reazionario sui diritti civili e i migranti. E’ l’ennesimo caso di un partito del Ppe che sceglie di allearsi con l’estrema destra pur di restare al potere un po’ ovunque nell’Unione europea. Lo stesso Partito popolare europeo la scorsa settimana non ha voluto firmare una dichiarazione comune “a difesa della democrazia” con il Partito socialista europeo, i liberali di Renew e i Verdi per impegnarsi a rifiutare la normalizzazione e la cooperazione con estrema destra e partiti estremisti. Lo scivolamento del Ppe verso la linea rossa che definisce il tradizionale “cordone sanitario” contro i partiti anti europei e nazionalisti è confermato dalla sua Spitzenkandidat per la presidenza della Commissione: pur rifiutando di collaborare con l’estrema destra (“gli amici di Putin”, come li definisce), Ursula von der Leyen lascia la porta aperta a una cooperazione con il gruppo sovranista dei Conservatori e riformisti europei (Ecr).

In Croazia, tra le concessioni che ha dovuto fare, Plenkovic è stato costretto dal Movimento patriottico a rinunciare a far entrare nella coalizione il partito della minoranza serba, che aveva collaborato con lui nella scorsa legislatura. Nei Balcani occidentali ricorrere alla politica etnico-identitaria non è mai un buon segnale. Eppure l’Ue sarà tentata di vedere nella sua scelta di formare una coalizione con l’estrema destra il male minore. Plenkovic è un leader sperimentato e fidato, al potere dal 2016, che non ha mai cercato di sabotare l’Ue e le sue politiche. Dopo le elezioni di aprile, l’alternativa era un ritorno come primo ministro dell’attuale presidente croato, Zoran Milanovic, leader del Partito socialdemocratico, che con la sua retorica populista avrebbe rischiato di portare la Croazia nel campo filorusso con Ungheria e Slovacchia. Il Movimento patriottico dovrebbe ottenere il ministero dell’Agricoltura, un nuovo dicastero per la Demografia, e alcune competenze del ministero dell’Economia. Plenkovic mantiene sotto il suo controllo Esteri e Difesa, i ministeri chiave per il sostegno all’Ucraina. Tuttavia il Movimento patriottico potrebbe complicare i rapporti con Bruxelles, mentre le aspirazioni di Plenkovic di proseguire la carriera in Europa saranno compromesse dall’alleanza con l’estrema destra.

Nell’Ue il Ppe ha già rotto il cordone sanitario attorno all’estrema destra in diversi paesi. In Spagna il Partido popular aveva puntato sull’alleanza con Vox dopo le elezioni legislative dello scorso anno. Alla fine Alberto Núñez Feijóo ha perso la sua scommessa. Ma i governi conservatori di Svezia e Finlandia, guidati da Ulf Kristersson e Petteri Orpo, hanno scelto di cooperare con l’estrema destra (i Democratici svedesi e i Finlandesi) pur di ritornare al potere. L’Austria fu il primo paese dove un partito del Ppe scelse di rompere il cordone sanitario. Nel 2000 il governo del conservatore Wolfgang Schüssel subì sanzioni europee per aver formato una coalizione con la Fpö di Jörg Haider. La normalizzazione dell’estrema destra o della destra sovranista si è ritorta contro i partiti del Ppe. In Austria la Fpö è nuovamente in testa ai sondaggi, nonostante diversi scandali. In Italia Forza Italia si è fatta superare da Fratelli d’Italia e dalla Lega. Per la prossima legislatura europea la deriva verso la destra sovranista del Ppe rischia di complicare la formazione di una coalizione stabile nell’Ue. Una cooperazione informale con Giorgia Meloni può essere concepibile, dato il suo ruolo di capo di governo e il suo sostegno all’Ucraina. Ma per socialisti, liberali e verdi, gli altri partiti dell’Ecr – da Vox al PiS polacco, passando per i francesi di Reconquete! – sono una linea rossa che non può essere superata.

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