“terra bruciata”
Sinagoga in fiamme nel nord della Francia. “Vogliono imporre un clima di terrore agli ebrei”
Molotov contro il luogo di culto nel centro di Rouen. Nei tre mesi successivi agli attacchi di Hamas, in Europa gli incidenti antisemiti sono stati in numero equivalente a quelli dei tre anni precedenti messi insieme. L'ombra di una strategia
Venerdì mattina presto, mentre a Stoccolma, nell’area in cui si trova l’ambasciata d’Israele, sono stati sentiti degli spari e nella giornata erano in corso arresti, la polizia e i vigili del fuoco francesi intervenivano per spegnere un incendio alla sinagoga in rue des Bons enfants, nel centro di Rouen. Un uomo ha tentato di entrare nella sinagoga arrampicandosi su un bidone della spazzatura, da cui ha tirato una molotov contro il luogo di culto ebraico. Se ci fossero stati dei fedeli sarebbe stata una strage. L’uomo, armato di coltello, si è poi avventato contro la polizia, che lo ha ucciso. “Bruciare una sinagoga significa intimidire tutti gli ebrei e imporre ancora una volta un clima di terrore agli ebrei”, ha affermato Yonathan Arfi, presidente del Consiglio di rappresentanza delle istituzioni ebraiche di Francia. Rias, che monitora l’antisemitismo in Germania, ha documentato inEuropa un aumento del 320 per cento degli incidenti nel mese successivo al 7 ottobre.
Nei tre mesi successivi agli attacchi di Hamas, in Europa gli incidenti antisemiti sono stati in numero equivalente a quelli dei tre anni precedenti messi insieme. Durante la cena del Consiglio di rappresentanza delle istituzioni ebraiche di Francia, a Parigi il 6 maggio, il premier Gabriel Attal ha rivelato che in Francia sono stati registrati 366 atti antiebraici nel primo trimestre del 2024, con un aumento del 300 per cento rispetto ai primi tre mesi del 2023. Un sondaggio per la Fondapol, presentato sabato da Le Parisien, rivela che la paura ha spinto il 33 per cento degli ebrei a ridurre o interrompere i viaggi con Uber, mentre il 44 per cento di chi indossa la kippah non la porta più per strada. Un segnale incoraggiante è che tre francesi su quattro ritengono che l’antisemitismo non sia solo un problema degli ebrei, ma “un problema di tutti”.
Qualche giorno fa, a Parigi, in rue des Orteaux, un ebreo di sessantadue anni con la kippah è stato prima insultato e poi picchiato alla testa all’uscita da una sinagoga. L’aggressore ha accusato l’uomo di uccidere “la gente a Gaza”. “Per la prima volta dal 1945, gli ebrei francesi hanno paura al punto da nascondersi”, confessa la filosofa Elisabeth Badinter all’Express. Le famiglie con cognomi ebraici comuni come Cohen o Levy li stanno rimuovendo dalle cassette della posta e dai cancelli per evitare di essere identificate come ebrei.
La sinagoga principale di Varsavia è stata appena attaccata con bombe incendiarie e il presidente del sindacato belga degli studenti ebrei è stato aggredito a Bruxelles. Dopo il 7 ottobre, sono state decine le sinagoghe colpite. “Palestina libera” e una stella di David verniciate su una sinagoga a Madrid. A Tilburg, in Olanda, la sinagoga subisce minacce. A Berlino vengono lanciate bombe molotov contro la sinagoga Kahal Adass Jisroel. A Lione (dove René Hadjadj, un ebreo con la kippah di 89 anni, è stato defenestrato dal 17esimo piano dal vicino di casa), la sinagoga Duchère è vandalizzata: “Vittoria ai nostri fratelli di Gaza”. A Malmö, in Svezia, una bandiera israeliana è bruciata davanti alla sinagoga.
E spesso in Francia è bastato un incendio alla sinagoga perché una comunità ebraica si svuotasse per cercare luoghi più sicuri. Una delle prime sinagoghe è stata bruciata a Trappes. “Gli ebrei hanno quasi tutti lasciato la città”, raccontano nel libro “La Communauté” due giornaliste di Le Monde, Ariane Chemin e Raphaëlle Bacqué. “Oggi a Trappes non rimane più alcun ebreo”.
Si chiama “strategia della terra bruciata”.