il bivio
L'Ue spera nelle elezioni per salvare la candidatura della Georgia
Timidi nel supportare le proteste, i leader europei sembrano temere una rivoluzione democratica o un cambio di regime. Le prossime tornate elettorali, legislative e presidenziali nel prossimo autunno, saranno fondamentali per capire se Tbilisi potrà avvicinarsi davvero a Bruxelles o finire nelle mani di Putin
Bruxelles. La Georgia si trova a un bivio tra il modello Bielorussia, paese sotto il controllo del Cremlino, e la strada per entrare nell’Unione europea. Da un mese decine di migliaia di manifestanti, in gran parte giovani, protestano ogni giorno nella capitale Tbilisi contro una legge sull’influenza straniera che il governo ha copiato dalla Russia di Vladimir Putin per reprimere le organizzazioni delle società civile. Il partito al potere, Sogno Georgiano, nelle mani dell’oligarca filo russo Bidzina Ivanishvili, ha deciso di passare alla forza. Il Parlamento oggi dovrebbe approvare in terza lettura quella che è stata ribattezzata dall’opposizione la “legge russa”, che obbliga le organizzazioni che ricevono più del 20 per cento di finanziamenti dall’estero a registrarsi come agenti “al servizio degli interessi di una potenza straniera”. Le 50 mila persone nella piazza dell’Europa a Tbilisi sabato sera, il coraggio dei giovani colpiti dalla violenza della polizia, le migliaia di bandiere a dodici stelle al fianco di quelle della Georgia e la posta in gioco geopolitica non sono bastati a convincere i leader dell’Ue ad andare oltre le pacche sulle spalle ai democratici e i vaghi avvertimenti al governo di Irakli Kobakhidze. Le manifestazioni contro la “legge russa” dimostrano “l’impegno e il desiderio davvero impressionanti della vasta maggioranza dei cittadini georgiani per il futuro europeo del loro paese”, ha detto ieri il portavoce dell’Alto rappresentante, Josep Borrell. E’ arrivato il momento delle sanzioni? “Non ci siamo ancora”.
A chiedere a Borrell di preparare misure restrittive mirate contro Ivanishvili, Kobakhidze, il presidente del Parlamento, Shalva Papuashvili, e i parlamentari georgiani che approveranno definitivamente la legge è stato un gruppo di quattro eurodeputati uscenti. Ivanishvili, che ha anche la nazionalità francese, potrebbe essere più conciliante di fronte alla prospettiva di vedersi vietato l’ingresso nell’Ue e congelato parte del patrimonio. I quattro deputati – il socialista Thijs Reuten, la popolare Miriam Lexmann, la verde Viola von Cramon-Taubadel e il liberale Petras Austrevicius – chiedono a Borrell anche di prepararsi a interrompere il dialogo di alto livello con la Georgia e a bloccare l’apertura dei negoziati di adesione. Alcuni deputati degli stati membri – il tedesco Michael Roth, il lituano Zygimantas Pavilionis, il finlandese Sebastian Tynkkynen, il polacco Bogdan Klich, il ceco Pavel Fischer – hanno deciso di andare a Tbilisi per dimostrare sostegno ai manifestanti. “La vera capitale dell’Europa”, ha detto Roth, presidente della commissione Esteri del Bundestag. Ma la visita è simbolica.
La Commissione di Ursula von der Leyen, che con i finanziamenti ha una forte leva da usare con il governo, ha scelto un profilo basso. Né Borrell né il commissario all’Allargamento, Olivér Várhelyi, hanno ritenuto utile fare il viaggio. Il primo maggio è stato inviato a Tbilisi un alto funzionario, il direttore generale per l’Allargamento, Gert Jan Koopman, per avvertire che la “legge russa” rischia di far deragliare la candidatura della Georgia. Tra i leader delle istituzioni dell’Ue solo il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha preso il telefono in mano per dire al premier Kobakhidze che “il futuro della Georgia appartiene all’Ue” e che i manifestanti “devono essere ascoltati”.
I leader dell’Ue sembrano avere paura di una rivoluzione democratica o un cambio di regime. In Ucraina, nel gennaio del 2014, la visita dell’allora Alto rappresentante dell’Ue, Catherine Ashton, a Maidan galvanizzò i manifestanti fino alla caduta del filo russo Viktor Yanukovich il mese successivo. L’Ue spera nelle elezioni legislative e presidenziali del prossimo autunno per evitare che la Georgia finisca fuori dalla strada verso l’adesione per imboccare quella del modello bielorusso. Anche la presidente Salomé Zourabichvili, in conflitto aperto con Sogno Georgiano, ritiene che “l’importante ormai è concentrasi sulle legislative di ottobre”. Delle discussioni sono in corso tra i partiti di opposizione per creare una piattaforma delle forze democratiche e pro europee. Ma, per il momento, le esitazioni giocano a favore di Vladimir Putin. Il veto di Zourabichvili alla “legge russa” sarà superato da un altro voto in Parlamento. Sogno Georgiano potrà allora usarla per reprimere l’opposizione in vista delle elezioni. La sanzione ultima dell’Ue è revocare lo status di paese candidato dalla Georgia. Cioè lasciarla a Putin.