Foto LaPresse

Vicinanza social

La tentazione dell'appeasement verso l'Iran è sempre forte nell'Ue

David Carretta

In seguito alla morte di Ebrahim Raisi alcuni commenti europei sono stati letti come un tentativo di avvicinamento a Teheran. Le “condoglianze sincere” di Michel sono state declassate a semplici “condoglianze” in una dichiarazione dell’Alto rappresentante, Josep Borrell. Ma dietro l’uso di alcune parole c’è una scuola di pensiero che continua a essere forte nella diplomazia europea

Due tweet di responsabili politici dell’Unione europea sull’incidente che ha provocato la morte del presidente della Repubblica islamica, Ebrahim Raisi, rivelano la continua tentazione dell’Europa di trovare una forma di appeasement con il regime iraniano. Domenica sera il commissario responsabile della gestione delle crisi, lo sloveno Janze Lenarcic, ha annunciato l’attivazione del sistema satellitare Copernicus per cercare l’elicottero presidenziale caduto tra le montagne al confine con l’Azerbaijan. Nulla di straordinario. Ma l’aggiunta dell’hashtag “#EuSolidarity” in un post su X ha scatenato una serie di critiche data la natura del regime e le mani sporche di sangue di Raisi.

“Solidarietà dell’Ue con il male”, ha commentato il leader dell’estrema destra olandese, Geert Wilders. Ieri mattina è stato il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, a provocare polemiche. “L’Ue esprime le sue sincere condoglianze per la morte del presidente Raisi e del ministro degli Esteri Abdollahian, nonché di altri membri della loro delegazione e dell’equipaggio, in un incidente in elicottero. Il nostro pensiero va alle famiglie”, ha scritto Michel su X. “Il regime del presidente Raisi ha ucciso migliaia di persone in patria e ha preso di mira persone qui nel Regno Unito e in tutta Europa. Non lo piangerò”, ha reagito il ministro britannico per la Sicurezza dello stato, Tom Tugendhat.

Raisi era stato uno degli esponenti più sanguinari fin dai primi giorni del regime, responsabile dell’impiccagione di migliaia di prigionieri come giudice, presidente durante la repressione del movimento di protesta seguito alla morte di Mahsa Amini. Sotto di lui l’Iran ha proseguito il programma nucleare e fornito droni alla Russia per la guerra in Ucraina. Dal 2022 un funzionario dell’Ue, lo svedese Johan Floderu, è tenuto in ostaggio dal regime. “Sarebbe stato preferibile il silenzio”, conferma al Foglio un diplomatico.

La “solidarietà” espressa da Lenarcic è stata giustificata con lo zelo digital-burocratico. “#EuSolidarity” è l’hastag che viene utilizzato abitualmente nei post sui meccanismi di crisi. “La fornitura di mappatura satellitare Copertinus su richiesta per facilitare un’operazione di ricerca e soccorso non è un atto di sostegno politico a nessun regime o istituzione. E’ semplicemente espressione dell’umanità più basilare”, ha detto ieri Lenarcic. Le “condoglianze sincere” di Michel sono state declassate a semplici “condoglianze” in una dichiarazione dell’Alto rappresentante, Josep Borrell, concordata con i governi. Ma dietro l’uso di alcune parole c’è una scuola di pensiero che continua a essere forte nella diplomazia europea. “Alcuni responsabili europei sono convinti che la Repubblica islamica possa essere influenzata positivamente”, spiega il diplomatico: “Lo si vede anche su Gaza, dove le ragioni dell’Iran sono tenute più in considerazione di quelle di Israele”. La linea dell’appeasement è sostenuta da Michel e Borrell. Le motivazioni sono molteplici, come la speranza di resuscitare l’accordo nucleare del 2015, la paura di un’escalation regionale in Medio oriente o la volontà di prendere le distanze dagli Stati Uniti. Ma l’appeasement sta diventando minoritario nell’Ue. Un numero crescente di capitali è giunto alla conclusione che la Repubblica islamica è una potenza regionale ostile, parte di un asse più ampio diretto da Cina e Russia, le cui azioni non possono essere influenzate. Il silenzio della maggior parte dei capi di stato e di governo sulla morte di Raisi è una conferma.

C’è infine una terza scuola di pensiero, promossa da un unico leader, che lavora attivamente con potenze ostili all’Ue. “Vorrei esprimere le mie più sentite condoglianze al popolo iraniano per il tragico incidente che ha tolto alla vita al presidente Ebrahim Raisi”, ha scritto su X il premier ungherese, Viktor Orbán:  “I nostri pensieri e le nostre preghiere sono con il popolo iraniano”.

Di più su questi argomenti: