verso le euoropee
Le Pen rompe con AfD: si infrange il sogno della destra sovranista unita
I francesi scaricano gli amici tedeschi per non perdere i voti moderati dopo la sbandata neonazista sulle SS di Maximilian Krah. La Lega segue Rassemblement National. Ora esportare il modello della coalizione Meloni al Parlamento europeo appare uno scenario irrealizzabile
Bruxelles. All'improvviso i sogni dei gruppi della destra sovranista e dell'estrema destra di prendere d'assalto il Parlamento europeo e formare una nuova maggioranza con il Partito popolare europeo sul modello della coalizione Meloni dopo le elezioni del 6-9 giugno si sono infranti contro le loro compatibilità interne. Il francese Jordan Bardella, il capolista del Rassemblement National di Marine Le Pen, ha annunciato che nella prossima legislatura non intende sedere nello stesso gruppo di Alternativa per la Germania. Colpa del capolista di AfD, Maximilian Krah, che in un'intervista a Repubblica ha detto di non ritenere che un SS sia “automaticamente un criminale”. Le Pen è impegnata in una lunga campagna per darsi un'aura di credibilità e rispettabilità in vista delle presidenziali del 2027. Non è la prima volta che è costretta a prendere le distanze dalle sbandate neonaziste dei suoi amici tedeschi per non perdere i voti moderati così faticosamente conquistati in questi anni. Per il Rasseblement National, l'alleanza con AfD è diventata un peso insopportabile sul piano nazionale, molto più che su quello europeo. Di conseguenza è pronto a sacrificare il peso e il ruolo del gruppo Identità e democrazia al Parlamento europeo, che condivide con la Lega di Matteo Salvini e altri partiti dell'estrema destra europea.
Senza AfD, Identità e democrazia potrebbe perdere una quindicina di deputati sugli oltre 80 che le ultime proiezioni gli attribuiscono. Invece di competere per diventare la terza forza politica con i liberali di Renew e i sovranisti dei Conservatori e riformisti europei (l'Ecr a cui appartiene Fratelli d'Italia), Identità e democrazia si troverebbe a competere con i Verdi per il quinto posto. “Come sempre, Matteo Salvini e Marine Le Pen sono perfettamente allineati e concordi”, si è affrettata a dire la Lega, confermando che lo scenario più probabile è una cacciata di AfD.
Lo smottamento dentro il gruppo di estrema destra mostra quanto sia difficile per i partiti nazionalisti convivere tra loro e promuovere una politica comune. Vale anche per il gruppo sovranista Ecr. Nel fine settimana gli spagnoli di Vox hanno organizzato un grande happening di nazionalisti, a cui hanno preso parte Giorgia Meloni e la stessa Le Pen. Il presidente del Consiglio ha detto di voler esportare nell'Ue il modello di maggioranza che lei guida in Italia: tutta a destra, dal Ppe fino a Identità e Democrazia, con l'Ecr come gruppo centrale. La rottura tra Le Pen e AfD rende questo scenario, già politicamente improbabile, ancor meno aritmeticamente probabile. L'altro problema per Meloni è che il dominio nazionalista all'interno dell'Ecr sta diventando insopportabile per alcuni partiti più moderati. I fiamminghi della N-VA hanno già annunciato che cercheranno di entrare nel Ppe. I cechi dell'Ods, il partito del premier Petr Fiala, minacciano di andarsene se verrà aperta la porta a Viktor Orban o a Marine Le Pen. Ogni piccolo movimento nella destra e nell'estrema destra può provocare una frana.