Pedro Sànchez - foto LaPresse

in spagna

Pedro Sanchez punta sulle europee. Il nodo catalano può attendere

Guido De Franceschi

Il premier cercherà di usare a proprio vantaggio l’ondata di consenso ottenuto ieri in Catalogna per andare oltre le (modeste) aspettative elettorali di giugno. Solo dopo affronterà la discussione con gli indipendentisti

Nelle elezioni catalane di domenica scorsa hanno prevalso i “ma”. I socialisti hanno trionfato, ma nella ricerca di alleati sono ostaggio degli indipendentisti, di cui a Madrid il premier Pedro Sánchez ha assoluto bisogno per prolungare il suo governo. Gli indipendentisti hanno perso, per la prima volta in molti anni, la maggioranza assoluta, ma tengono in scacco, appunto, Sánchez. Junts, il partito di Carles Puigdemont, è andato bene, ma sconta il crollo degli altri movimenti indipendentisti. I popolari hanno quintuplicato i voti, ma rimangono irrilevanti. I sovranisti spagnolisti di Vox hanno tenuto, ma sono stati superati dal Pp (e rimangono anche loro irrilevanti). La piattaforma della sinistra radicale Comuns Sumar cala, ma salva la faccia. L’estrema destra indipendentista di Aliança catalana riesce a entrare in Parlamento, ma non a uscire dalla provincia profonda. 

La disfatta delle due sinistre secessioniste (Esquerra republicana, che guidava il governo uscente, e la Cup), invece, è senza “ma”, per non parlare della vaporizzazione dei centristi-centralisti di Ciudadanos, che nel 2017 erano il primo partito.

Tra tanti distinguo che sembrano rendere impossibile il varo di un governo, c’è però un vincitore, almeno temporaneo. Si tratta di Pedro Sánchez, che può esibire questo trionfo in Catalogna come un premio alla carriera e cioè come una conferma delle sue tesi di lungo corso: per disinnescare il secessionismo, che fa spesso rima con vittimismo, le concessioni sono più efficaci delle maniere forti. 

“Avevamo ragione. Il perdono ha un effetto risanatore”, ha detto Sánchez. In realtà, sul medio periodo, questa sua vittoria potrebbe rivelarsi letale, se Puigdemont vorrà vendicare la débâcle complessiva dell’indipendentismo catalano sottraendo il suo appoggio al governo Sánchez. Nel frattempo, però, il premier cercherà di sfruttare  l’ondata di consenso per andare un po’ meglio delle (modeste) aspettative alle elezioni europee e di posticipare ogni tentativo di sbrogliare il nodo catalano.

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