Shani Louk - foto da instagram

Le atrocità dei terroristi

Il corpo di Shani Louk, simbolo del massacro del 7 ottobre

Giulio Meotti

Designer grafica e tatuatrice freelance a Tel Aviv: dopo il 7 ottobre gli aguzzini di Hamas l'hanno stuprata e le hanno rotto le gambe. I soldati israeliani l’avevano identificata dalla testa: il resto del corpo di Shani non c’era

Designer grafica e tatuatrice freelance a Tel Aviv, i nonni di Ravensburg, nel Baden-Württemberg, Shani Louk è stata un po’ il volto più noto dei 364 ragazzi israeliani massacrati da Hamas il 7 ottobre, molti rapiti e portati a Gaza. Dopo averla stuprata, le avevano rotto le gambe. Ecco perché gli arti di Shani sono divaricati nella scena del pickup che ha fatto il giro del mondo, in cui la gente balla per le strade attorno al cadavere della ragazza e un ragazzino salta sul pianale per sputarle addosso. I soldati israeliani l’avevano identificata dalla testa: il resto del corpo di Shani non c’era. Fino a ieri. Il corpo è stato trovato e recuperato in un’operazione congiunta dell’IDF e dello Shin Bet, assieme a quelli di Amit Buskila e Yitzchak Gelranter. I corpi sono stati trovati in un tunnel di Hamas.
 

Gli ostaggi sono vivi o morti? E dopo sei mesi, sarebbe meglio che fossero vivi o morti? E dove sono i loro corpi? Tutti interi o un pezzo? Un nuovo drammatico video uscito qualche giorno fa ha mostrato il momento in cui Noa Argamani, una ragazza di 25 anni, è bendata e portata a Gaza. Hamas l’ha presa in ostaggio  mentre era al festival musicale. Le foto e i filmati del rapimento sono diventati tra le immagini più note del 7 ottobre. Nel  video si vede uno dei terroristi che le mette un cappuccio nero in testa, Noa piange, stretta tra i corpi di due terroristi che la stano portando via in moto, mentre gli altri intorno la insultano. Nella migliore delle ipotesi, Noa è finita come Agam Goldstein-Almog, un’altra ragazza di 17 anni che a Gaza è stata costretta a indossare un niqab, le è stato imposto di guardare sempre a terra, è stata costretta a recitare le preghiere islamiche e i terroristi le hanno dato un nome tratto dal Corano, “Salsabil”. Nella peggiore, Noa è finita come Amit Soussana, stuprata dai suoi carcerieri nei tunnel. E’ la guerra psicologica di Hamas, per piegare la resistenza israeliana dopo sei mesi di una terribile guerra urbana.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.