Non smetteremo di ballare
Il silenzio del mondo della musica sul massacro al Nova Festival. Un neon
A New York si rivive il 7 ottobre, la gioia della musica, la furia di Hamas, gli oggetti rimasti. “October 7th – 06:29am The Moment Music Stood Still” è un omaggio, un ricordo, una celebrazione della vita
La prima stanza è quella introduttiva. L’odore di incenso è molto forte, un video a più voci spiega che cos’è la musica trance, intervallato da immagini di ragazze bellissime che ballano con il volto dipinto, e mentre una signora riccia e bionda, che a occhio avrà 55 anni, tiene a precisare che non ci sono solo giovanissimi, ma anche adulti come lei. Nel sud di Israele, il 7 ottobre del 2023, al Nova Festival – si scoprirà dopo – ci è venuta col marito, per regalargli un compleanno speciale. Tornerà a casa da sola, ferita in modo grave.
Nella seconda stanza tutto cambia, persino l’odore. In uno spazio enorme è stato ricreato il campeggio: le tende montate vicino agli alberi, le sedie pieghevoli, i vestiti, le coperte, i fornelletti, le lampade, i tavolini, i libri, gli spazzolini da denti, i pezzi di cibo e le calze spaiate.
C’è fumo, tutto è sottosopra, abbandonato, travolto da chi non ha avuto tempo di portarsi via nulla, solo di scappare. Sulle pareti i video sono molto diversi, ora riprendono uomini armati – chi in motocicletta, chi a piedi – che in piccoli gruppi avanzano sparando a chiunque e a qualsiasi cosa si trovino davanti. Per terra, nascosti tra gli alberi, altri schermi mandano le immagini di chi da quella furia si sta nascondendo. C’è chi fugge, chi sale in macchina, chi si raggomitola dietro a un cespuglio sperando di non essere visto. Ci sono gli audio delle telefonate ai genitori, strazianti. Ci sono, poco più in là, i bagni chimici crivellati di colpi, le carcasse delle auto bruciate dai terroristi, la zona bar con il bancone, il frigo e la lavagna con i nomi dei cocktail: lì, si vede in un video, i primi soccorritori si troveranno davanti una scena raccapricciante, decine e decine di corpi ammassati, tutti morti, sangue ovunque. Nella sezione “lost and found”, sui tavoli sono disposti gli oggetti recuperati: tantissime scarpe, occhiali da vista e da sole, borse e borsoni, cappellini, chiavi dell’auto e di casa. Un cimitero di oggetti, nato per dare ai sopravvissuti la possibilità di ritrovare i loro effetti personali e finito per essere terribilmente simile alle piramidi di scarpe dei campi di concentramento. Ci sono, sempre per terra, i telefonini con cui i ragazzi hanno documentato tutto questo mentre stava avvenendo: per prenderli in mano tu, visitatore, ti devi inginocchiare e così facendo ricrei la stessa prospettiva in cui si sono trovati loro.
Più che una mostra, è un’esperienza immersiva da cui si esce sconvolti, con il cuore in gola e gli occhi lucidi, ma comunque privi d’odio. “October 7th – 06:29am The Moment Music Stood Still” è un omaggio, un ricordo, una celebrazione della vita, della musica, della pace, della diversità, dell’amore, dei tatuaggi, delle droghe e di tutto ciò in cui i ragazzi del Nova Music Festival credevano. “C’erano ospiti da tutto il mondo. C’erano dj dall’India, dal Brasile, dall’Europa, dall’America. Per noi è importante far sapere che si trattava di un festival musicale internazionale che è stato attaccato da persone malvagie. Potrebbe succedere ovunque”, dice Yoni Feingold, uno degli organizzatori. Dopo mesi a Tel Aviv, ha deciso di portare l’evento a New York aiutato in questo da Scooter Braun, celebre ex manager di artisti come Justin Bieber e Ariana Grande. Fu proprio Braun, nel 2017, a mettere in piedi “One Love Manchester”, l’evento musicale in memoria delle vittime dell’attentato del 22 maggio quando, alla fine di un concerto di Ariana alla Manchester Arena, due terroristi islamici – i fratelli Salman e Hashem Abedi – si fecero esplodere uccidendo 22 persone e ferendone più di 800, per la maggioranza ragazzine. In quell’occasione la reazione del mondo della musica non si fece attendere e l’evento del 4 giungo vide la partecipazione di Coldplay, Katy Perry, Justin Bieber, Take That, Miley Cyrus, Pharrell Williams, mentre Eminem, Justin Timberlake e Liam Gallagher raccolsero più di due milioni di sterline per le vittime.
Braun si aspettava anche per la strage del Nova Festival, nel sud di Israele, la stessa risposta, il mondo della musica che si unisce per dire che no, massacrare a sangue freddo ragazzi che partecipano a un festival non è resistenza. Invece non c’è stata. A parte l’omaggio che Bono degli U2 ha fatto il 9 ottobre, a due giorni dal massacro, durante un concerto a Las Vegas, non c’è stato altro. “Sono scioccato dal silenzio dei miei colleghi”, va dicendo da mesi Braun. “Ne fanno una ragione politica, quando non lo è. Non c’entrano i confini, l’etnia, la religione. C’entra che il 7 ottobre è stato il più grave massacro di innocenti avvenuto durante un evento musicale dal vivo. Il Nova Festival è Coachella, è Stagecoach, è Lollapalooza. Un qualsiasi festival a cui voi o i vostri figli avete partecipato. Voglio che la gente riveda se stessa in quei ragazzi”.
Non è difficile: con il loro idealismo e con l’amore per la musica, con la loro sensibilità sulle questioni ambientali (al Nova l’uso della plastica era proibito) e a favore dell’inclusività, i ragazzi del Nova non sono diversi da quelli che all’altro estremo di Manhattan occupano le università in nome della solidarietà alla Palestina, al netto degli slogan d’odio contro Israele. L’ultima stanza della “October 7th – 06:29am The Moment Music Stood Still” è quella della guarigione, per molti sopravvissuti un obiettivo ancora lontano. E’ quella dove torna l’odore di incenso, dove si può leggere come vengono impegnati i soldi raccolti con i biglietti (che costano solo 1 dollaro, il resto è una donazione volontaria) e dove si può lasciare un messaggio su una bacheca situata a lato della stanza più commovente, quella tappezzata dalle foto delle 360 vittime.
Subito fuori, vicino all’uscita, un grande neon blu riempie un’intera parete con il messaggio che fa da collante a questa esperienza: “We will dance again”.