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L'effetto Prigozhin sulla nomina del nuovo ministro della Difesa russo

Micol Flammini

Andrei Belousov è un economista, dovrà far sparire le accuse di corruzione dal ministero e preparare la Russia per una guerra lunga, pronta a un'economia a prova anche di mobilitazione 

Avremo sia armi sia burro”, ha scritto sul suo canale telegram Konstantin Malofeev, magnate russo, ortodosso fervente, vicino a Vladimir Putin, fondatore del canale televisivo Tsargrad che sostiene con frenesia e ossessione la guerra russa contro l’Ucraina. La notizia dell’arrivo di Andrei Belousov al ministero della Difesa al posto di Sergei Shoigu è stata presa con entusiasmo da chi come Malofeev non ha cedimenti e pensa che l’“operazione militare speciale” vada portata avanti fino alla fine, deve farsi più furiosa, deve prendersi il suo tempo, i suoi soldi e anche i suoi uomini. Belousov non è un militare, è un economista, e il suo compito sarà legare la Russia alla nuova economia di guerra, forse prepararla anche per una nuova ondata di mobilitazione.  Belousov è stato ministro dello Sviluppo economico ed è un occhio di cui il Cremlino può fidarsi per la gestione del ministero a cui Mosca destina il 7 per cento del suo prodotto interno lordo. 


Il nuovo ministro  ha una sua specializzazione per il complesso industriale, al quale ormai la Russia ha legato quello militare. Belousov è la sintesi del quinto mandato di Vladimir Putin, è il sintomo di una guerra che il Cremlino è pronto a condurre a oltranza, senza nessun appetito per un negoziato di pace o per un compromesso. Putin va avanti e al suo fianco vuole un uomo che per i conti ha  passione e dedizione, forse anche ossessione,  che non baderà molto alle operazioni al fronte, che non disegnerà le prossime offensive, ma imposterà la macchina bellica perché duri. Il capo della Federazione russa si fida di Belousov, lo conosce fin dall’inizio della sua carriera al Cremlino e, dopo le accuse di corruzione che venivano mosse all’ex ministero della Difesa, non poteva continuare a lasciare intatta la figura di Sergei Shoigu. Serviva un nome nuovo, in grado di cancellare le accuse   dal ministero che per Putin è centrale. Domenica, quando sono state annunciate le nuove nomine, i blogger di guerra russi hanno interrotto per un breve tempo i commenti e le analisi sull’esercito russo che fa pressione nella regione di Kharkiv e hanno applaudito la decisione di nominare Belousov e allontanare Shoigu. Era stato il capo della Wagner, Evgeni Prigozhin, il primo a sbandierare e ripetere le accuse di corruzione contro il ministero della Difesa, a spiegare che i piani di Shoigu e del capo di stato maggiore Valeri Gerasimov erano fatti da uomini lontani dal fronte e ben seduti tra i lussi delle loro ville. Putin aveva preso le parti di Shoigu – dopo l’omicidio di Prigozhin, era scomparso l’accusatore, ma le accuse erano rimaste tutte, si erano infittite, venivano ripetute dai blogger militari, dai soldati, non era possibile lasciarle sospese ad aleggiare sul destino di una guerra che il Cremlino ha interesse a espandere. 


Andrei Belousov si è laureato in Economia presso l’Università statale di Mosca, è stato un esempio per suo fratello Dmitri che lo ha seguito ovunque. Il capostipite degli economisti di famiglia in realtà era il padre Rem, primo anche di una famiglia legata al potere, alla dedizione per l’economia statalista che il figlio maggiore adesso avrà il compito di applicare alla nuova macchina bellica. Andrei è silenzioso, Dmitri parla molto e partecipa ai salotti televisivi di propagandisti. I due fratelli vengono definiti economisti “sovietici progressisti” e questo dettaglio non fa che confermare le teorie e le paure di chi crede che la Russia sia pronta per la stessa fine dell’Unione sovietica, drogata dall’economia militare. I nomi cambiano, ma la direzione di Mosca è sempre la stessa, non ci sono ripensamenti, soltanto assestamenti per mantenere più vivido il potere del presidente russo. La rilevanza che Shoigu avrà presso il Consiglio di sicurezza, di cui è diventato segretario, dipende dall’importanza che il capo del Cremlino vorrà dargli. Finora era stato Nikolai Patrushev a renderlo un organo importante e tanto vicino al Cremlino. Per Patrushev,  collaboratore e amico di Putin, falco dei falchi, ancora non si conosce la nuova posizione, gli annunci per ora riguardano suo figlio Dmitri: da ministro dell’Agricoltura è diventato vice primo ministro, uno dei tanti. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Nel Foglio cura la rubrica EuPorn, un romanzo a puntate sull'Unione europea, scritto su carta e "a voce". E' autrice del podcast "Diventare Zelensky". In libreria con "La cortina di vetro" (Mondadori)