Il profilo
Chi è Bagheri Kani. L'uomo del nucleare, il nuovo ministro agli Esteri
Fa parte della cerchia ristretta della Guida suprema Ali Khamenei. È conosciuto soprattutto per il suo ruolo di negoziatore del nucleare iraniano, per la sua compostezza sui tavoli internazionali in netto contrasto con la posizione intransigente e ultra conservatrice
Ali Bagheri Kani è il nuovo ministro degli Esteri dell’Iran ad interim, sostituirà Hossein Amir-Abdollahian, morto assieme al presidente iraniano Ebrahim Raisi e altre sette persone domenica scorsa in un incidente aereo. Già viceministro degli Esteri, Bagheri Kani è conosciuto soprattutto per il suo ruolo di negoziatore del nucleare iraniano, per la sua compostezza sui tavoli internazionali in netto contrasto con la posizione intransigente e ultra conservatrice. Come Raisi e Amir-Abdollahian, anche Bagheri Kani fa parte della cerchia ristretta di fidati della Guida suprema Ali Khamenei, con cui è anche imparentato: suo fratello Mesbah al Hoda è il marito di Hoda al Sadat Khamenei, la figlia dell’ayatollah. 56 anni, è nato nel villaggio di Kan, nel nord-ovest di Teheran, la politica ha sempre fatto parte della sua vita con una famiglia molto coinvolta con la Repubblica islamica e la prima volta che ha messo piede al ministero degli Esteri erano gli anni Novanta. Quando il suo mentore Saeed Jalili, conservatore della linea dura, venne nominato segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale e capo negoziatore sul nucleare iraniano, Bagheri Kani rimase al suo fianco come numero due fino alla fine della missione. Poi passò sotto la protezione di Raisi, alla magistratura all’epoca guidata dal presidente deceduto, dove ha svolto il ruolo prima di segretario del Consiglio per i diritti umani e poi di assistente per gli affari internazionali. Fu il presidente Raisi a nominarlo vice ministro degli Esteri per gli affari politici e capo negoziatore per il nucleare dopo il suo insediamento, nel 2021, e fu proprio la sua nomina a segnare il futuro del ripristino del patto nucleare del 2015, noto come Jcpoa: Bagheri Kani era uno dei diplomatici che più detestavano quell’accordo. Ali Bagheri Kani non ha mai voluto nemmeno parlare di “negoziati sul nucleare”, ha sempre spiegato come fossero piuttosto dei “negoziati sulla fine delle sanzioni ingiuste”.
La sua nomina è stata il segnale che per l’Iran la finestra del negoziato di Vienna e la revoca delle sanzioni non fosse più una priorità: nel 2018, quando il presidente riformista Hassan Rouhani accettò l’accordo, Bagheri Kani lo accusò di “aver dato all’occidente l’impressione che l’Iran sia debole” e di aver violato le linee rosse di Khamenei. Un’intervista durante la campagna presidenziale di Saeed Jalili – di cui fu presidente – fu la prima a svelare la posizione di Bagheri Kani sui negoziati fra Teheran e l’occidente: “Quando si discute del dossier nucleare, l’Iran difende i confini morbidi del paese e i suoi diritti. Se cediamo, proprio come hanno fatto prima di noi, l’occidente non avrà limiti”. Poi nel 2020 spiegò in una trasmissione televisiva come il regime iraniano abbia iniziato a utilizzare i colloqui sul nucleare per estorcere denaro alla comunità internazionale: “Quando abbiamo iniziato i negoziati nel 2003, l’Iran non aveva influenza (...) Volevamo che le centrifughe continuassero a girare in modo che anche le ruote delle nostre economie potessero girare”.
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