Josh Shapiro - foto via Getty Images

Negli Stati Uniti

Chi è il governatore dem che sta aiutando Joe Biden contro l'odio antisemita

Giulio Silvano

Il presidente è sempre stato abile a tenere unito il Partito democratico, almeno fino al 7 ottobre. Oggi le rotture sono troppe ed è compito del governatore della Pennsylvania Josh Shapiro ricucire fratture che non fanno altro che alimentare la vittoria di Donald Trump

Non c’è niente che aiuti il candidato Donald J. Trump come la frattura che c’è in questo momento dentro al Partito democratico. Un presidente negoziatore come Joe Biden, veterano dei giochi di palazzo, era riuscito negli ultimi anni a tenere insieme un’ampia coalizione, che va dalla Squad socialista ai moderati centristi. Biden era riuscito a non cadere nei battibecchi fratricidi di un Partito repubblicano dove è in corso una guerra civile tra trumpiani AltRight e trumpiani light e un’ultima resistenza di conservatori non populisti. Poi è arrivato il 7 ottobre, e insieme alla tragedia una rottura tra i dem su quanto e come appoggiare Israele, su quanto e come cercare di prendere le distanze dagli attacchi antisemiti, su come non alienarsi i propri costituenti (Millennial di sinistra inseguivano la deputata filosocialista Alexandria Ocasio-Cortez chiedendole di definire “genocidio” quello che succede a Gaza), su come posizionarsi rispetto agli accampamenti degli studenti Ivy League, tra bandierine di Hamas e Queer for Palestine. Lunedì, al primo dibattito per le primarie dem per la Camera tra il deputato iper-progressista Jamaal Bowman e George Latimer, tutto si è giocato sul posizionamento geopolitico degli Stati Uniti rispetto a Israele. Dibattiti che solitamente si concentrano sui fondi alle scuole e sulla sicurezza pubblica diventano arene per mettere in dubbio le strategie su come sradicare Hamas.
 

Nel caos del Partito democratico emerge una figura che dovrebbe esser d’ispirazione per tutti i liberal di Washington. Eletto un anno e mezzo fa governatore della Pennsylvania – uno swing state, fondamentale per le presidenziali – il dem Josh Shapiro ha deciso di mandare un messaggio al suo partito. I governatori possono farsi il proprio mandato in modo tranquillo, restando a occuparsi dei propri elettori, oppure possono affacciarsi ogni tanto verso Washington. Non è anormale che un governatore provi poi ad arrivare alla Casa Bianca (negli anni recenti: Reagan, Carter, Clinton, W. Bush ce l’hanno fatta) e alcuni parlano già di Shapiro come futuro possibile candidato, “il primo presidente ebreo” dicono i giornali locali. Non solo ebreo per tradizione, ma osservante, che mangia kosher e ogni settimana invita i parenti a cena per lo shabbat. Quando è stato eletto nel 2023 ha detto che è stata la fede a “chiamarlo al servizio” del suo stato. L’ex avvocato cinquantenne all’inaugurazione ha giurato su una bibbia della sinagoga di Pittsburgh dove nel 2018 è avvenuta la sparatoria che ha ucciso 11 persone, considerato il peggior attacco antisemita sul suolo statunitense.
 

Di fronte alle fratture del partito e all’ondata antisionista che ha infiammato i campus, Shapiro non è stato zitto. “I nostri college stanno venendo meno ai giovani, non insegnano cose necessarie per formare delle prospettive ragionate. I college spesso lasciano passare certe forme di odio, mentre ne condannano altre con più forza”, ha detto poche ore dopo che la Columbia University ha annunciato la cancellazione della tradizionale cerimonia dei diplomi. Dopo che un ristorante israeliano di falafel a Philadelphia è stato preso di mira da manifestanti propal, Shapiro ci è andato a pranzo. Ma allo stesso tempo, pur pronunciandosi sionista, dice di essere a favore di una soluzione a due stati e ha criticato aspramente il governo di destra di Gerusalemme e la sua politica militare. “Netanyahu è uno dei peggiori”, ha commentato. Ha anche detto di essere in lutto “per i morti di Gaza”. Si può criticare Israele, spiega il governatore, “ma appiccicare a ogni ebreo le politiche israeliane” non va bene. Sono queste linee guida di base che sembrano mancare oggi non solo nei campus ma anche a Capitol Hill.
 

Shapiro ha aggiunto che non necessariamente tutte le proteste hanno una natura antisemita, e che bisogna differenziare, ma che quando dagli accampamenti si sentono ogni giorno arrivare insulti agli ebrei bisogna fare qualcosa. E infatti ha dato l’ok per sgombrare le tende alla University of Pennsylvania. “Non dovrebbe essere difficile per nessuno, che sia a sinistra o a destra, intervenire contro l’antisemitismo”, ha detto. “È estremamente importante rimuovere l’odio dalla conversazione e permettere alle persone di esprimere liberamente le loro idee, anche quando non siamo d’accordo con loro”. Noto per il suo interesse a ricostruire un sistema politico dove bipartisanship non è una parolaccia, Shapiro può stilare il manuale per ricucire il Partito democratico, ed evitare una vittoria di Trump.