L'editoriale dell'elefantino
La giustizia modello Corte penale è una roba per idioti incapaci di crescere e pensare
I mandati di arresto internazionali per i principali esponenti politici israeliani significano negare che Israele stia cercando di difendersi da un attacco terroristico. Benchè criticabili, Gallant e Netanyahu sono l'ultima risposta democratica contro i poteri dispotici
La giustizia del signor Karim Ahmad Khan è una favola per idioti. Cercare pace, tutela dei diritti umani, bandire la disumanizzazione del nemico sono aspirazioni e pratiche anche giuridiche encomiabili, e sotto l’impulso di uomini di diritto come il compianto Antonio Cassese molte cose buone e sensate sono state progettate e compiute. Ma c’è un limite etico e logico che non si può superare: l’autodifesa di un popolo e di uno stato democratico nel perseguimento della sicurezza e del diritto alla vita e alla libertà. Non era il caso di Milosevic e Karadzic, non era il caso di Omar al Bashir e di Muammar Gheddafi, non è il caso di Vladimir Putin, e non sarebbe il caso per i capi iraniani e houti, per gli Hezbollah libanesi. Precisamente questo è il caso di Benjamin Netanyahu e Yoav Gallant, primo ministro e ministro della Difesa dello stato di Israele. E’ stato il caso di Bush Jr. e di Obama che hanno creato e custodito il carcere speciale di Guantánamo, gettato la rete delle esfiltrazioni e delle carcerazioni estere di terroristi internazionali che stavano dietro all’atroce attentato dell’11 settembre 2001 e tramavano con al Qaida, che hanno distrutto il potere di Saddam Hussein e dei talebani, gente che fece carne di porco dei loro popoli e che è tornata in Afghanistan, dopo la ritirata degli Stati Uniti, a pratiche indegne dell’umanità. E’ stato il caso delle guerre di liberazione dai totalitarismi genocidari del Novecento condotte dai Churchill, dai Roosevelt e dai De Gaulle, che hanno incendiato Dresda e Hiroshima non per spargere un fuoco riparatore all’insegna del fanatismo ma per sconfiggere Hitler, Mussolini e Hirohito e restituire dignità e umanità al mondo.
L’idea che tutte le guerre sono uguali, che difendersi equivale a attaccare, che la democrazia è comparabile al fanatismo teocratico dei predoni o ai regimi della morte e della Sharia, è appunto una favola per idioti.
Per capire una cosa così semplice non è necessario aver perseguito un dottorato a Oxford e aver studiato al King’s College di Londra o aver frequentato il mondo delle varie corti internazionali nelle situazioni limite del Ruanda, del Darfur, dell’Isis e altre o aver studiato le riparazioni per i crimini coloniali inglesi in Kenya. Il curriculum del procuratore presso la Corte penale internazionale non autorizza la boria sanguinosa del suo odioso proclama e della richiesta di arresto dei capi di Israele e del suo esercito, che sono al loro posto per una scelta di volontà popolare e parlamentare, che sono stati attaccati e mortalmente feriti da un nemico spietato il 7 ottobre, e che dall’8 ottobre hanno sostenuto e sostengono sulle loro spalle il peso di una guerra contro la barbarie, per la liberazione dei loro uomini, donne, vecchi bambini sequestrati dai predoni di Gaza, per la sanzione di un delitto abominevole attraverso l’unico strumento nelle loro mani, la guerra a Hamas che si annida tra le popolazioni civili, che militarizza con la tecnica del sequestro scuole, moschee, edifici civili e corpi umani manovrando dal reticolo di tunnel dove i suoi capi assassini si sono rifugiati insieme con il loro bottino di carne e sangue.
Il problema è che la favola mette paura ai bambini in società penosamente infantilizzate da una cultura che si è privata della storia, dell’interpretazione e del senso della politica, e si è consegnata a un quadro di valori astratto in cui non importa più dove stiano la ragione e la stessa umanità. Israele non ha combattuto e non combatte contro i palestinesi, contro i civili, ma contro Hamas che si fa scudo dei suoi bambini e delle sue donne, contro Yahya Sinwar che ha apertamente confessato che anche centomila morti civili sarebbero un nulla di fronte al bene della sua causa. Israele esercita una formidabile pressione militare, impersonata dal suo popolo di riservisti che credono in quello che fanno e muoiono per la difesa della vita e della felicità della loro patria ebraica, non di astrattezze fanatiche, e si sacrificano per riavere indietro i loro ostaggi, per distruggere l’organizzazione politica e militare che ha pianificato la loro sventura deturpando la vita civile degli ebrei del sud e dei giovani in concerto, e ha attaccato per odio antigiudaico, per un progetto di espulsione razziale e di asservimento della Palestina alla legge marziale dell’estremismo religioso. Netanyahu e Gallant possono essere politicamente contestati, discussi, ma sono la proiezione istituzionale di una democrazia che vuole sopravvivere sui molti fronti aperti da poteri dispotici, che non rispettano alcuna convenzione umanitaria e anzi infliggono ai loro popoli quello che cercano di infliggere all’entità sionista.
Di tutto questo nel verbale del procuratore della Corte penale internazionale non c’è alcunché. Oxford e il King’s College hanno insegnato a un avvocato pretenzioso e incivile a comparare le vittime e gli assassini, a negare il carattere disperato e ultimativo ma sorvegliato della guerra di Israele, a cancellare il senso della storia e della civiltà umana da un pronunciamento che si vorrebbe alle prese con la disumanizzazione del nemico. Roba per idioti incapaci di crescere e pensare.